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28 Ottobre 2025 - 10:30
Il grande prato della località Trambiè di Cantoira si è acceso dei colori dell’autunno, preponderante il suono dei campanacci e il muggito delle bovine in campo.
Una domenica ventosa, un cielo limpido quello del 26 ottobre quando la piccola località di Cantoira ha ospitato il 45° Confronto ed Esposizione delle Regine delle Valli di Lanzo, una delle manifestazioni più sentite del territorio, organizzata dall’associazione J’Amis d’le Reines d’le Val ad Lans con il patrocinio della Regione Piemonte, della Città Metropolitana di Torino, del Comune di Cantoira e di numerosi enti locali.
Il richiamo dei campanacci ha accompagnato fin dal mattino l’arrivo delle mandrie: bovine dal manto lucido, adornate con nastri e campanacci lucidati a festa. Bambini e ragazzi portavano secchi d’acqua e fascine di fieno, aiutando gli allevatori in un rito che unisce da decenni generazioni e montagne. L’aria profumava, un’immagine nitida che racconta la tenacia e l’amore per gli animali di queste valli.
La finale ha riunito i migliori esemplari provenienti dalle eliminatorie di Cafasse, Mezzenile, San Francesco al Campo e Lanzo.
In tutto 91 bovine, 28 qualificate per ciascuna eliminatoria, quattro per ognuna delle sette categorie, più le regine uscenti. Dopo una lunga giornata di “battaglie” la prima categoria ha incoronato Leilà, la numero 4 di Genotti Giuseppe di Cantoira, la regina assoluta del 2025.

La finale a Cantoira
Le altre vittorie di giornata hanno premiato: Brunie n.21 di Livio Saccona (San Francesco al Campo) nella seconda categoria, Sicilia n.27 di Fiorenzo Benedetto (Balangero) nella terza, Cervinia n.58 di Enrico Teppati Gac (Mezzenile) nella quarta categoria pesante, Arizona n.56 delle sorelle Ravicchio (Cantoira) nella quarta leggera, Bandit n.101 di Bruno Teppati Gac (Mezzenile) nella quinta pesante e Venise n.109 di Marco e Mauro Banche (Mathi) nella quinta leggera.
In campo, le bovine si affrontano a coppie. Niente crudeltà né forzature: sono confronti spontanei, dettati dal naturale istinto gerarchico della razza Valdostana Castana, che da secoli domina le mandrie di queste valli.
A spiegarlo è Simone Massa, presidente dell’associazione J’Amis d’le Reines d’le Val ad Lans, eletto lo scorso febbraio:
“Le nostre battaglie non sono mai indotte. Sono incontri naturali, non cruenti. Le vacche si scontrano solo per stabilire la loro gerarchia, come accade in natura. Se una si sente inferiore, si ritira da sola. Il rispetto per l’animale è la nostra prima regola.”
Simone Massa guida un gruppo di allevatori e appassionati in gran parte giovani: “È questo il segno più bello dei 45 anni della nostra associazione. Giovani che hanno deciso di portare avanti una tradizione antica, quella dell’allevamento delle Valdostane Castane. È un punto d’arrivo, ma anche un nuovo inizio.”
“Quarantacinque anni fa – racconta Nino Ala, segretario dell’associazione – tutto nacque dalla voglia di alcuni allevatori di mostrare al pubblico ciò che in montagna avviene ogni giorno. Ogni mandria ha la sua ‘leader’, la sua regina. Così si pensò: perché non farlo vedere anche agli altri, farla diventare una festa”.

Accompagnati da Nino attraverso i prati di Trambiè, entriamo nel mondo dell’allevamento delle bovine: tra carezze e sorrisi, ci presenta gli esemplari, raccontandone con simpatia e rispetto i caratteri e le abitudini :“Questa razza – continua Ala – è tranquilla, ma una deve sempre emergere. È nella loro natura. Eppure, non si fanno male. Spesso la perdente, se si sente inferiore, si allontana senza nemmeno avvicinarsi.”
Camminando tra gli stand, Nino accarezza una bovina dal pelo castano scuro. “Questa è Leilà - dice sorridendo - È forte, molto forte.” Poche ore dopo, Leilà avrebbe confermato la previsione vincendo la prima categoria.
Nino Ala parla anche della vita degli allevatori con lo sguardo rivolto verso le montagne delle Valli di Lanzo:
“Fa piacere vedere tanti giovani che tengono le tradizioni. Senza di loro, i prati tornerebbero ai rovi. Tenere pulito, curare gli animali, pascolare i monti: è anche un modo di difendere il territorio. Cantoira ha poco più di seicento abitanti, ma oggi qui c’è un pezzo di identità di tutta la valle.”
Tra gli allevatori incontriamo Roberto, da vent’anni nel mestiere, lui con il fare calmo di chi vive a contatto con la montagna, ci guida nel suo mondo:
“La vita dell’allevatore è dura. Ti alzi presto, vai a letto tardi, Natale e Capodanno non esistono. Ma l’amore per gli animali ripaga tutto. Sono parte della famiglia, ognuna ha un nome, una storia. Alcune portano i nomi delle nonne, altre vengono da canzoni o da un ricordo.”
Roberto ci presenta la sua bovina, Samsara, nove anni, già regina a Mezzenile.
“È dolcissima, anche se in campo sembra una macchina da guerra. Ha avuto nove vitellini, uno l’anno. Io ho già due figlie sue a casa. Non serve allenarle: ce l’hanno dentro, l’istinto di primeggiare. In mandria si allenano da sole, vogliono essere loro a comandare. È per questo che le chiamiamo ‘Regine’.”
Col calare della sera il suono dei campanacci si confonde con gli applausi. Le bandiere si abbassano, gli allevatori si stringono le mani. Le mucche, stanche ma tranquille, tornano alle stalle.
Sulle Valli di Lanzo cala il silenzio dopo una giornata di festa e di fatica, dove la tradizione si è rinnovata ancora una volta, nel segno del rispetto e dell’amore per gli animali.
Dietro ogni regina ci sono mani giovani e storie antiche. E finché ci saranno loro, questa montagna continuerà a parlare.
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