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Wind, Vodafone e Inps Servizi
28 Maggio 2023 - 00:05
Call center
Sono in 28. Lavoravano in Comdata. Ad un certo punto, insieme ad altre 3 mila dipendenti sparpagliati in tutta Italia, scelsero di partecipare al bando per transitare in Inps Servizi, società privata partecipata al 100% da Inps, attraverso cui l’Istituto nazionale della previdenza sociale aveva deciso di reinternalizzare il servizio di Contact center.
Allo sciopero nazionale indetto da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom di giovedì 25 maggio, con presidio di fronte alla sede dell’Inps di piazza Lamarmora a Ivrea, si è parlato di loro, tra gli altri anche con il neo eletto sindaco Matteo Chiantore e l’assessora Gabriella Colosso. Dito puntato sulle condizioni peggiorative del nuovo contratto di lavoro, non foss’altro che Inps, infischiandosene della clausola sociale, ha azzerato tutti gli scatti di anzianità maturati, i trattamenti aggiuntivi e le ferie maturate (anche quelle sono “volate via”). Insomma un bel po’ di soldi.
il presidio a Ivrea dei lavoratori di Inps servizi
“Le ripercussioni - spiegano i sindacati - sono tragiche e parte dei lavoratori hanno dovuto rinunciare, loro malgrado, al passaggio per via della perdita economica che avrebbero subito. In particolare a Ivrea 65 lavoratori rimasti in Comdata sono in Cassa Integrazione da ormai 5 mesi in attesa di una ricollocazione e della ripresa del lavoro...”.
La verità è che il lavoro nei Contact Center è un lavoro “povero” che funziona con contratti a tempo parziale involontari.
L’azione dei sindacati è servita anche per attirare l’attenzione sulla crisi delle telecomunicazioni, un settore che, a Ivrea e dintorni, dà lavoro a circa 2.500 persone.
E si è appreso che si è concluso con un mancato accordo il confronto tra sindacati e Vodafone sulla gestione degli esuberi.
Per la cronaca l’azienda ha avviato, lo scorso 12 aprile, una procedura di licenziamento che riguarda complessivamente 1.003 dipendenti su 5.598. In Piemonte il numero degli esuberi dichiarati è di 118 su 484 per la sede di Ivrea (quasi il 25% della fora lavoro) e 6 per la sede di Torino.
In un documento firmato dalla direttrice delle risorse umane Vodafone, Silvia Cassano, si spiega la necessità di tagliare il personale a causa della contrazione dei ricavi che sta investendo il settore delle telecomunicazioni, causata da fattori relativi al contesto di mercato, come l’ingresso di nuovi player e un livello dei prezzi non sostenibile economicamente, nonché dalla crisi energetica, inflattiva, dal conflitto russo-ucraino e dagli effetti della pandemia da Covid-19.
I sindacati, tra cui Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni, hanno ribadito che non possono essere i lavoratori a pagare per la crisi del settore e che serve un chiaro e netto capovolgimento del paradigma.
Ora le parti si incontreranno per proseguire il confronto al ministero del Lavoro, presumibilmente a metà giugno, dopo lo sciopero nazionale in programma il 6 giugno.
Vodafone ha già messo sul tavolo esodi incentivati di 48 mensilità per uscite entro il 31 luglio, con differenze “al ribasso” per uscite ad agosto e settembre; pensionamenti anticipati con scivolo quinquennale e due finestre di uscita, una nel 2023 ed una nel 2024; infine 7 giornate di solidarietà mensili per il customer care e 3 giorni per i restanti dipartimenti, senza alcuna integrazione salariale ed erogazione dei ticket restaurant.
«Siamo preoccupati – ha commentato il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore – Prima Vodafone, poi Wind, adesso l’Inps. In questo momento il territorio è in sofferenza. Ho dato la mia disponibilità a partecipare ad eventuali tavoli che verranno aperti per capire quali sono le prospettive”.
E per Wind3 il problema fa riferimento alla cessione della rete, già entrata nel vivo con l’attivazione della procedura obbligatoria di informazione sindacale, in occasione della quale l’azienda ha fornito una serie di indicazioni sul futuro lavorativo dei dipendenti coinvolti, che saranno circa duemila! Dove confluiranno i lavoratori ceduti? Qui giustamente viene il mal di mare, perché a quanto pare verrà creata, proprio dalla cedente Wind, una cosiddetta newco (nuova società) le cui quote verranno successivamente cedute per il 60 percento a un fondo svedese (Eqt), mentre il restante 40 verrà acquistato dal gruppo internazionale CK Hutchison.
In pratica, Wind prima crea una società da essa stessa controllata, ci trasferisce dipendenti e assets da essa stessa individuati, per poi cedere le quote della società, e dunque anche i dipendenti, al mondo della finanza internazionale. Si può solo immaginare la gioia dei lavoratori coinvolti.
Vale la pena evidenziare che né i sindacati né i lavoratori possono bloccare il trasferimento deciso dall’azienda, e ciò in virtù dell’applicazione dell’art. 2112 del codice civile, che consente il trasferimento di uno o più dipendenti presso un altro datore di lavoro senza il loro consenso.
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