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05 Novembre 2025 - 10:45
Il 4 novembre, giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, ha unito le comunità del Canavese in una fitta rete di commemorazioni, momenti di raccoglimento e riflessioni civili. Da Mazzè a San Giusto, da San Maurizio Canavese a Ivrea fino a Rivarolo, la memoria dei Caduti è tornata al centro della vita pubblica, ricordando come la pace e la libertà non siano conquiste acquisite per sempre, ma impegni da rinnovare ogni giorno.
Mazzè, la memoria come dovere morale...
A Mazzè e nelle sue frazioni, Barengo, Casale e Tonengo, la tradizionale cerimonia di omaggio ai Caduti della Resistenza si è svolta in un clima di profonda commozione. Una corona d’alloro è stata deposta presso i monumenti commemorativi, alla presenza del sindaco Marco Formia, del vicesindaco Bruno Mila, dell’assessore alla Cultura e dell’assessore al Bilancio.
Il primo cittadino ha sottolineato il valore civile e morale della ricorrenza: «In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, caratterizzato da incertezze e tensioni internazionali, è un dovere morale mantenere viva la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per consegnarci un futuro di pace».
Formia ha ricordato come la memoria dei Caduti rappresenti un legame profondo con la storia e un impegno collettivo: «La memoria dei nostri Caduti è un impegno morale e civile che la comunità di Mazzè continuerà ad onorare con gratitudine e rispetto».
Alla cerimonia hanno partecipato anche il Gruppo Alpini delle sezioni di Mazzè e Tonengo, i rappresentanti dell’Arma di Fanteria Specialità Bersaglieri e del Genio Militare, in un’atmosfera sobria ma intensa.

Sindaco di Mazzè Marco Formia
A San Giusto, la celebrazione ha assunto i toni di una lezione civile collettiva. Oltre cento studenti delle scuole del paese hanno partecipato alla cerimonia, leggendo poesie, deponendo fiori e osservando un minuto di silenzio davanti al monumento ai Caduti.
Nel messaggio diffuso dal Comune si legge: «Abbiamo ricordato chi non è tornato, chi ha dato la vita. Ma soprattutto abbiamo guardato negli occhi i giovani di oggi. E lì c’era il senso di tutto. Perché la memoria non serve se resta chiusa nei libri: vive quando passa di mano, quando diventa consapevolezza, responsabilità, speranza».
Un ringraziamento è stato rivolto ai ragazzi, agli insegnanti, agli Alpini, ai Carabinieri, alla Protezione Civile e alla Croce Verde Sangiustese, per una mattinata che ha saputo coniugare raccoglimento e partecipazione. «La pace – si legge ancora nel messaggio – comincia da come guardiamo l’altro, da come scegliamo le parole, da come sappiamo tendere una mano. Le cose fatte bene non fanno rumore, ma si vedono».
Anche San Maurizio Canavese ha celebrato la ricorrenza del 4 novembre nel giorno preciso dell’anniversario, rinunciando a spostarla alla domenica più vicina per coinvolgere le scuole e rendere più autentico il significato della data.
Presenti il sindaco Michelangelo Picat Re, i rappresentanti del Consiglio comunale, le autorità militari e il Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze. Durante la cerimonia ufficiale, il tenente colonnello Ernesto Sacchet dei Carabinieri ha tenuto un discorso denso di memoria storica: «La Grande Guerra fu vissuta in prima linea da operai, studenti, contadini che non si tirarono indietro di fronte all’estremo sacrificio pur di proteggere il proprio Paese e garantire la libertà alle proprie famiglie».
Nel suo intervento, il sindaco Picat Re ha invece richiamato l’importanza dell’unità quotidiana: «L’unità nazionale è qualcosa che ciascuno di noi è chiamato a costruire nella propria quotidianità, con l’impegno al servizio della collettività». Ha poi ricordato i caduti delle Forze dell’Ordine e i militari impegnati in missioni di pace, sottolineando che la libertà di oggi è frutto del loro coraggio.
Dopo le orazioni e l’alzabandiera, il corteo ha raggiunto il Viale della Rimembranza e il cimitero per l’omaggio ai Caduti, seguito dalla messa nella Chiesa Plebana.
A Ivrea, la cerimonia si è chiusa con le parole forti del sindaco Matteo Chiantore, che nel suo discorso ha intrecciato storia e attualità, invitando a riflettere sul significato dell’Europa e sulla responsabilità collettiva di preservare la pace. «Il 4 novembre del 1918 fu siglato l’Armistizio di Villa Giusti, che segnò la vittoria dell’Italia e il completamento dell’unità nazionale. Oggi, a più di un secolo di distanza, non restano più testimoni diretti, ma resta intatto il nostro dovere di custodire la memoria di chi sacrificò la vita per la libertà e per la patria».
Chiantore ha poi aggiunto: «Nella memoria della guerra vive una duplice lezione: la grandezza del sacrificio umano e la necessità di trasformare il dolore in saggezza, la sofferenza in responsabilità civile. Comprendere le radici dei conflitti significa comprendere noi stessi e non smettere mai di cercare la pace».
Riflettendo sul presente, il sindaco ha lanciato un monito: «La guerra ritorna quando l’uomo dimentica di essere parte di un tutto più grande di sé. Oggi quel qualcosa di più grande è l’Europa, nata dalle macerie dei conflitti e fondata sulla volontà dei popoli di non conoscere più la guerra. La sua forza non sta nella potenza delle armi, ma nella capacità di essere un modello di pace e solidarietà».
Infine, il suo appello si è fatto concreto e toccante: «Da Ivrea deve partire il contributo a questa casa comune dei popoli, dove le nuove generazioni possano sentirsi insieme italiane, europee e cittadine del mondo».
A Rivarolo Canavese, il 4 novembre ha assunto il tono di una riflessione profonda sull’identità e sull’appartenenza. Il sindaco Martino Zucco-Chinà ha citato una frase di Massimo D’Azeglio: «Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani», definendola ancora oggi attuale e necessaria.
Nel suo messaggio ha ricordato che «L’Italia non è solo un territorio o una storia di confini e battaglie, ma un cammino civile, umano e morale che continua ogni giorno, nelle scelte di ciascuno di noi». L'assessora Cuffia, tramite un post social, ha aggiunto: «L’unione riguarda le terre, ma l’unità riguarda le coscienze. Essere uniti significa riconoscersi in ciò che siamo, pur nelle nostre differenze, e sapere che l’Italia vive in noi ogni volta che scegliamo di crederci».
Un pensiero di gratitudine è andato ai Caduti, alle Forze Armate e a tutti coloro che servono la Patria con onore. «In un tempo in cui l’individualismo sembra prevalere sull’appartenenza – ha concluso Cuffia – il 4 novembre ci ricorda che essere Italiani significa molto più che nascere in Italia: significa continuare ad amare questo Paese con la testa e con il cuore, ogni giorno».
Da Mazzè a Ivrea, da San Giusto a Rivarolo, la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate ha mostrato il volto più autentico del territorio: comunità che si raccolgono intorno ai propri monumenti, cittadini che scelgono di esserci, giovani che imparano cosa significa appartenere a una storia comune.
In tempi segnati da nuove guerre e tensioni, le parole pronunciate nei paesi del Canavese risuonano come un invito collettivo alla responsabilità e alla memoria. Perché, come hanno ricordato i sindaci e le autorità militari, la pace non è mai scontata: si costruisce ogni giorno, con gesti silenziosi, con l’impegno civile e con la consapevolezza di essere parte di qualcosa di più grande.
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