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Giudiziaria
11 Gennaio 2023 - 00:14
Asl To4 e malasanità. In Procura a Ivrea un fascicolo sull'altro. Una vera e propria ecatombe. Tra gli altri ce n'è anche uno su Silvia Pozzo, 81 anni, di Bollengo, deceduta il 30 dicembre presso il Centro Medico Aurora a Banchette d'Ivrea, 40 minuti dopo una gastroscopia, mentre, in osservazione, stava smaltendo gli effetti dell'anestesia.
Silvia Pozzo di Bollengo
La Pm Giulia Nicodemi sta indagando per «omicidio colposo» a carico di ignoti ed è in attesa di leggere la relazione della dottoressa Silvana Temi. Da un primo esame sembrerebbe che il decesso non sia riferibile all'esame gastroscopico ma a Palazzo di Giustizia vogliono capire se quell'esame, considerate le condizioni cliniche della donna si poteva fare o no. E ancora se siano state attivate tutte le precauzioni necessarie per evitare il decesso.
«Non abbiamo ricevuto alcun avviso di garanzia - ci dice Ezio Ganio, presidente della Centro Medico - Noi abbiamo fatto tutto il possibile. Ci hanno comunicato che il decesso è avvenuto per un infarto massivo con rottura del cuore. La signora, infatti, soffriva di molteplici patologie. Forse aveva perso troppo peso (circa 30 chili) e dopo quell'esame, vedendola un pochino disidratata, il medico le ha praticato una flebo. Ma da lì a qualche minuto è svenuta e non si è più ripresa nonostante i tentativi di rianimarla».
L'ingresso del Centro medico Aurora
Stando ai racconti della figlia Mirella (assistita dell'avvocato Mila Fiorina) alcuni giorni prima Silvia Pozzo si era lamentata di alcuni forti dolori allo stomaco. «Mia madre continuava a lamentarsi e così, d'accordo con lei, siamo andate alla clinica» racconta e non si dà pace. "Era anziana e malata e dopo la morte di mio fratello aveva perso parecchio peso...".
Tant'è. I funerali di Silvia Pozzo si celebreranno venerdì a Bollengo.
Altro "enigma" sanitario.
Riguarda Rosaria Candela, 74 anni, di Settimo Torinese. E' morta per emorragia il 3 gennaio scorso, qualche ora dopo essere caduta da una barella-letto. Con patologia "oncologica" era in osservazione da qualche giorno al pronto soccorso di Chivasso. Anche su questo la Procura di Ivrea ha aperto un fascicolo d'indagine, al momento senza ipotesi di reato (modello 45).
Per capirci qualcosa di più, il pubblico ministero Ludovico Bosso, già nelle prossime ore, potrebbe assegnare l'esame autoptico ad un medico legale. Il magistrato intende accertare eventuali responsabilità, soprattutto capire se sia stata attivata un'adeguata sorveglianza e se il personale medico ha messo in campo tutte le precauzioni per evitare la caduta.
Il dottor Paolo Franzese, direttore della Medicina e chirurgia di accettazione e urgenza dell'ospedale di Chivasso
Ad inviare in Procura questa segnalazione stato il dottor Paolo Franzese, direttore della Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza dell'ospedale di Chivasso («E' occorsa la caduta della signora durante la degenza in pronto soccorso in modo imprevisto e imprevedibile»).
Dall'ospedale precisano che la donna era in sala degenza con più pazienti ed erano state attivate tutte le procedure di sicurezza.
"Quello che sappiamo - commenta Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind - è che la notte tra il 2 e il 3 gennaio nel pronto soccorso di Chivasso è stato uno dei tanti turni critici, come tanti altri nei ps torinesi che da mesi segnaliamo.Quasi 100 pazienti, tutti da sorvegliare, 37 nella sala emergenza dove già 15 risultano essere tanti. Corridoi pieni di barelle che sono terminate come anche i punti ossigeno, tanto da utilizzare le bombole da monitorare costantemente. Tutti pazienti da assistere e sorvegliare, tutto da monitorare da un numero di personale inadeguato per il numero e il tipo di pazienti presenti, spazi esauriti. Ovviamente il tutto segnalato come sempre. Come si può pretendere che si possa assistere , monitorare, vigilare in un campo di battaglia...".
Risale a fine agosto un esposto del Nursind alla Procura della repubblica che evidenziava e documentava i rischi che i pazienti correvano nei pronto soccorso dell'Asl To4 e di come la situazione potesse peggiorare.
"Nessuno - insiste Coppolella - purtroppo ha sentito la necessità di intervenire a tutela dei cittadini ma anche degli operatori che sono diventate le vittime di questo sistema, chiamati poi a risponderne oltre che a prendersi insulti, subire aggressioni e leggere commenti sui social che fanno male. Come dar torto ai tanti che si stanno licenziando Vittime e non colpevoli, lo abbiamo detto più volte. Tutto questo, nonostante i numerosi appelli alla politica, alle direzioni delle aziende sanitarie regionali e la continua denuncia che ha ampiamente documentato in quale condizioni siamo chiamati ad operare. Non è la prima volta che infermieri ed operatori sanitari si troveranno a dover rispondere mentre a rispondere dovrebbe essere altri. E’ necessario interrogare i direttori generali se i pronto soccorso sono luoghi sicuri. Se la risposta è no allora qualcuno dovrebbe chiederne conto. La questione economica poco c’entra, non c’è incentivo che tenga che possa ripagare la serenità e la tranquillità di un professionista che vuole lavorare dignitosamente, serenamente e soprattutto in sicurezza perché c’è di mezzo la vita delle persone...".
Il Nursing ritiene sia arrivato il momento di proclamare "un vero stato di emergenza".
"In mancanza di ciò non esiteremo a mobilitarci....", passa e chiude Coppolella
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