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Rivarolo Canavese sulla Settimana Enigmistica grazie a Nino De Gregorio

Il 15 maggio in edicola la celebre rubrica “Una Gita a...” sarà dedicata alla cittadina canavesana, omaggiata in un gioco da risolvere tra indovinelli e fotografie. Dietro c’è la testardaggine di un uomo che ha fatto della sua passione per Rivarolo una missione di vita

Per molti è solo una pagina tra le altre, ma per chi ha occhi curiosi e spirito nostalgico la rubrica “Una gita a...” della Settimana Enigmistica è molto più di un gioco: è un viaggio tra scorci d’Italia, monumenti nascosti, piazze affollate di storia. Mercoledì 15 maggio sarà il turno di Rivarolo Canavese, celebrata all’interno del settimanale più famoso e longevo del Paese. A rendere possibile tutto questo è stato Nino De Gregorio, classe 1955, calabrese di nascita e rivarolese d’adozione, che ha inseguito per anni questo piccolo grande sogno. Testardo come un vero catanzarese, affezionato come un figlio alla sua città adottiva, ci ha messo passione, tempo e ostinazione. E alla fine ce l’ha fatta. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare non solo come è nata questa avventura enigmistica, ma anche un pezzo della sua storia personale, divisa tra il sole della Calabria e le nebbie operose del Piemonte.

Nino, il 15 maggio uscirà una speciale edizione della Settimana Enigmistica con un gioco dedicato a Rivarolo Canavese. Come nasce tutto questo?

Guarda, è una storia lunga, ma per me bellissima. Era un mio sogno. Fin da ragazzino leggevo la Settimana Enigmistica per tenermi aggiornato: non ho potuto studiare, quindi quella era la mia università popolare. A pagina 21 c’è da decenni una rubrica che si chiama “Una gita a...”: risolvendo il cruciverba esce fuori il nome della città rappresentata e alcune immagini emblematiche. Nel 2008, quando ero assessore allo sport di Rivarolo, avevo già provato a candidare la nostra città, ma ci avevo rinunciato: i tempi erano lunghi, mi ero pure dimesso. Poi nel dicembre del 2020 ho scritto di nuovo alla redazione: mi hanno risposto con un “ok, ci mandi una decina di foto e vediamo”. Il 16 gennaio, che è anche il mio compleanno, sono uscito all’alba con il fotografo Fabio Notario, abbiamo scattato 15 immagini. E pochi giorni fa ho ricevuto la notizia che il 15 maggio il gioco dedicato a Rivarolo sarà pubblicato in edicola. Emozione pura.

Cosa rappresenta per te questo traguardo?

È un sogno realizzato. Amo Rivarolo più di tanti che ci abitano, e amo Catanzaro, la mia città natia, più di molti che ci sono nati. Sono due radici profonde. Vado in giro per il mondo sempre con la felpa di Rivarolo addosso. Tifo Catanzaro e lo seguo anche nelle trasferte al Nord. È un modo per restare fedele a chi sono. Questo gioco è un dono che restituisco alla città che mi ha cresciuto.

Tu sei arrivato a Rivarolo a 14 anni. Com'è stato il trasferimento?

Eravamo in cinque fratelli. Mio padre era già salito un anno prima, e poi ha aspettato che finissimo le scuole. Avevo 14 anni e mezzo. Era l’8 luglio 1969, il 21 luglio già lavoravo. Mia madre aveva 36 anni, mio padre 38, semianalfabeta e non vedente da un occhio. Venire su da Catanzaro fu un salto nel vuoto. Io ho avuto la fortuna di lavorare in un’azienda che dopo poco mi ha chiesto di fare “il bocia”, l’aiutante, per montare macchinari in giro per il mondo. Era l’inizio di una carriera, ma anche di una vita che mi ha dato tanto. A Rivarolo sono cresciuto, ho messo su famiglia, ho tre figli, tre nuore e sette nipoti. E continuo a portare avanti i miei obiettivi: per esempio, nel 2026 saranno i 120 anni della Rivarolese, e anche i 50 anni del mio matrimonio. E voglio vivere almeno un giorno più di mio padre: 27.171 giorni di vita. Se ci riesco, sarà il mio modo per onorarlo davvero.

Che cosa ha Catanzaro che Rivarolo non ha? E viceversa?

Catanzaro ha il mare. E i colori giallorossi del mio cuore. Ho visto la mia prima partita allo stadio nel 1961, Catanzaro-Udinese. Ma Rivarolo ha dato tutto alla mia vita: lavoro, sport, amicizie. Mi dispiace dirlo, ma manca un po’ di vivacità. Vorrei che fosse più attenta allo sport, alla cultura del movimento, alla partecipazione. E poi, lo dico con amarezza: una città di 12.500 abitanti senza un assessore allo sport è assurda. I delegati fanno il possibile, ma manca una figura politica forte sul tema.

Se potessi suggerire tre cose concrete per rendere Rivarolo più viva, cosa proporresti?

Uno: comunicare meglio gli eventi sportivi. Spesso ci sono tornei bellissimi ma non lo sa nessuno tranne gli addetti ai lavori. Due: creare eventi veri, che uniscano la cittadinanza. Tre: migliorare gli impianti sportivi, anche se so bene, da ex amministratore, che tra soldi e burocrazia non è facile. Ma almeno provarci. Far tornare la gente ad amare i luoghi comuni, quelli veri, dove ci si incontra, si tifa, si cresce.

Mai rinunciare a un sogno, nemmeno quando ci vogliono vent’anni per realizzarlo. È questo il lascito più autentico di Nino De Gregorio, che con la tenacia di chi viene dal Sud e la gratitudine di chi si è fatto una nuova vita al Nord, è riuscito a portare Rivarolo Canavese fino alla pagina 21 della Settimana Enigmistica. Un traguardo simbolico, certo, ma anche profondamente concreto: perché tra cruciverba, rebus e fotografie, si racconta una città e si celebra un'identità. E così, mentre sfoglieremo il nuovo numero in edicola, tra un gioco e l’altro, ci sarà anche una gita a Rivarolo. E dietro, il cuore ostinato di Nino.

Con Sofia Raffaeli

Con Benji e Fede

Con Nino Frassica

Con Ale e Franz

Con Federica Pellegrini

Con Gianluca Vialli

Con Carolina Kostner

Con Dolcenera

Con Antonello Venditti

Con Max Gazzè

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