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I soldi li abbiamo!

Una giornata in Canavese per il Governatore Alberto Cirio. A Vistrorio e Castellamonte

I soldi li abbiamo!

Quella di mercoledì 22 novembre potrebbe essere definita “la Giornata della Sanità” nell’Alto Canavese. A Castellamonte prima e subito dopo a Cuorgnè sono state infatti presentate le novità previste a breve (il Punto di Primo Intervento a Cuorgnè) ed in un futuro meno ravvicinato (Casa ed Ospedale di Comunità a Castellamonte).

Nel Centro-congressi “Martinetti” della Città della Ceramica, il presidente della Regione Cirio ed il direttore generale dell’ASL Stefano Scarpetta hanno incontrato operatori sanitari  e popolazione. Con loro c’erano anche l’assessore  regionale al Bilancio Tronzano ed il direttore regionale della Sanità.

Com’è ormai risaputo, Castellamonte  sarà sede sia di Casa di Comunità che di Ospedale di Comunità ed il sindaco Mazza ha espresso per questo molta soddisfazione: “Il nostro era un bell’ospedale e da anni era praticamente inutilizzato: ci dispiaceva vederlo così, tanto più che si trattava di una struttura in buone condizioni (che non si è nemmeno troppo degradata in questo periodo di abbandono), baricentrica e con un ampio parcheggio. Grazie al presidente Cirio ed al direttore generale Scarpetta sarà riutilizzato e ci auguriamo anche potenziato in un secondo momento. Non illudiamoci di riavere un ospedale vero  e proprio: non accadrà. Però verrà recuperato a fini sanitari: è un bel risultato e siamo qui per lavorare insieme”.

Ringraziandolo “per le belle parole” Cirio ha dichiarato: “Cercheremo di mettercela tutta ma quello della Sanità è un problema  non solo piemontese: per anni si è parlato di <razionalizzazione> e questo significava chiudere i presidi ospedalieri. Chi ne ha sofferto maggiormente le conseguenze sono stati gli abitanti delle zone periferiche e non è giusto: il diritto alla salute dev’essere garantito a tutti. Poi, con la pandemia, ci siamo accorti che serve un filtro fra le cure a domicilio e l’ospedale: a casa ti curi meglio, in modo più umano e soprattutto si impara ad utilizzare l’ospedale quando effettivamente serve (la cosiddetta <Appropriatezza dei ricoveri>)  ma perché questo avvenga è necessaria una Medicina Territoriale che funzioni”.

A Castellamonte. Al microfono l'assessore regionale al bilancio Andrea Tronzano

Case ed Ospedali di Comunità vanno in questa direzione ed a Castellamonte ci saranno entrambi. Si prevede che entreranno in funzione fra marzo e giugno del 2026 mentre per i C.O.T. (Centri Operativi Territoriali) i tempi saranno più brevi: entro la fine del 2024.

Il dottor Scarpetta ha illustrato le caratteristiche di queste strutture, per le quali verranno utilizzati parte  del pianterreno e del primo piano della parte vecchia dell’ospedale (“circa 2.000 metri quadrati” – ha detto).

Rispondendo ad una domanda sulla copertura finanziaria (“I soldi ci sono? Le opposizioni dicono di no!”)  Cirio ha spiegato che “i soldi arriveranno tutti dal PNRR mentre per l’Ospedale del Canavese interverrà l’INAIL. E’ normale che le opposizioni critichino l’operato di chi governa ma è brutto fare polemica su queste cose”.

Il dottor Bretti – ex-primario di Oncologia ad Ivrea ed ora consigliere comunale di maggioranza a Valperga – ha chiesto come avverrà la trasmissione dei dati clinici per i pazienti che si rivolgeranno alle strutture private.

“Domanda molto corretta – ha commentato il presidente della Regione – Mentre prima i pazienti si rivolgevano direttamente ai Privati Convenzionati ora le agende delle strutture private sono sui nostri portali ed è la Sanità Pubblica che stabilisce dove inviarli”.

Non vogliamo costruirlo sull'acqua

Nell’incontro di Castellamonte con il presidente della Regione ed il direttore generale dell’ASL TO 4 si è parlato anche del nuovo ospedale del Canavese.

“I soldi ci sono: il finanziamento da parte dell’INAIL è certificato dalla Gazzetta Ufficiale. Quello che dobbiamo fare è decidere dove edificarlo e dobbiamo scegliere bene:  vengo da un territorio in cui, per aver sbagliato il sito, la costruzione dell’ospedale ha richiesto vent’anni”.

In parte anticipando le possibili domande, in parte rispondendovi, Cirio ha  spiegato che “I soldi ci sono: il finanziamento da parte dell’INAIL è certificato dalla Gazzetta Ufficiale. Quello che dobbiamo fare è decidere dove edificarlo e dobbiamo scegliere bene:  vengo da un territorio in cui, per aver sbagliato il sito, la costruzione dell’ospedale ha richiesto vent’anni”.

Il riferimento a Verduno non è casuale visto che per una delle tre aree prese in esame nello studio commissionato all’IRES – quella ex-Ribes a Pavone – “sono emerse possibili criticità idro-geologiche. Abbiamo dato mandato al Dipartimento regionale competente di effettuare dei carotaggi in modo da capire se sia idonea o meno e, nel caso, quali lavori sarebbero necessari per sistemarla”.

Rispetto alla questione dei fondi ha spiegato che “non bisogna fare confusione fra le somme stanziate e i tempi con i quali verranno erogate. L’anticipo della Cassa Depositi e Prestiti riguarda la progettazione, che va fatta prima”.

E’ il consueto meccanismo dei bandi pubblici: per ottenere il finanziamento di un’opera occorre avere il progetto pronto ma i professionisti vanno pagati. “In genere -ha proseguito – il costo della progettazione è calcolato nell’ 8-10% rispetto al valore dell’opera (quindi 10 milioni su 140). Se ne anticipa un terzo per cui servono 3.300.000 euro. Se un’ASL ha disponibilità usa i propri fondi, altrimenti li chiede in prestito, come qualunque buon imprenditore: lo faccio anch’io per la mia azienda”.

Sono otto gli ospedali che l’INAIL  costruirà in Piemonte ed è naturale chiedersi perché lo faccia. “Compie  un’operazione finanziaria – ha spiegato il presidente della Regione – che evidentemente le conviene. Noi commissioniamo il progetto, l’INAIL controlla che le vada bene e lo costruisce. Per vent’anni pagheremo un affitto poi diventerà nostro”.

Gli è stato chiesto quali saranno presumibilmente i tempi perché il nuovo ospedale diventi operativo ed ha risposto: “Cinque  anni possono bastare se lavoriamo bene e scegliamo un  sito che non abbia l’acqua sotto”. A questo punto è tornato sul tema dei terreni acquitrinosi, producendosi in considerazioni ironiche che hanno suscitato l’ilarità dei presenti.

“In Piemonte, negli ultimi anni, tutti gli ospedali (e non solo quelli) sono stati costruiti sull’acqua. Evidentemente era difficile scoprirlo in anticipo eppure sarebbe bastato guardare ai nomi che i contadini avevano assegnato ai vari siti. Sapete come chiamavano l’area su cui in cui è stato collocato l’ospedale di Verduno? Era la Borgata <Paciarin>.  Quello di Nizza Monferrato è stato costruito in Borgata Rané; quello di Biella-Ponderano in Borgata Fontanile. Il grattacielo della Regione – che abbiamo portato  a termine noi e che ha richiesto un tempo tre volte più lungo del suo gemello – si trova nel quartiere Nizza Millefonti”. Ha poi precisato: “Non è questione di destra o di sinistra - in vent’anni hanno governato tutti - ma di superficialità. Se facciamo una spesa a casa nostra guardiamo a dove mettiamo i soldi; se invece si tratta di denaro pubblico, che importa? Per questo diciamo: valutiamo bene prima di decidere”.

Sanità pubblica e sanità privata devono andare a braccetto

Finché non si è parlato di Sanità Privata, il presidente della Regione, nell’incontro di Castellamonte, è stato rassicurante e convincente. Alla fine, però, è riemersa con chiarezza la posizione tipica delle amministrazioni di centro-destra, che ai privati strizzano l’occhio con molta benevolenza. Cirio ha detto: “Abbiamo bisogno del Privato, altrimenti non ce la facciamo. La vecchia distinzione, figlia di un atteggiamento datato, è superata. Quello che dobbiamo garantire è che l’assistenza venga fornita, poi al cittadino cos’importa se la prestazione la danno le strutture pubbliche o i privati convenzionati? Diverso è se deve pagare di tasca propria: so che accade e non deve accadere. E’ dal 2013 che c’è il problema delle liste d’attesa. L’importante è impostare il rapporto con i privati in modo corretto, mantenendo la schiena dritta: abbiamo bisogno di loro ma dobbiamo collaborare alle nostre condizioni”.

Ha anche rigettato le critiche sui costi dei medici a gettone all’Ospedale di Cuorgnè. “Qui i medici non vogliono venire: preferiscono lavorare in strutture più grandi e che offrano maggiori possibilità di carriera. La cosa che conta è mantenere aperto l’ospedale anche se i costi sono maggiori.  La vita di una persona quanto vale?”.

Non c’è dubbio che manchino i medici e che quei pochi preferiscano  andare altrove. Inoltre, se smaltire le liste d’attesa comporta la collaborazione temporanea coi privati, bisognerà trangugiare l’amaro boccone. Qui però non si parla di soluzioni temporanee e transitorie ma di una situazione permanente.

E’ vero che la prestazione in una struttura convenzionata al singolo cittadino costa quanto in una pubblica  ma i costi per la collettività nel suo insieme sono gli stessi? Ricorrendo ai terzi, se ne pagano i servizi ed è presumibile che non siano troppo a buon mercato visto che i privati esistono per  guadagnare e per guadagnare bene.

Lo stesso vale per i costi esorbitanti dei medici a gettone. Il servizio che forniscono è per forza più scadente di quello garantito da un  medico dipendente diretto della struttura perché non c’è continuità di presenza, conoscenza del singolo ospedale e delle caratteristiche sanitarie del territorio. La vita umana conta più di ogni altra cosa? Certo ma questo principio dovrebbe valere sempre e dovunque e non è così. In tutti i settori della Pubblica Amministrazione, Sanità compresa, si fanno appalti al massimo ribasso per risparmiare (con le note conseguenze sul livello delle prestazioni offerte) e solo in questo campo si può scialacquare allegramente? Certe regole restrittive  non le ha fatte la Regione – che si limita ad applicarle – ma è inevitabile pensare a quanto più proficuamente potrebbero essere investiti i soldi che vengono dati alle società di intermediazione se venissero utilizzati per migliorare  e potenziare i servizi.

Nel lungo pomeriggio in Canavese la prima tappa dei vertici piemontesi è stata presso la Casa di comunità Rita Levi Montalcini di Vistrorio. Il presidente della Regione Alberto Cirio, insieme al direttore generale della Asl To4 Stefano Scarpetta, ha visitato gli spazi dedicati alla medicina generale, alla pediatria di libera scelta, che insieme ad infermiere e ostetrica di comunità, saranno il primo anello della nuova medicina territoriale. Con grande gioia, con il presidente Cirio e i sindaci del territorio abbiamo incontrato anche i bambini delle scuole elementari di Vistrorio, ovvero il futuro delle nostre montagne”.

La giornata del presidente Cirio prevedeva anche una visita alla Croce Rossa di CASTELLAMONTE alla presentazione del libro ‘Il Visionario che salvò il Parco', 25 anni di Renzo Videsott, pubblicazione edita in occasione dei 100 anni del Parco Nazionale del Gran Paradiso e oggetto di una serata di raccolta fondi da parte del Lions Club Alto Canavese per acquistare strumenti all’avanguardia per la diagnosi e la prevenzione di patologie, da donare all’Asl.

 

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