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Attualià
27 Agosto 2025 - 18:31
Non è la solita storia di un’azienda agricola di provincia, né il solito racconto di un agriturismo che apre le sue porte. È qualcosa di più: il percorso di tre sorelle che hanno deciso di non disperdere l’eredità familiare, ma di rilanciarla, di darle nuova linfa, di trasformarla in un progetto che unisce tradizione e innovazione, lavoro manuale e creatività femminile.
Questo articolo nasce come reportage di Coldiretti all’interno dell’azienda agricola Il Quadrifoglio – sorelle Devietti di Benne di Corio, in via Cervet 1 a Corio Canavese. Un’azienda di famiglia fondata nel 1930, che dalla stalla è arrivata al ristorante, trasformando un sogno in realtà grazie a Maria Rosa Fornelli e alle sue tre figlie, Federica, Erika e Claudia Devietti Goggia.
Già i bisnonni erano allevatori, uomini e donne che conoscevano la terra e le fatiche delle stalle. Poi toccò ai nonni, quindi al padre, che negli anni ha ampliato la cascina, allargando l’allevamento fino a renderlo un punto di riferimento. E oggi sono loro, tre giovani sorelle, a scrivere una nuova pagina: insieme ai genitori hanno scelto di aprire un punto vendita aziendale e un agriturismo, per offrire a chi entra nella loro realtà non solo carne, latte e formaggi, ma un’esperienza completa.
“Kilometro zero? No, pochi metri” amano ripetere sorridendo. Perché davvero i prodotti nascono lì, tra i campi e le stalle di famiglia: circa 200 capi bovini, parte al pascolo, parte portati in alpeggio, che garantiscono latte fresco e carne di qualità. Il banco espone di tutto: i tagli più comuni come il bollito con l’osso, ma anche preparati pensati per chi ha poco tempo, come hamburger e carne cruda già pronta.
Dal latte delle loro mucche nasce un piccolo universo. “Il latte viene pastorizzato per poi essere confezionato e venduto. Con il latte appena munto facciamo anche il formaggio: lo scaldiamo a 37-38 gradi, aggiungiamo il caglio, rompiamo la cagliata e la raccogliamo con il telo. Poi la mettiamo a scolare e infine a stagionare”.
Il risultato è un paniere variegato: “Con il nostro latte possiamo fare diversi prodotti: il primo sale, la toma dolce, quella alle erbe, quella al peperoncino, fino al gelato artigianale”.
Anche la cucina dell’agriturismo parla la lingua della semplicità e della materia prima. “Questa è una tagliata di sottofiletto delle nostre mucche: basta un po’ di sale, una rosolatura e poi burro e rosmarino per darle gusto”. Non manca la creatività: “Con il nostro girello prepariamo un arrosto cotto al punto rosa, che serviamo con salsa tonnata”. E ancora: “Con il latte vaccino realizziamo tomini che accompagniamo con cipolla caramellata e formaggio spalmabile alla rucola”.
Dietro le quinte c’è l’organizzazione familiare: tre sorelle, il padre e la madre, ciascuno con un ruolo preciso, divisi tra stalla, cucina, punto vendita e accoglienza. “Non è semplice passare dall’allevamento al punto vendita e all’agriturismo” riconoscono, “ma siamo fortunate: siamo in famiglia, possiamo dividerci i compiti e non abbiamo bisogno di troppa gente esterna”.
Il padre, che ha visto crescere la cascina passo dopo passo, non nasconde l’orgoglio: “Spero che tutte insieme riescano a realizzare i loro desideri. Vedere loro tre lavorare insieme mi apre il cuore”.
E allora quell’agriturismo diventa un simbolo: il luogo in cui le radici non vengono recise, ma si trasformano in rami nuovi. È un modello di impresa femminile che non si limita a custodire l’eredità, ma la rilancia, la reinventa. Una sfida culturale, oltre che economica, in un territorio dove l’offerta era scarsa e dove adesso c’è un punto di incontro tra chi produce e chi consuma, tra chi coltiva e chi vuole conoscere.
La loro avventura è appena iniziata. E ha il sapore del latte appena munto, del pane caldo, della carne che rosola in padella. Ha il suono dei campanacci delle mucche al pascolo e delle risate in cucina. Ha il volto di tre sorelle che hanno scelto di restare, di credere che la terra, se curata e amata, può dare futuro.
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