Quando la forma vale più della sostanza, in rete e sui social, può capitare, e sta capitando, che un semplice tatuaggio stampato "fin che morte non ci separi" sul polpaccio di un ragazzo possa assumere un valore superiore alla telefonata di un sindaco ad un 'ndranghetista. Benvenuti a Chivasso. E' la campagna elettorale, bellezza. E' la macchina del fango. Sono gli hater sempre in movimento. Sono i boomer incapaci di leggere un fenomeno, se vogliamo anche di disagio. E' il discredito dei candidati, in sostituzione di politiche sociali serie. E' l'infamata. D'altro canto cosa vogliamo che possa venire fuori da una campagna elettorale di vecchi che votano i vecchi in una società di vecchi? Ma andiamo per ordine. C'è un candidato alla carica di consigliere comunale che si presenta, al centro elettorale allestito nella ex biblioteca, insieme ad un amico (con il tatuaggio) con il quale ha vissuto, tutti dentro ad un cortile e ad un prato, i primi 16 anni della sua esistenza. In giro con la bicicletta. A tirare due calci ad un pallone. A giocare a nascondino. A fare la pipì insieme. A tifare per la squadra del cuore. A raccontare storie di fidanzate o a fumare le prime sigarette. Il quartiere è il Borgo Sud-est, un quartiere difficile, fatto di case popolari e di famiglie che, da sempre, a stento, riescono ad arrivare alla fine del mese. A noi non stupisce che, da grandi, i due si incontrino e facciano due passi insieme, pur nella diversità di vedute e di aspirazioni. E' una questione di affetto, più che di amicizia. Di legame che ti porti dentro tutta la vita. Stupirebbe, semmai, vedere uno dei due, "cianciare" con un pezzo grosso di questa società. Minimo minimo penseremmo allo spaccio. Ma tant'è. Ognuno ha le proprie visioni del mondo. Tornando al tatuaggio oggetto di tante attenzioni, peraltro fotografato di nascosto e senza dare troppo nell'occhio all'ufficio elettorale allestito nella ex biblioteca, c'è da aggiungere che tra i giovani, l'Anti-Stato è già oggetto di studi sociologici veri e propri legati a tutto il mondo del "rap" e del "trap" e di cantanti che inneggiano alla guerra contro polizia e carabinieri. Uno tra i tanti? Niko Pandetta che su YouTube conta milioni di visualizzazioni. Liquidare tutto questo con un "stiamone alla larga" è da deficienti seriali. E' da vecchi bacucchi. E da coglioni. E' da improvvisati politici. E' da sinistra borghese. E' aver perso la bussola. E' essere fuori dalla realtà. Bene faremmo invece a costruire una società che guarda ai giovani più di quanto non abbia fatto fino ad oggi, cercando soluzioni. Perché è del tutto evidente che a Chivasso ci sia un problema culturale. Comincia con il l'attuale sindaco Castello e finisce con i ragazzi che abitano nelle case popolari. Quel che si dovrebbe evitare è perdere di vista la sostanza. Un tatuaggio resta un tatuaggio, ancor più se sul polpaccio di uno che non fa politica e, fino prova contraria, non ha ancora telefonato ad un amministratore pubblico per un permesso "al volo". Cosa ben diversa è la telefonata. Mettere le due cose sullo stesso piano significa fare "ammuina". E' come dire che se un problema è di tutti il problema non c'è. E' sottovalutare l'intelligenza delle persone. Nessuno infatti può essere così insulso da pensare che i mafiosi veri, quelli che trafficano droga e riciclano denaro sporco aprendo un'azienda dietro l'altra, se ne vadano in giro sbandierandolo ai quattro venti. E infatti, fino a qualche mese fa, sui Vazzana, tutti, a cominciare da alcuni politici, ci avrebbero messo una mano sul fuoco, se non entrambe, tanto da partecipare a tutte le inaugurazioni possibili.
“Oddio signor Scinica (Giovanni ndr), è veramente interessante quello che dice, non per il processo ma per lo sconforto che crea. Prego, vada avanti…”..
Ora da qui in avanti già sappiamo cosa succederà. Gli Hater, in particolare coloro che stavano diffondendo la foto, cercheranno di screditarci e di strumentalizzare l'intera vicenda confondendo l'universomondo sul significato di mafia, cosche e 'ndrangheta, trasformando il tutto in "delinquenza abituale" Niente di nuovo sotto il sole. E' già successo nel 2010, con un anno di anticipo rispetto all'operazione Minotauro, quando questo giornale fece nomi e cognomi e li pubblicò in un inserto. La politica, specie a centrosinistra, lesse la cosa con sdegno. Uno sdegno smisurato. Uno sdegno fuori misura e (cazzi loro) sbagliò. Sbagliò così tanto che di fronte alla dichiarazioni di Giovanni Scinica il giudice Paola Trovati non ebbe altre parole se non queste:“Oddio signor Scinica (Giovanni ndr), è veramente interessante quello che dice, non per il processo ma per lo sconforto che crea. Prego, vada avanti…”.
Insomma è certo che questo giornale sappia che cos'è la mafia, anche quella che di fronte al tatuaggio se la sta ridendo. Altrettanto certo che in tanti non abbiano ancora capito nulla.... Ps. Per la cronaca il tatuaggio riprende una frase della serie televisiva "Il Capo dei capi". Sotto alcune immagine del dossier di 24 pagine pubblicato l'anno precedente l'operazione Minotauro. Ciò che successe a Chivasso, infatti, era già scritto nell'inchiesta milanese del giudice Bocassini.
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