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03 Luglio 2025 - 22:02
Jacopo Rosatelli
In un'epoca in cui il vento conservatore soffia sempre più forte e le aggressioni omofobe e pregiudizievoli — online e nella vita reale — continuano a crescere, il Pride non è solo una festa. È una battaglia. È una presa di posizione. È una dichiarazione chiara: ci siamo e abbiamo diritto a esserci.
Le manifestazioni dell’orgoglio LGBTQ+ affondano le radici nei moti di Stonewall del 1969, a New York. Da allora il Pride ha assunto un significato preciso: non solo visibilità, ma rivendicazione dei diritti civili, lotta contro la discriminazione, affermazione della propria identità. Come ha ricordato anche il canale culturale Geopop, si tratta di manifestazioni pacifiche ma fondamentali per riaffermare quei diritti che, troppo spesso, vengono messi in discussione.
Le piazze del Pride sono diventate luoghi di accoglienza e sicurezza, spazi in cui la comunità LGBTQ+ può sentirsi protetta e fiera, insieme a chi la sostiene. E non è un caso se, ogni anno, aumentano le adesioni di istituzioni, professionisti, ordini e associazioni.
A Torino, il Pride del 7 giugno ha registrato un’ampia partecipazione, soprattutto da parte dei giovani. A dirlo è stato Jacopo Rosatelli, assessore comunale al Welfare, Diritti e Pari Opportunità: “Un Pride partecipato, con moltissime presenze giovanili. C’è una consapevolezza crescente e un forte sostegno politico da parte del Comune”.
Alla parata hanno sfilato rappresentanti dell’Università, del Politecnico e dell’Accademia Albertina, ma anche giornalisti, medici, psicologi, assistenti sociali e infermieri. “Un’adesione trasversale che dimostra come il messaggio del Pride sia condiviso da ampi settori della società”, ha sottolineato Rosatelli.
Tra i momenti più intensi, l’intervento di Vladimir Luxuria, che l’assessore ha definito “una madrina immensa per Torino”. Il suo discorso ha emozionato e acceso la piazza: “Parole forti, messaggi chiari. Luxuria è un personaggio popolare, capace di parlare al cuore di tutti”.
Molto sentito anche il contributo della rapper BigMama, all’anagrafe Marianna Mammone, classe 2000. Con i suoi testi diretti e senza filtri ha celebrato la libertà del corpo e il diritto a sentirsi bene nella propria pelle.
Il sostegno è sempre presente
Ma Torino non si limita a sfilare. Il Comune ha attivato progetti concreti. Con i fondi del PNRR, ad esempio, sta realizzando spazi di accoglienza per persone LGBTQ+ discriminate in ambito familiare. Un'iniziativa portata avanti insieme all’associazione Cuore Onlus.
Dal 2023 è attiva anche la possibilità, per le persone trans, di usare il proprio nome di elezione sugli abbonamenti del trasporto pubblico locale, anche senza sentenza di rettifica. “È un gesto semplice, ma importante: evita imbarazzi e discriminazioni, e rende Torino una città più inclusiva”, ha detto Rosatelli.
Il lavoro della città è riconosciuto anche a livello internazionale. L’assessore ha partecipato al Pride di Budapest, ostacolato dal governo ungherese di Viktor Orbán. Al suo fianco c’erano Elly Schlein, Carlo Calenda, Ivan Scalfarotto, Alessandra Maiorino e Benedetta Scuderi, in rappresentanza dell’eurodeputata Ilaria Salis, ancora sotto processo in Ungheria. Una presenza simbolica, per evitare possibili ripercussioni giudiziarie anche sulla detenuta tedesca Maja, antifascista.
Lo sguardo ora è rivolto al futuro. Torino si prepara a ospitare Europride 2027, con un investimento iniziale di 150 mila euro per il coordinamento. “Stiamo coinvolgendo comuni, imprese, il mondo della cultura e della rappresentanza”, ha annunciato Rosatelli.
L’obiettivo è chiaro: fare dell’evento un catalizzatore di diritti, un’occasione per riaffermare l’impegno di un’intera regione. Ma anche per chiedere al governo nazionale un passo avanti: il riconoscimento del matrimonio egualitario.
Una richiesta sostenuta con forza da Fabio Marrazzo, leader del Partito Gay LGBT+. “Negare il matrimonio alle coppie dello stesso sesso significa negare dignità e cittadinanza. Le unioni civili non bastano: servono pari diritti per tutte le famiglie”. La campagna per il referendum è già partita. Informazioni e adesioni si trovano sul sito “Sì Matrimonio Egualitario”.
Il Pride di Torino non è stato solo una sfilata. È stato un appello. Un richiamo forte alla libertà, alla giustizia, al diritto di ciascuno di essere se stesso, senza paura.
E Torino — ancora una volta — ha risposto presente.
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