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Ivrea
10 Gennaio 2023 - 14:17
Davvero non si era mai vista prima, almeno non negli ultimi quattro anni e mezzo, una velocità come questa. Premessa: due consigli comunali fa la vicesindaca Elisabetta Piccoli s'è presentata in consiglio comunale con una variazione di bilancio e sottofondo con grancassa per la decisione di assegnare "Il Castellazzo" all'Associazione Pifferi e tamburi. Oggi, a distanza di poco meno di due mesi (più veloci di Speedy Gonzales) l'affaire s'è concretizzato con una "determina degli uffici" attraverso cui l'Amministrazione comunale "regalerà" 75 mila euro all'Associazione dicendo loro di farsi i lavori.
"L'Associazione - scrivono - si è resa disponibile a realizzare un progetto di valorizzazione dell'immobile, eseguendo tutti gli interventi edilizi necessari, come da progetto allegato, per rendere nuovamente accessibile alla cittadinanza i locali..."..
E chi non lo sarebbe, verrebbe da dire, considerando che i soldi te li stanno regalando.
Segue, sempre nel provvedimento, una di quelle "lisciate" che sanno di "campagna elettorale" e pure abbastanza "becera"
"L’Associazione Pifferi e Tamburi di Ivrea - scrivono - è una delle componenti tradizionali che più connotano lo Storico Carnevale di Ivrea e che, come indicato, dai verbali dello stesso rappresentano “un patrimonio a cui tutti gli eporediesi e i canavesani sono legati con grande sentimento di affetto, identificazione e soprattutto di riconoscimento per quelle radici che furono dei nostri antenati e che loro rappresentano ancora oggi, riempiendoci di orgoglio...".
E non basta ancora. L'Amministrazione non solo assegnerà il Castellazzo in comodato gratuito per 9 anni ma già mette in conto la possibilità di riconoscere all'Associazione le spese per lavori eventualmente sostenuti e non ancora completamente ammortizzati. E infine si impegna a sostenere a proprio carico le spese per le utenze di riscaldamento, luce e acqua nella misura del 90% delle stesse e fino ad un massimo di 7.000 euro complessive riservandosi l’utilizzo e la disponibilità della sala 45 giornate all’anno, previa comunicazione all’Associazione medesima.
Chiaro a tutti che un trattamento di "favore" così in città non si era mai visto prima. Non lo si è fatto con lo Zac!, non lo si è fatto con la Casa delle donne o con l'Anpi, soprattutto non lo si è voluto fare con l'Auser e parliamo di volontari che fanno assistenza e si occupano di sociale.
I DOCUMENTI
La verità è che tra le file dell'amministrazione da mesi stavano pensando al Castellazzo come "ancora di salvezza", come unico progetto realizzato, da inaugurare nel bel mezzo della campagna elettorale per far dimenticare le tante "incompiute" di questi anni di governo tutto a centrodestra con la Lega a fare da timoniere e Stefano Sertoli da pompiere.
In consiglio, la notizia, con effetto "wow", l'aveva data con toni "serafici" e allo stesso tempo "provocatori", la vicesindaca Elisabetta Piccoli, assente l'assessore Michele Cafarelli, ricoverato d'urgenza qualche ora prima.
E vabbè...
Non tanto bene per il capogruppo del Pd Maurizio Perinetti. "Ci avete buttato lì il Castellazzo ma non abbiamo capito che cosa volete farci - aveva stigmatizzato - Non se n'era mai parlato fino ad ora e non è certo questo il posto per prendere atto di un progetto così a scatola chiusa...".
Dello stesso avviso Francesco Comotto di Viviamo Ivrea."Cos'è questa storia del Castellazzo… Da dove esce? Non abbiamo mai visto un progetto… Forse ste cose bisognerebbe farcele sapere prima. Qui non si dibatte mai…"
Piccoli era stata molto enigmatica: "I Pifferi sono l'ultima associazione tra quelle sgomberate dall'Ex Valalcino a non avere ancora avuto una sistemazione definitiva. In questo momento condividono gli spazi della Banda Musicale. L'idea è sistemare il Castellazzo, affidare a loro una parte e utilizzare il piano terra per ricevimenti, come una seconda sala Santa Marta o anche solo per una pifferata... La risistemazione va anche vista nell'ottica di miglioramento di via Arduino".
Punto a capo, fine delle argomentazioni.
Chiuso dal 25 agosto del 2019 quando, con poche righe scritte su un pezzo di carta e appiccicate sull'uscio, l'Amministrazione comunale, avvisò gli occupanti, che era stato sostituito il lucchetto e chi avesse lasciato all’interno effetti personali e arredi avrebbe potuto rivolgersi in Municipio o fissare un appuntamento per ritirarli.
Durante un sopralluogo dei tecnici, accompagnati dall'allora vice sindaca Elisabetta Ballurio, era stata trovata una mazza in ferro e una foto di Sole e Baleno con su scritto «Vivono nelle lotte».
E per chi non se lo ricordasse Maria Soledad «Sole» ed Edoardo Massari «Baleno» sono i due anarchici che si suicidarono in carcere nel 1998 ingiustamente accusati (lo dirà la Cassazione) di far parte dell’Associazione “I Lupi Grigi”.
Capitava tutto questo a pochi giorni dal presunto stupro avvenuto intorno alle 2 di notte di domenica 11 agosto ai danni di una 17 enne della Valchiusella.
La giovane si era presentata al commissariato di polizia accompagnata dalla madre. “Avevo appuntamento con un amico che conoscevo bene e si sono poi presentate altre cinque persone – aveva confusamente raccontato alla polizia – Mi hanno ubriacata e violentata. Mi sono svegliata con i vestiti strappati e numerosi lividi sul corpo…”.
Tutto si concluse con la richiesta di archiviazione della Sostituta Procuratrice Lea Lamonaca "per non aver trovato riscontri tali da poter cristallizzare la prova della violenza sessuale di gruppo.
In base ai racconti, la ragazza, allora 17enne, per prima cosa telefonò alla madre ( «Vieni a prendermi, sto malissimo»), poi, dopo una doccia, si recarono insieme in ospedale dove venne visitata e dimessa con un referto che gli inquirenti ritengono « piuttosto dubbio». I medici, infatti, non evidenziarono segni inequivocabili di violenza. C'erano dei lividi ma, per ammissione della ragazza, se li sarebbe procurati cadendo dallo skateboard.
Nei giorni seguenti, su disposizione del pm Lea Lamonaca, una trentina di poliziotti della scientifica del commissariato di Ivrea e della Digos, fecero irruzione nel Centro Sociale alla ricerca – come si legge dagli atti – di indumenti, tracce biologiche, bevande alcoliche ed eventuali sostanze stupefacenti consumate quella notte. Infine vennero ascoltati in qualità di testimoni tutti e sei ragazzi (italiani e stranieri) di cui uno minorenne. A fare i nomi sarebbe stata proprio la ragazza che in verità, in due incontri con il Procuratore, non disse mai esplicitamente di essere stata violentata da 6 ragazzi ma di ricordare un rapporto sessuale con un paio di loro. Nessuno di loro è mai stato iscritto nel registro degli indagati.
La morale è che a rimetterci furono i frequentatori del Castellazzo, appartenenti all’area anarchica e di estrema sinistra molto vicini al Centro Sociale Torinese Askatasuna.
Lo stabile un tempo era un convento e per qualche anno è stato sede di un centro anziani.
Di proprietà comunale, dal 2013, dopo lo scioglimento dell’associazione «Sioux» (con cui il Comune aveva stipulato un comodato d’uso) non ci sono più stati accordi per regolarne l’utilizzo. Per questo era stato occupato degli anarchici di zona.
“Il Castellazzo – si leggeva sul profilo Fb del centro sociale nell'agosto del 2019– era chiuso dal 9 agosto e avrebbe riaperto il 27. Questi bastardi schifosi hanno scassinato la porta, tagliando il lucchetto nuovo e il suo supporto. Il 12 agosto alcuni componenti del collettivo si sono accorti dell’effrazione. Qualunque cosa sia successa, speriamo che queste persone vengano trovate dalla polizia prima che da noi. Avendo trovato la porta scassinata, e non sapendo cosa fosse successo, l’abbiamo riparata”. Il ‘Castellazzo’ condanna “cose aberranti contro cui lottiamo. Esprimiamo solidarietà alla ragazza vittima degli abusi. A chi ha commesso questo atto diciamo solo che gli conviene costituirsi o emigrare il più lontano possibile”.
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