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Extinction Rebellion blocca la fiera della Difesa a Torino: "Qui si finanziano guerra e crisi climatica” (FOTO e VIDEO)

Attivisti incatenati, striscioni sui tetti e accuse dirette a Governo e Regione: caos al Lingotto

L’Aerospace and Defence Meeting è iniziato sotto assedio. Questa mattina, a Torino, il centro fieristico del Lingotto non ha mai davvero aperto i battenti: una trentina di attivisti di Extinction Rebellion ha bloccato l’accesso alla decima edizione dell’ADM, la più importante convention italiana dedicata al settore aerospaziale e della difesa. Una protesta organizzata in modo chirurgico, con gruppi che si sono incatenati ai cancelli dell’Oval e altri che hanno raggiunto un edificio dietro il Grattacielo della Regione, appendendo un grande striscione con la scritta «Qui si finanziano guerra e crisi climatica».

Il movimento ambientalista, già protagonista di analoghe azioni nella precedente edizione del 2023, ha contestato il coinvolgimento delle aziende presenti nei conflitti globali e le responsabilità delle istituzioni nel sostenere un comparto che — secondo gli attivisti — alimenta instabilità geopolitica e peggiora il collasso ecoclimatico. Gli striscioni apparsi all’ingresso parlavano chiaro: «Difendere la Terra, non i confini».

Poco prima dell’avvio dei lavori, il gruppo è riuscito a forzare il perimetro esterno e a bloccare i varchi di accesso della convention, ostacolando l’ingresso di operatori e delegazioni internazionali. L’ADM riunisce ogni due anni aziende leader del settore, governi e rappresentanti istituzionali, con l’obiettivo di «consolidare alleanze commerciali» e promuovere tecnologie per il comparto militare e aerospaziale. Ed è proprio questa missione ad aver alimentato la contestazione.

Tra i portavoce, Pietro di Extinction Rebellion ha spiegato: «Blocchiamo nuovamente la più importante fiera italiana del settore bellico, dove vengono strette partnership e firmati accordi tra molte delle aziende i cui investimenti e profitti portano a perdita di vite umane e distruzione dei territori». Una critica diretta non solo ai colossi industriali come Leonardo, Thales, Avio, ma anche al sostegno politico garantito da Governo, Regione e Comune di Torino: «Un evento immorale, sostenuto dal Governo, dalla Regione e dal Comune di Torino, in aperto contrasto con i nostri stessi valori costituzionali».

Gli attivisti hanno ricordato come, nell’ultimo decennio, la spesa militare italiana sia aumentata di circa il 30%, mentre quella dedicata a sanità, scuola e ambiente ha seguito traiettorie opposte. La nuova legge di bilancio prevede un ulteriore incremento di circa 10 miliardi destinati alla difesa. Nello stesso periodo, secondo un report di Greenpeace citato dagli attivisti, le prime quindici aziende italiane del comparto hanno quasi raddoppiato i loro utili (+97%) tra il 2021 e il 2024, con 876 milioni di profitti aggiuntivi.

Dalla sommità dell’edificio raggiunto in arrampicata, Rachele, una delle attiviste, ha scandito un messaggio ancora più netto: «Investire in armamenti come sta facendo il governo e sostenere eventi come questo, in questo momento storico, significa condannare a morte intere popolazioni, mettendo a repentaglio la sopravvivenza dell’umanità, della terra e delle altre specie viventi». Un atto d’accusa che lega la fiera torinese al tema dell’ecocidio, concetto che nelle ultime settimane ha trovato sponda anche nelle parole di Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep, che al Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha chiesto il riconoscimento dell’ecocidio come crimine internazionale.

Gli attivisti hanno portato esempi drammatici: dall’impatto ambientale delle operazioni militari alle aree devastate dai conflitti. Citata la situazione di Gaza, dove dal 2023 — secondo i dati riportati nella protesta — sarebbe scomparso il 97% delle colture arboree, il 95% degli arbusti e l’82% delle colture annuali, con acqua contaminata e sessantuno milioni di tonnellate di detriti da rimuovere prima che la situazione diventi irreversibile.

Il messaggio conclusivo è arrivato ancora da Rachele, in bilico sulla struttura: «Viviamo un momento cruciale. Le scelte che facciamo oggi determineranno la vita delle prossime generazioni. È ora di smettere di investire nella militarizzazione e nella devastazione della Terra, e iniziare a costruire un futuro di pace, giustizia climatica e giustizia sociale».

L’ADM ha aperto i lavori in forte ritardo. Il presidio di Extinction Rebellion, sorvegliato dalle forze dell’ordine, è proseguito anche nel corso della mattinata. Il confronto politico sulla presenza dell’industria bellica in Piemonte, protagonista di un indotto miliardario, resta così più aperto che mai.

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