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17 Gennaio 2025 - 22:54
Un vagone solo, stracolmo, con ragazzi accalcati nei corridoi, rannicchiati nei portabagagli, gambe penzoloni nel disperato tentativo di farsi spazio. È questo il quadro che emerge dal video girato da una diciottenne di Nole e pubblicato dalla madre, Ester Gisolo, sui social. Una denuncia che ha fatto esplodere la rabbia di genitori, studenti e pendolari contro una situazione ormai insostenibile. “Fate qualcosa! Paghiamo 100 euro di abbonamento per questo? È una vergogna” scrive la donna, trovando il sostegno di decine di persone esasperate come lei.
Le sue figlie gemelle frequentano l’Istituto Federico Albert di Lanzo, una scuola che raccoglie quasi un migliaio di studenti, molti dei quali utilizzano quotidianamente la tratta ferroviaria Torino-Germagnano per raggiungere le aule. Ma da settimane il viaggio verso la scuola si è trasformato in un incubo. Il problema è sempre lo stesso: un solo minuetto che viaggia tra Ciriè e Germagnano, incapace di soddisfare la domanda di trasporto. Quello che fino a poco tempo fa era un doppio convoglio è stato dimezzato, sostituito in parte da autobus di rinforzo, che però non bastano a risolvere la situazione.
La frustrazione dei pendolari è palpabile.
“Le mie figlie viaggiano ogni giorno con l’angoscia. Mi chiedono: mamma, ce la farò ad arrivare in tempo per l’interrogazione? E spesso dobbiamo prendere la macchina per accompagnarle a scuola. È uno stillicidio. Paghiamo gli abbonamenti, ma il servizio non è all’altezza”, racconta Ester Gisolo, dando voce a un disagio che non risparmia neanche i lavoratori.
Le proteste si moltiplicano online. “Non riesci ad andare all’università perché il treno da Ciriè a Torino decide che non parte, e tu hai un esame” scrive Serena Bissacco, e il coro di indignazione non si ferma qui. Tra soppressioni improvvise, ritardi cronici e condizioni di viaggio ai limiti della sicurezza, cresce il senso di abbandono nei confronti di un sistema che sembra incapace di garantire il minimo indispensabile.
E mentre i genitori si trovano costretti a riorganizzare la loro vita per compensare le inefficienze, i commenti online si trasformano in accuse dirette. “È una vergogna costringere i nostri studenti a viaggiare in questo modo pericoloso. Dovevano prevedere questi problemi mesi fa”, scrive Giovanna Cinardo, puntando il dito contro una gestione che definisce disastrosa.
L’Osservatorio sulla ferrovia Torino-Ceres prova a dare una spiegazione. “Il problema nasce dal fatto che, al momento, tra Ciriè e Germagnano possono circolare solo i treni Minuetto, che sono pochi e spesso impegnati su altre tratte. RFI ha annunciato i lavori di adeguamento per febbraio, così che possano viaggiare treni più capienti, ma fino ad allora bisogna fare i conti con una carenza strutturale”.
Un messaggio che non basta a placare gli animi. La promessa di miglioramenti sembra l’ennesimo tentativo di guadagnare tempo, mentre i disagi continuano a pesare ogni giorno di più. “Preghiamo che non succeda mai nulla, altrimenti ci sarà una strage” scrive Silvana Bonaudo, sintetizzando il timore condiviso da molti.
E intanto, sui binari, la situazione rimane drammatica. Questa mattina i due minuetti sono tornati a viaggiare in coppia, ma con il solito ritardo, a dimostrazione di quanto il ritorno alla normalità sia ancora un miraggio. E mentre i pendolari guardano con scetticismo ai lavori previsti per febbraio, la rabbia cresce, insieme alla sensazione di essere stati lasciati soli.
Una linea ferroviaria che dovrebbe garantire un diritto fondamentale come la mobilità, e invece si trasforma in un incubo quotidiano. Una promessa che sa di déjà vu. Un grido che rimane inascoltato. Insomma, ancora una volta, i cittadini pagano il prezzo dell’inefficienza.
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