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Carnevale di Ivrea
22 Gennaio 2025 - 23:10
È il 1966 quando una quindicina di amici, poco più che adolescenti, quasi tutti residenti nel centro storico e nel Borghetto di Ivrea, decidono di dar vita a qualcosa di unico.
Sono un gruppo di ragazzi spavaldi, quasi spregiudicati per la loro età, accomunati da una passione irrefrenabile per il Carnevale.
Senza ancora un’organizzazione definita, con pochi mezzi ma con un entusiasmo contagioso, scelgono di sfidare i carri. Quei momenti, fatti di determinazione e audacia, posano le fondamenta di quella che diventerà una delle squadre più celebri del Carnevale eporediese.
Le prime divise sono un vero e proprio esperimento: essendo tutti ragazzi giovani, molti di loro si rivolgono ai fratelli maggiori che militano in altre squadre per un aiuto pratico.
Non avendo ancora stabilito un simbolo o dei colori ufficiali, decidono di tingere di blu le loro casacche e di applicare lo scudo civico d’Ivrea sulla schiena. Ma non è solo l’aspetto a distinguerli: è lo spirito combattivo e la voglia di lasciare un segno nella tradizione che li rende speciali.
Un momento cruciale arriva nel 1968, quando un commerciante di Via Arduino, Peraldo, riconosce la forza di quel gruppo e dona loro 100.000 lire.
Per dei ragazzi di tredici anni è una somma incredibile, che viene subito investita nell’organizzazione della prima cena ufficiale della squadra. Durante questa occasione, tra risate e discussioni appassionate, si prende una decisione storica: i colori ufficiali saranno il giallo e il verde, scelti per onorare la parrocchia di San Salvatore. La proposta, avanzata da Giancarlo Maffeo, uno dei tre “Capi di Battaglia”, non solo trova consenso unanime, ma getta le basi per l’identità della squadra.
Sempre nel 1968, gli Arduini fanno qualcosa di inedito: omaggiano la Mugnaia con una corbeille floreale, diventando la prima squadra di aranceri a piedi a farlo. Questo gesto, nato dalla loro volontà di onorare la protagonista femminile del Carnevale, si trasforma in una tradizione che prosegue ancora oggi.
Il riconoscimento ufficiale arriva nel 1969, quando la squadra ottiene Piazza Ottinetti come zona di tiro. Ma c’è ancora molto da fare per definire la loro identità visiva: inizialmente scelgono la corona di Re Arduino come simbolo, ma non soddisfatti del risultato, nel 1971 optano per lo scorpione nero, un emblema forte e incisivo, che rappresenta anche Ivrea. Con questa scelta, nasce ufficialmente la denominazione “Scorpioni d’Arduino”.
La cornice entro cui prende forma questa straordinaria storia è lo Storico Carnevale di Ivrea, una manifestazione antica e unica nel suo genere, che continua a coinvolgere profondamente ogni cittadino. Gli Arduini nascono dalla spontaneità e dall’entusiasmo di un gruppo di ragazzi che desideravano vivere da protagonisti questa tradizione eporediese. “La nostra storia è fatta di grande spontaneità che genera entusiasmo e passione, da cui scaturiscono organizzazione e partecipazione”, raccontano gli Arduini.
Negli anni Ottanta segnano l’ascesa degli Arduini, che raggiungono i duecento iscritti e si distinguono per creatività e iniziativa. Nel 1982 viene istituito lo Scorpione d’Oro, un premio simbolo di attaccamento ai colori e ai valori della squadra. Il primo a riceverlo è proprio Giancarlo Maffeo, allora presidente. Questo riconoscimento rappresenta il legame indissolubile tra la squadra e i suoi membri più devoti.
Nel 1977 viene istituito il trofeo Walter Grava, dedicato alla memoria di uno dei capi storici degli Arduini, scomparso prematuramente. Questo trofeo viene assegnato a chi si distingue per attaccamento allo spirito e alle tradizioni del Carnevale. Le serate dedicate al trofeo, animate da riproduzioni in scala di piazze e luoghi simbolici del Carnevale, rimangono momenti indimenticabili per tutti gli Arduini.
Un momento particolarmente toccante è il Silenzio, istituito durante la sfilata del sabato sera. Ogni anno, al passaggio davanti a Via Arduino 75, la squadra si ferma, i tamburi tacciono, e una tromba intona il "Silenzio" in memoria di tutti gli Arduini scomparsi. Questo gesto, intriso di emozione, rappresenta il profondo legame tra il passato e il presente della squadra.
La città di Ivrea si veste dei colori degli Arduini: negli anni Ottanta vengono distribuite 2500 bandierine giallo-verdi, che trasformano ogni angolo della città in un palcoscenico per il Carnevale.
Le sfilate del sabato sera sono un tripudio di fantasia, con coreografie che entrano nella memoria collettiva: “La piramide delle Cinquecento”, il “Carro di Re Arduino”, “Le Splendide Popolane”, i “Pirati”, i “Marziani” e molti altri. Ogni tema è un omaggio alla tradizione, ma anche un esempio di inventiva senza pari.
Nel 1987 nasce la tradizione dei foulard, che vengono distribuiti durante l’iscrizione, un simbolo di appartenenza e di riconoscimento per tutti i membri. Nel 1991, l’ardimento degli Arduini viene premiato con il primo premio assoluto, un traguardo straordinario che viene replicato nel 2005, in occasione del quarantennale della squadra.
Oggi, sotto la guida del presidente Marco Cavicchio, che aveva già ricoperto questo ruolo dal 2012 al 2014, gli Arduini continuano a rappresentare l’essenza del Carnevale di Ivrea. Con lui collaborano il vicepresidente Alex Tursi, il segretario Andrea Guzzetti e un consiglio composto da figure di spicco come Marco Bergonzi, Edwin Colosio, Vito Caglioti, Davide Esposito, Giorgia Guarneri e Massimiliano Cervone.
Gli Arduini non sono solo una squadra: sono un simbolo di amicizia, tradizione e audacia. Ogni arancia lanciata, ogni coreografia ideata, ogni momento condiviso è un tassello di una storia che si intreccia con quella di Ivrea, rendendo il Carnevale un evento vivo, vibrante e profondamente umano. “Essere un Arduino significa vivere il Carnevale come una scelta di appartenenza, un modo per celebrare l’amicizia e tramandare una tradizione che non smette mai di emozionare”.
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