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Cronaca
17 Agosto 2025 - 08:03
Il cimitero di Settimo Torinese, che dovrebbe essere un luogo di raccoglimento e rispetto, si è trasformato in un girone dantesco da cui molti cittadini ormai preferiscono stare alla larga. Non certo per dimenticanza dei propri cari, ma per paura. Già, perché tra lapidi e vasi non regna il silenzio, bensì il ronzio minaccioso di vespe e calabroni asiatici. Una convivenza forzata che ha superato i limiti della sopportazione: non si tratta più di qualche episodio isolato, ma di una presenza costante, quasi “istituzionalizzata”, che sembra aver trovato cittadinanza stabile dentro al camposanto.
Passeggiare lungo i vialetti, deporre un fiore, fermarsi davanti a una tomba: gesti semplici che a Settimo sono diventati sport estremi. I visitatori raccontano di attacchi improvvisi, insetti che ti si piazzano davanti al volto come guardiani armati, punture dolorose che finiscono al pronto soccorso. “Non si può più entrare tranquilli – denuncia una donna – i calabroni asiatici sono ovunque, sono grandi e aggressivi. C’è chi si è preso delle punture e ha dovuto farsi medicare. È una vergogna che nessuno faccia nulla”.
E qui sta il nodo: nessuno fa nulla. Nonostante segnalazioni, lamentele e testimonianze, dal Comune non è arrivato un solo segnale di vita. Nessun comunicato, nessun piano, nessuna squadra specializzata per rimuovere i nidi. Il silenzio tombale delle istituzioni stride con il ronzio incessante delle colonie che continuano a crescere indisturbate. Il risultato? Un cimitero che da luogo della memoria si è trasformato in una giungla urbana.
La cosa non sarebbe nemmeno da prendere alla leggera. I calabroni asiatici non sono fastidiosi come una zanzara: sono aggressivi, attaccano in gruppo e possono provocare reazioni allergiche gravi, fino allo shock anafilattico. E chi frequenta il cimitero, spesso anziani e bambini, è proprio la categoria più a rischio. Ma non basta: questa specie invasiva rappresenta una minaccia ecologica, perché divora le api e mette a repentaglio l’intero equilibrio degli impollinatori. Insomma, una bomba a orologeria che da settimane ronza sopra le teste dei cittadini e che nessuno si preoccupa di disinnescare.
E allora la domanda sorge spontanea: per l’amministrazione settimese i morti meritano rispetto solo a parole? Perché lasciar marcire la situazione fino al prossimo incidente grave? Qualcuno dovrà pur assumersi la responsabilità se un anziano finirà in ospedale o se un bambino sarà punto da questi “invasori alati”.
Nel frattempo, l’estate calda e le colonie in piena attività promettono solo un peggioramento. Ogni giorno che passa senza un intervento serio significa nuovi nidi, nuovi rischi, nuovi cittadini che evitano il cimitero per paura.
“È inaccettabile – protesta Franco – non solo per il rischio che corriamo ogni volta che entriamo, ma anche per il rispetto che dobbiamo ai nostri defunti. Il cimitero non può diventare un posto pericoloso”.
Il richiamo è chiaro: serve un’azione immediata, non l’ennesimo annuncio vuoto. Ma a Settimo sembra che persino i calabroni abbiano più diritto di cittadinanza dei vivi e dei morti. Una città che non è capace di garantire sicurezza nemmeno in un luogo sacro come il camposanto, rischia di perdere non solo il controllo, ma anche la faccia.
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