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02 Luglio 2025 - 18:54
Un saio addosso, un bastone in mano, un chihuahua al guinzaglio e un asino bianco al fianco. Fra Brice è passato anche da qui, tra le colline di San Raffaele Cimena e la frazione Sambuy di San Mauro Torinese, in cammino per la pace, incontrando anche Clara Marta, consigliera comunale chivassese di Forza Italia.
Un pellegrinaggio che attraversa l’Europa e il Mediterraneo, iniziato nell’aprile 2023 e destinato a concludersi nel 2025, toccando luoghi simbolo della spiritualità cristiana: Assisi, Roma, Gerusalemme, Santiago de Compostela.
Lo hanno notato in tanti, incuriositi da quella figura anacronistica, fuori dal tempo. E lui si ferma, ascolta, parla. Racconta. Non ha fretta. Perché la sua marcia non è protesta, ma testimonianza. E ogni passo è un gesto politico, un invito a rallentare, a guardarsi intorno, a riscoprire il valore degli incontri, della natura, della gentilezza.
«Penso che è importante di camminare per la pace, perché la pace nel mondo dipende da noi, da tutti quello che possiamo fare», ha riferito. «L’asina Esperance con cui cammino è un simbolo: va piano, porta calma. E oggi la tranquillità è una forma di ribellione in un mondo dove tutto corre veloce, dove conta solo quanto produci, cosa possiedi. Ma alla fine non resterà nulla di questo. Solo l’amore, la pace, la speranza che avremo saputo donare».
Il suo volto e i suoi animali – l’asino bianco, simbolo di umiltà e perseveranza, e il chihuahua Stitch, emblema di lealtà e tenacia – sono diventati virali sui social. Su Facebook e TikTok si fa chiamare PetitFrère Brice Di Dio. Ma la sua storia affonda in una frattura personale: ex operatore sanitario, ha perso il lavoro perché si è rifiutato di vaccinarsi contro il Covid. Quella che per altri sarebbe stata una caduta, per lui è stata l’occasione per ripensare la vita da capo. «Mi sono svegliato e mi sono detto: cambio tutto».
Da allora, cammina. E camminando predica la pace, non con slogan, ma con la presenza. «Oggi la società è connessa con orologi, case intelligenti, telefoni. Ma è disconnessa dal cuore. Siamo scollegati da Dio, dagli altri, da noi stessi. Abbiamo perso il cuore delle cose. E invece basta poco: dire “buongiorno” a chi incontri, conoscere il vicino, parlare con gli animali, con la terra. Quando uno ritrova il cuore dentro di sé, ritrova anche la pace. E se tutti lo facciamo, anche le città e i paesi vivranno in pace».
Cita una leggenda: un piccolo colibrì porta una sola goccia d’acqua su un incendio nella foresta. «Ma se ognuno porta la sua goccia, insieme possiamo spegnere il fuoco. La speranza non delude, diceva papa Francesco. Lo spirito del mio cammino è proprio questo: prendere il tempo per pregare, per vivere, per guardare negli occhi le persone, per ascoltare quello che pesa sui loro cuori».
Durante il suo passaggio in Piemonte – tra le tappe, anche San Raffaele Cimena il 2 luglio e Sambuy poche ore dopo – ha incontrato tanti volti, ricevuto racconti, stretto mani. «Mi porto dentro un po’ di ciascuno. Le loro sofferenze, le loro speranze. Sono queste le cose che rimangono. E mi resta anche un’amara verità: la guerra nasce sempre dai potenti, e i potenti sono ipocriti..Guardate Gaza: si parla di genocidio, si condanna a parole e poi si vendono armi. Ma se vogliamo davvero la pace, dobbiamo viverla ogni giorno».
Cammina per tutti, Fra Brice. E nel silenzio dei suoi passi, lascia una voce potente: quella di chi crede ancora nel Regno di Dio, fatto di giustizia, amore, speranza. «Anche i frati in clausura costruiscono piccoli luoghi di paradiso, dove si vive nella carità. Questo è quello che cerco anch’io, sulla strada, con l’asino e il cane: essere segno di pace in un mondo in guerra».
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