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26 Aprile 2025 - 10:30
«Oggi è un giorno importante per la nostra Nazione e per la nostra città. Sono ottant’anni dalla Liberazione: è un anniversario importante, robusto, tondo». Con queste parole, Giulia Guazzora, sindaca di San Mauro Torinese, ha inaugurato le celebrazioni cittadine del 25 aprile, la Festa della Liberazione dal nazifascismo in Italia.
A presenziare alla cerimonia sono state la autorità pubbliche, tra cui consiglieri comunali, assessori, il sindaco dei ragazzi Camilla Di Tanno, Polizia Locale, Carabinieri e Protezione Civile, a cui si sono aggiunti la sezione ANPI “Leo Lanfranco” e un folto gruppo di cittadini.
«Voglio ricordare che la Liberazione è stata collettiva. In questi giorni ci sono tanti racconti sui quotidiani e sugli organi d’informazione: dei simboli, degli uomini e delle donne che nella nostra città, nelle nostre colline, nelle montagne e in tutta la nostra Nazione hanno permesso che noi oggi potessimo essere qui. Hanno permesso che oggi fosse un giorno di pace, di libertà. Hanno permesso la libertà e la pace, cosa non scontata in altri continenti», ha dichiarato la sindaca prima di passare la parola a Narciso Bariolo, rappresentante della sezione ANPI di San Mauro, Castiglione e Gassino.
«In questi giorni di avvicinamento alla Festa della Liberazione, quella parola l’abbiamo sentita spesso. Ma forse è una dicitura un po’ monca: Liberazione da chi? Oggi celebriamo l’80esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Il 25 aprile celebriamo la fine di un’ultraventennale dittatura che si è basata sulla violenza e sulla cancellazione di ogni libertà, sulla repressione, il carcere, la morte», ha fatto sapere il rappresentante a capo della delegazione.
«La Resistenza ha sancito, certo, la fine della dittatura e il ritorno alla vita democratica, ma ha permesso anche di liberarci con dignità», ha aggiunto Bariolo, ricordando come la centralità della Resistenza permise all’Italia di essere trattata con sufficiente decoro dalle Forze Alleate all’indomani del 25 aprile 1945.
La targa dedicata al partigiano Leo Lanfranco
Non è mancato poi un passaggio maggiormente polemico, in cui Bariolo ha ribadito le posizioni dell’ANPI sui recenti fatti di politica internazionale e dell’UE, oltre che le parole del pontefice da poco defunto: «“Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo. L’esigenza di difesa non può trasformarsi in una corsa generale alle armi”: non sono le parole di qualche irresponsabile disfattista. Sono parole di Papa Francesco, che molti politici, nostrani e non, che oggi fanno a gara per essere in prima fila alle sue esequie, hanno apertamente criticato se non sbeffeggiato. Ottant’anni dopo viviamo un tempo sconcertante e sconvolgente di ritorno alla guerra, e in particolare della guerra ai civili, dei nazionalismi, dei fascismi, dei razzismi, di attacco alla democrazia e di impoverimento dei popoli. Nostro dovere è dunque riprendere in mano con forza e impegno la nostra bandiera che ci hanno consegnato i protagonisti della Resistenza con gli ideali di giustizia, libertà e pace».
È stato poi ricco di emozione l’intervento di Camilla Di Tanno, sindaco del CCR, che ha sottolineato l’importanza della partecipazione anche da parte dei più giovani alla giornata: «Il 25 aprile è un giorno che segna la fine della guerra in Italia, la fine dell’occupazione straniera e il ritorno alla libertà dopo anni di sofferenza, di violenza e di divisione. La libertà in cui viviamo oggi non è scontata: è il risultato del sacrificio di diverse persone, di diverse idee e provenienze, che hanno voluto ricostruire un Paese libero, unito e democratico. Celebrare il 25 aprile significa ricordare con rispetto tutte le vittime di quel periodo tragico, onorare chi ha combattuto per la pace e per la libertà, e rinnovare il nostro impegno per un’Italia che metta al centro il rispetto delle istituzioni, dei valori democratici e della nostra identità. Dobbiamo imparare dal passato per ricostruire un’Italia che difenda la libertà, ma anche l’ordine, il merito, la giustizia e la solidarietà. Il 25 aprile è di tutti, perché la libertà è di tutti: difendiamola ogni giorno con il nostro impegno e con tanto amore».
Dopo gli interventi istituzionali, il corteo cittadino guidato dalla sindaca Guazzora e dalla fanfara si è avviato verso il centro, giungendo prima in piazza Europa, poi al cimitero e infine alla targa dedicata al partigiano Leo Lanfranco per onorare la memoria dei caduti. Ha fatto seguito, infine, l’inaugurazione di due nuove targhe per ricordare alcuni partigiani sanmauresi protagonisti della Resistenza.
Festa “di tutti” o festa “divisiva”? Quello che è certo è che il 25 aprile appartiene a tutti quegli italiani democratici e pronti a definirsi “antifascisti” senza indugi, in un’Italia che a 80 anni di distanza continua a essere sferzata da estremismi e da ambiguità, oggi ancor di più che nel 1945. Non bisogna cadere nell’errore di accostare questa giornata solo alla sinistra comunista: molti partigiani erano socialisti, liberali, monarchici, democristiani o semplicemente credevano nella libertà al di là di ogni possibile collocazione politica. Non si tratta di partigiani di “secondaria” importanza, ma anche di tanti uomini illustri: il monarchico Beppe Fenoglio, il giellista Nuto Revelli, il socialista Sandro Pertini. Oppure l’antifascista liberale Piero Gobetti, che non riuscì a prendere parte alla Resistenza perché morto nel 1926 anche a causa dei ripetuti pestaggi squadristi. Si unirà invece ai partigiani suo figlio Paolo.
Il 25 aprile è una festa divisiva per chi non ha fatto i conti con la storia, per chi prova nostalgia per un passato oscuro, privo di libertà personali, di pensiero e d’informazione, all’insegna del colonialismo, del razzismo e dell’odio. Per tutti gli altri, buon 25 aprile.
Alcuni membri dell'ANPI
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