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Ospedale di Ivrea: non fa tutto schifo. C'è la "telemedicina"

Il telemonitoraggio, avviato sperimentalmente presso l’Ambulatorio di Pneumologia

Telemedicina

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Non fa tutto clamorosamente schifo nella sanità italiana. E' vero che all'ospedale di Ivrea di promesse non mantenute ce n'è una fila lunga come la quaresima. E' vero che il pronto soccorso scoppia. E' vero che continuano a imperversare i gettonisti. E' vero che mancano Oss e infermieri ma ogni tanto qualche eccellenza la si scova qua e là anche nell'Asl To4 i cui alti dirigenti, come si sa, è più facile trovarli a leggere i fascicoli della Procura di Ivrea.

Nell’ambito della Pneumologia diretta dalla dottoressa Cinzia Mollar, per esempio, non tutti conoscono il successo sull’utilizzo della telemedicina, iniziato nel periodo Covid, per il monitoraggio a distanza dei parametri di riferimento nella gestione delle patologie respiratorie croniche.

Il telemonitoraggio, avviato sperimentalmente presso l’Ambulatorio di Pneumologia dell’Ospedale di Ivrea, gestito dalla dottoressa Fiorella Pacetti, conta ormai 50 pazienti monitorati da remoto, con un duplice vantaggio: evitare agli utenti il disagio di frequenti spostamenti in ospedale e ridurre i tempi di attesa di alcune visite di controllo, erogando così prestazioni per un maggior numero di utenti.

Fiorella Pacetti

I pazienti monitorati a distanza sono affetti da Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno o da OHS (Sindrome obesità-ipoventilazione) o da Sindrome in cui si sovrappongono apnea ostruttiva del sonno e broncopneumopatia cronica ostruttiva con insufficienza respiratoria di tipo II.

La sindrome da apnee ostruttive del sonno, detta anche OSAS (dall'inglese Obstructive Sleep Apnea Syndrome) è un disturbo respiratorio che si manifesta con un blocco momentaneo della respirazione durante il riposo notturno. La chiusura temporanea dello spazio delle prime vie respiratorie nel corso dell'inspirazione blocca il passaggio dell'aria attraverso la gola. Questi ripetuti episodi sono normalmente associati ad una riduzione della saturazione di ossigeno nel sangue, oltre ad una ridotta quantità o qualità del sonno.

La sindrome di Pickwick (nota anche come sindrome obesità-ipoventilazione) è una complicanza dell'obesità severa che provoca ipercapnia diurna (cioè un aumento dell'anidride carbonica nel sangue) ed apnee di tipo ostruttivo durante il sonno. Questa condizione si verifica in assenza di altre cause note di ipoventilazione, come, ad esempio, una BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva).

La sindrome di Pickwick è caratterizzata dalla combinazione di obesità (indice di massa corporea >30 Kg/m2), ipercapnia cronica in veglia (PaCO2 >45 mm Hg) e disordini del respiro correlati al sonno.

La sintomatologia comprende sonnolenza diurna, russamento rumoroso e risvegli bruschi con senso di soffocamento. La sindrome di Pickwick può provocare, inoltre, cefalea mattutina (per il rialzo dell'anidride carbonica), cianosi, disturbi della personalità e depressione.

Nelle fasi più avanzate della malattia, possono comparire anche ipossiemia cronica, respiro superficiale e periodico, ipertensione polmonare e policitemia secondaria. La compromissione della respirazione può manifestarsi anche con segni di un'insufficienza ventricolare destra e del cuore polmonare cronico. Queste complicanze espongono al rischio di morte prematura.

Fortunatamente, la sintomatologia della sindrome di Pickwick migliora in modo significativo con il calo ponderale. A tale scopo, possono essere applicati provvedimenti quali un regime dietetico controllato, l'esercizio fisico o la chirurgia bariatrica.

La gestione della sindrome di Pickwick può prevedere, inoltre, un supporto ventilatorio o la tracheostomia.

Questi pazienti necessitano di supporto ventilatorio notturno non invasivo a domicilio, tramite CPAP o con dispositivi più performanti. 

L’Ambulatorio, tramite un’apposita piattaforma digitale, scarica da remoto i dati di utilizzo a domicilio del dispositivo collegandosi alla SIM interna e valuta l'efficacia terapeutica della ventilazione, le ore di utilizzo, le perdite aeree dalla mascherina e le apnee residue.

Da remoto si possono anche modificare le impostazioni del ventilatore, variando le pressioni qualora fossero ancora presenti delle apnee o riducendo la pressione se il paziente, per esempio, non tollerasse il dispositivo a seguito di un’importante perdita di peso.

E' possibile, inoltre, controllare la saturazione d’ossigeno notturna del paziente che sta ventilando, tramite l'ossimetria, dispositivo che analizza e registra la saturazione notturna con un pulsossimetro che viene collegato al ventilatore.

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