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23 Novembre 2025 - 11:39
C’è una voce, sulle colline di Sciolze, che sembra aver anticipato i tempi ancor prima ancora di attraversare i palchi.
Una voce che fin da neonata non piangeva, ma modulava suoni; una voce che ha respirato il mondo in dodici lingue, che ha viaggiato nei teatri, nei locali di mezza Europa e sulle terrazze illuminate di Monte Carlo. È la voce di Gabriella Vai, artista 60enne poliedrica, cantante, poetessa, ricercatrice e musicoterapeuta, che il 14 novembre scorso è andata in onda a The Voice Senior, portando su Rai1 il suo universo fatto di vibrazioni, memoria e cura.
Perché per Gabriella la musica è soprattutto questo: cura. Non solo spettacolo o estetica, ma un gesto che tocca le persone nella loro interezza. La vibrazione è un linguaggio, la frequenza è un invito: questa è per lei la ricerca artistica. E la musica, secondo la sua visione, può diventare uno spazio di trasformazione, dove qualcosa dentro di noi si riallinea e ritrova il proprio respiro.
In questa filosofia luminosa si incontrano le sue identità: la studiosa, la cantante, la poetessa, la terapeuta del suono. Un percorso che nasce molto prima delle lezioni in conservatorio, dei metodi tedeschi, delle esibizioni e delle ricerche sulla musicoterapia. Nasce in un’infanzia in cui il mondo sembrava già ascoltarla.

Gabriella Vai a The Voice
Nelle storie che racconta – con una precisione affettuosa – c’è una bambina che non ha ancora compiuto due anni e già canta “Io, tu e le rose”. «Ero sul balcone, appesa alla ringhiera, e le signore del paese si sono fermate sotto a sentirmi», ci racconta. Non ricorda direttamente la scena, ma se la porta dentro come una fotografia restituita dalla madre: il gennaio del ’67, il freddo, i cappotti delle donne, e quella vocina che invece di piangere si mette a cantare. Tecnicamente, è il suo primo “concerto”.
Una vena artistica precoce, confermata da un episodio che oggi lei racconta ridendo, ma che all’epoca le costò la sua prima moneta guadagnata “da professionista”. Da bambina prendeva il pullman del mercato di Gassino insieme alla madre. «Le signore aspettavano che cantassi», racconta.
Poi un giorno suo padre, in piemontese, le chiede: “Ma t’it faje paghé?” (“Ma ti fai pagare?”). Lei, quattro anni, non sa cosa rispondere. La settimana successiva, sul pullman, non canta più. Le signore la incoraggiano, cercano di strapparle una canzone, fino a quando una di loro si avvicina e le chiede: “Ma perché non canti oggi?”. Gabriella la guarda seria e risponde: «Quanto mi dai?».
Scoppia una risata generale. La signora le mette in mano una moneta, lei canta, e a casa, a mezzogiorno, posa quella moneta sul tavolo davanti al padre in un gesto che oggi le sembra una scena da film. Un modo semplice per dire: ho capito la lezione.
Da lì la vita la porterà lontano, geograficamente e interiormente. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, lavora come cantante in diverse formazioni, in Italia e all’estero. Poi arriva il 1996, un primo punto di svolta. Si trova a Monte Carlo con il gruppo sudamericano Los Bohemios Paraguayos. Un gruppo storico, abituato a suonare nelle feste private del jet set europeo.
Un giorno le chiedono di imparare due canzoni napoletane perché hanno una serata importante. Lei domanda: «Per chi cantiamo?». E la risposta è: «Per Placido».
«“Placido chi?”, ho chiesto» ricorda. «Quando mi hanno detto Placido Domingo ho pensato che sarei morta prima ancora di cantare».
La scena sembra uscita da un romanzo: salone dell’Hotel Hermitage, tavoli apparecchiati, il barone di Porto Nuova al centro della sala, Domingo a pochi passi. Il gruppo si avvicina ai VIP per l’omaggio musicale. Gabriella canta “Anema e core” e poi “Torna a Surriento”, cercando di ignorare il fatto che uno dei più grandi tenori viventi è seduto a pochi centimetri da lei. «Mi sono aggrappata alla sua sedia. Non l’ho guardato in faccia, se l’avessi fatto sarei svenuta», confessa. L’acuto le esce un po’ roca per l’emozione, ma la sala applaude. Lei respira, ringrazia, si fa passare lo shock.
La parte più incredibile della storia però arriva dopo, nel cuore della notte. Il gruppo si ritrova sullo yacht dell’ambasciatore messicano, come era loro abitudine. Gabriella canta una ranchera mexicana, potente, impossibile da eseguire sottovoce. E proprio in quel momento si apre la porta della cabina sottocoperta. Ne esce Domingo.Lei pensa di sprofondare dalla vergogna. E invece lui sorride. Dice che la festa era sua, che li ha sentiti cantare, che ha apprezzato. Poi guarda lei negli occhi e dice: «Lei è la signora che ha cantato le canzoni napoletane». Gabriella stringe i denti aspettandosi la critica fatale. Ma non arriva.
Arriva invece una frase che le cambierà la vita: «È la prima volta in vita mia che sento una donna cantare così bene le canzoni napoletane».
È un istante che resta sospeso, quasi irreale. Da quel momento, c’è stato una sorta di “prima” e di“dopo”. Prima cantava. Dopo era un’artista.
Nel 1999 arriva un’altra tappa importante: la Germania. Si trasferisce per studiare il metodo funzionale della voce, scoperto quasi per caso in Italia. Diventa allieva della fondatrice, Frau Römer, e si ritrova immersa in un ambiente disciplinato, attento, lontano anni luce dalle abitudini italiane. «Una sera ho cantato in un café-teatro. Nessuno beveva, mangiava o parlava. Immobili. Pensavo di non piacere. Invece no: aspettavano la fine per applaudire. È il rispetto più grande che abbia mai ricevuto».
In quegli anni canta anche alle selezioni di Miss Italia nel Mondo a Colonia. Lì riscopre la musica italiana che aveva lasciato da parte. «Quando ho cantato “L’italiano” con la chitarra mi sono commossa. Io, che facevo jazz e musica classica, mi sono ritrovata a piangere su una canzone pop. Ma ero emigrata anch’io. E quelle parole erano casa».
Oggi Gabriella vive a Sciolze, si prende cura dell’anziana madre, continua a studiare, a scrivere, a cercare nella voce la chiave per guarire le persone e, talvolta, se stessa.
Il suo percorso a The Voice Senior è iniziato il 14 novembre, ma la sua storia è iniziata molto prima: su un balconcino piemontese, su un pullman, su una nave, su uno yacht, in un café-teatro tedesco, in un albergo di Monte Carlo.
Ora la trasmissione prosegue. E con lei la sua strada. Da Sciolze alla televisione nazionale, le auguriamo che questo viaggio continui a portarla lontano. E, perché no, alla vittoria.

Gabriella Vai a The Voice
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