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22 Settembre 2025 - 17:32
La giornata di sciopero per la Palestina si è trasformata in una guerriglia urbana a Milano, con la Stazione Centrale divenuta epicentro di scontri e devastazioni. Nel pomeriggio di lunedì 22 settembre, un gruppo di manifestanti ha cercato di forzare gli ingressi dello scalo ferroviario, già blindato dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Il tentativo di occupare i binari ha scatenato una serie di scontri durissimi: cancelli divelti, vetri infranti, lacrimogeni, bastoni, pietre e bottiglie scagliati contro gli agenti. Alcuni manifestanti hanno persino utilizzato gli idranti interni contro la polizia.
L’area commerciale della stazione è stata evacuata, i passeggeri confinati ai binari per «motivi di sicurezza» e la circolazione ferroviaria interrotta per oltre mezz’ora, con ritardi fino a due ore per i treni ad Alta Velocità. La guerriglia è poi proseguita in via Vittor Pisani, con lanci di pietre e bottiglie a cui la polizia ha risposto con un fitto lancio di lacrimogeni. Sul selciato, a fine giornata, restavano ombrelli a pezzi, macchie di sangue e resti di vetrate distrutte.
Il corteo, partito in mattinata da piazzale Cadorna e composto da circa 10mila persone, aveva già acceso tensioni lungo il percorso, con bandiere di Israele, Stati Uniti e Unione Europea date alle fiamme e un tentativo di forzare le transenne che proteggevano l’ambasciata americana in via Turati.
La protesta, indetta dall’Unione Sindacale di Base per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e sostenere la Global Sumud Flotilla, ha visto l’adesione di studenti, lavoratori dei trasporti e personale scolastico. Ma a prevalere, almeno a Milano, sono state le immagini di devastazione.
A commentarle, con toni durissimi, è stato il vicepremier Matteo Salvini, che su Instagram ha scritto: «Immagini impressionanti. Altro che sciopero, questa è violenza: scontri e attacchi alle Forze dell’Ordine, stazioni prese d’assalto e assediate, sassi sui binari, migliaia di lavoratori bloccati e arrabbiati. Ecco i “pacifici” PRO-PAL di sinistra».
Parole che hanno immediatamente acceso lo scontro politico, rilanciando il dibattito sulla gestione delle manifestazioni e sul confine tra protesta e violenza. La giornata milanese lascia dietro di sé non solo una città ferita e paralizzata, ma anche una frattura politica destinata a durare.
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