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21 Gennaio 2023 - 23:52
La Peste suina africana si diffonde in Piemonte e Liguria, mettendo a rischio l'intera filiera suinicoltura
La Peste suina africana si diffonde, favorita dal freddo, e continua a fare paura perché mette a rischio l'intera filiera della suinicoltura.
Nell'ampia area del nord-ovest, Piemonte e Liguria, dove l'emergenza è scoppiata nel dicembre del 2021, i contagi tra i cinghiali sono proliferati a gennaio: nell'ultima settimana l'Istituto Zooprofilattico di Torino, che esegue le analisi sui campioni biologici, ha accertato 22 nuovi casi. In totale, il virus è stato trovato finora, in poco più di un anno, in 269 carcasse di cinghiali, tra Piemonte e Liguria. E l'onda epidemica tende a spostarsi verso ovest, in direzione di quella provincia di Cuneo ricca di allevamenti di suini di qualità, con 1 milione e 300mila capi.
Più sotto controllo appare invece la situazione nell'altro focolaio, nel Lazio, dove "l'ultimo caso è stato riscontrato a settembre e il grande raccordo anulare si dimostra un efficace barriera naturale", ricorda, in un'intervista all'ANSA, il commissario straordinario per l'emergenza, Angelo Ferrari.
L'ampiezza dell'area infetta al nord, che interessa 114 Comuni (78 in Piemonte, 36 in Liguria, di cui già 54 nelle due regioni hanno registrato almeno un caso tra i cinghiali), invece, "rende tutto più difficile". La maggior diffusione d'inverno, tuttavia, "è un fatto prevedibile, perché il freddo è una condizione ideale per il virus che resiste a temperature molte basse". E da giorni le temperature sono particolarmente rigide. "Quindi nulla di allarmante., ma bisogna intensificare gli sforzi - spiega Ferrari - perché la Peste suina non è un virus con il quale si possa convivere, va assolutamente eradicato. E' a rischio un comparto importante per l'economia italiana: già adesso la filiera legata agli allevamenti di suini deve fare i conti con una perdita di 20 milioni di euro al mese per le esportazioni di salumi sfumate, se il virus arrivasse negli allevamenti si rischia di fare svanire qualche punto del Pil".
Avanti quindi con le recinzioni: di quella prevista in Piemonte e Liguria - riassume Ferrari - ne è già stato posato il 78%, su 144 chilometri totali. "Come ha dimostrato il caso del Belgio per riuscire a eradicare la Peste suina sono state messe per tre volte le barriere. Se necessario si dovrà piazzarne di più anche da noi". Ma servono "molte più risorse dei 6,7 milioni di euro finora destinati alla gestione delle barriere. E i ristori per le attività economiche per le attività danneggiate devono essere molto più alti".
Le reti di contenimento, però, non sono l'unico sistema per fermare i cinghiali: "Bisogna proseguire nel piano di abbattimenti di cinghiali: finora nell'area 'buffer' ne sono stati eliminati 1.288 in Piemonte, 1.151 in Liguria. ma nelle altre aree c'è stato un rallentamento nel 'depopolamento'. Ci vuole un maggior impegno, - spiega ancora Ferrari - come serve aumentare la tempestività nell'individuazione delle carcasse di cinghiali ed avere io massimo zelo nella gestione degli allevamenti, in azienda, nei trasporti e tra i fornitori".
Un rapporto presentato nei giorni scorsi da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) evidenzia che i danni all'agricoltura provocati in Italia dai cinghiali in sette anni, dal 2015 al 2021, sfiorano i 120 milioni di euro per un totale di oltre 105 mila eventi. Per la Cia, infine, il numero dei cinghiali abbattuti sarebbe molto più basso: 444 in un anno tra le province di Alessandria, Savona e Genova.
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