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02 Ottobre 2025 - 09:39
Tifo, folklore e tradizione popolare. La festa patronale di San Maurizio Canavese, con la sua 23esima edizione del palio delle oche, non ha tradito neanche quest'anno le aspettative. Domenica pomeriggio, davanti al palazzo municipale, si è svolta la corsa che da più di vent'anni anima la comunità e richiama spettatori da tutto il territorio. Una folla compatta, fatta di famiglie, appassionati e curiosi, ha occupato ogni spazio disponibile lungo il percorso, trasformando la strada in un’arena rumorosa e festante, in cui a correre non sono uomini o cavalli, ma gli insospettabili protagonisti alati: le oche.
L’appuntamento è il momento clou della patronale, ma non è soltanto una gara. Prima del via, come da tradizione, i nove borghi partecipanti si sono ritrovati in piazza Statuto per allestire i carretti e presentare le proprie coreografie. Costumi, colori e inventiva hanno fatto da cornice a una sfida che non è solo sportiva, ma anche di creatività e identità rionale. Ogni squadra ha portato in scena le proprie oche come in una parata, puntando a strappare applausi al pubblico con trovate originali e scenografie curiose. Particolarmente apprezzato il lavoro del borgo Cirenaica, che ha sorpreso tutti con un carretto in stile hawaiano dedicato alla sua oca “Shakira”, tra collane di fiori e colori sgargianti.
Dietro l’allegria e le risate del pubblico c’è però un regolamento preciso. L’idea di far correre i palmipedi nacque nel 1995 su iniziativa dei commercianti locali, con l’obiettivo di creare un evento che fosse allo stesso tempo goliardico e capace di rafforzare l’identità comunitaria. I primi anni furono segnati da difficoltà organizzative e da alcune edizioni saltate, ma con il tempo il palio è cresciuto fino a trasformarsi in una manifestazione capace di attirare migliaia di spettatori. Oggi è un appuntamento fisso del calendario patronale e richiama visitatori anche dai comuni vicini.
Le regole del gioco non ammettono scorciatoie. Ogni squadra è composta da tre membri: due conduttori e un palafreniere. Il loro compito è quello di incitare le oche lungo il tracciato con urla, battimani e gesti, senza mai toccare fisicamente gli animali. Chi viola questa norma viene immediatamente squalificato. A vigilare sul rispetto delle regole ci sono giudici attenti, che verificano i tempi di percorrenza e il comportamento delle squadre. Anche le oche devono attenersi al percorso: se un animale esce dal tracciato viene penalizzato, costringendo i conduttori a recuperare posizioni con ancora più fatica.
Ad aprire la manifestazione, prima delle corse, ci hanno pensato i tamburini e gli sbandieratori del Borgo San Rocco di Ciriè, che hanno sfilato in via Matteotti accompagnati dai personaggi del corteo storico. È stato un momento di forte richiamo alle tradizioni, un ponte ideale tra passato e presente, che ha introdotto con solennità e ritmo la parte più goliardica della giornata.
Nel corso della cerimonia d’apertura è stato anche rivolto un commosso ricordo a Mario Giachin, figura storica della patronale e per anni interprete, insieme alla moglie, delle maschere di Malanghero, il Tuminè e la Tuminera. La sua recente scomparsa ad agosto ha lasciato un vuoto nel paese, ma la sua memoria è rimasta viva nel ricordo condiviso durante la festa.
L’edizione di quest’anno ha visto anche la partecipazione di ospiti provenienti da fuori regione. Tra questi il sindaco di Montecastrilli, Riccardo Aquilini, in visita a San Maurizio per suggellare il gemellaggio tra la filarmonica del suo paese, la Bandorchestra Casteltodino-Quadrelli, e la Novella di San Maurizio. Un legame culturale e musicale che si è intrecciato con la dimensione folklorica della giornata, dando al palio un respiro ancora più ampio.
Le manche di gara sono state raccontate in diretta da Sonia Giugliano, assessore comunale, e da Lorenzo Mania dell’oratorio, che hanno ricoperto il ruolo di commentatori ufficiali. Con toni ironici e coinvolgenti hanno scandito i momenti della competizione, accendendo ulteriormente l’entusiasmo del pubblico.
Nella prima fase i nove borghi – Ballo, Ceretta, Madonna della Neve, Cirenaica, Malanghero, San Bernardo, Borgo, Borgonuovo e San Rocco – si sono affrontati per stabilire l’accesso alle semifinali. La corsa delle oche ha confermato quanto sia imprevedibile il comportamento di questi animali: partenze sprint, esitazioni improvvise, fughe laterali e fermate inattese hanno reso ogni manche un concentrato di tensione e divertimento.
La sfida per il terzo posto ha messo di fronte Cirenaica e Madonna della Neve. Dopo una corsa combattuta, è stata la seconda a conquistare la medaglia di bronzo, lasciando Cirenaica appena giù dal podio. Ma il momento più atteso era la finalissima. E qui il borgo di Ballo ha confermato la sua forza: dopo otto anni dall’ultima vittoria, datata 2017, è tornato a trionfare davanti a un pubblico in delirio. Secondo posto per Ceretta, che ha comunque disputato una gara convincente.
La classifica finale ha visto Ballo sul gradino più alto, seguito da Ceretta e da Madonna della Neve. Al quinto posto si è piazzato Malanghero, sesto San Bernardo, settimo Borgo, mentre Borgonuovo e San Rocco hanno chiuso a pari merito.
Il palio delle oche ha dimostrato ancora una volta come una tradizione nata quasi per gioco sia diventata oggi un simbolo identitario per la comunità sanmauriziese. Non è soltanto una corsa goliardica: è il momento in cui i borghi si mettono in gioco, in cui la creatività e il senso di appartenenza si fondono in una gara unica nel suo genere. Una festa popolare che unisce ironia, folclore e memoria collettiva, capace di rinnovarsi ogni anno e di sorprendere sempre, anche chi ormai pensa di conoscerla a memoria.
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