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Ivrea
19 Settembre 2024 - 18:36
C’è una scena che si ripete ogni giorno al Movicentro: valigie trascinate con fatica, passeggini sollevati a forza e pendolari che, con un misto di rassegnazione e rabbia, si avvicinano agli ascensori. Tutti con la stessa speranza: oggi, forse, funzioneranno. Boh, chissà…
La pulsantiera è stata finalmente sistemata. Pigi il pulsante e l’incubo ricomincia: gli ascensori continuano a non muoversi.
Siamo al punto di partenza o di non ritorno. Quando si rompono o qualcuno li scassa, si spera nel miracolo e si comincia a pregare non si sa bene chi o che cosa.
“Aver Maria madre degli ascensori…” E poi… “Matteo Nostro che sei a Palazzo”, “Tecnico che scendi dalle stelle!”
Tutto invano. Maledettamente invano…
“Hanno sistemato la pulsantiera, ma l’ascensore è fermo da mesi. A cosa serve riparare la pulsantiera se poi non funziona?” commenta amaramente Francesca, costretta a salire ogni giorno il sovrappasso ferroviario con due bambini piccoli al seguito.
“È una tortura. Prima o poi qualcuno si farà male”.
Più in là due anziani si trascinano con due valigie più grandi e pesanti di loro. Ce la faranno? Boh!
Il Movicentro? Una trappola per chiunque abbia difficoltà motorie.
L’ascensore? Un miraggio: non importa quante volte lo si ripari, non sembra mai davvero pronto a tornare in funzione.
“Il calvario non è nuovo” commenta il consigliere comunale Massimiliano De Stefano. “Da mesi sui giornali si segnalano disagi e l’amministrazione comunale che fa? Sembra impegnata in una perenne partita allo scaricabarile. La gestione degli ascensori è stata affidata a terzi? Si chiamino questi terzi. Ci si comporti come si comporterebbe un qualsiasi amministratore di condominio. Un ascensore può restare rotto al massimo un giorno…”.
E poi ancora: “Ci riempiono di slogan sul trasporto integrato, sull’accessibilità per tutti, ma poi non riescono nemmeno a garantire il minimo indispensabile”.
Le giustificazioni dell'assessore Massimo Fresc? Aveva parlato di tempi tecnici di riparazione e per reperire i ricambi. Non ci ha ancora detto in quale città del mondo un ascensore sta fermo quasi due mesi. Forse il Burundi. È o non è questa una di quelle cose che non si possono più stare ad ascoltare?
Il quadro è desolante: riparazioni a metà, promesse non mantenute e un disservizio che incide sulla quotidianità di centinaia di persone. L’ascensore che non si muove è solo la punta dell’iceberg di una gestione caotica e disorganizzata, sia da una parte del Movicentro, sia dall’altra in corso Nigra, con il va e vieni continuo di autobus capaci – ed è già successo – di mettere a repentaglio la vita di una persona o di abbattere un muro.
Il Comune promette soluzioni a breve termine, ma intanto i pendolari continuano a salire e scendere scale, con borse, passeggini e tutta la frustrazione possibile.
Il problema è che ormai, con gli ascensori, siamo alle “comiche”.
Quest’estate, ad agosto, a un certo punto sono spuntati dei cartelli appiccicati con il nastro adesivo: “Causa danni da atti vandalici l’ascensore è fuori servizio. Per l’accesso ai binari 2 e 3 utilizzare l’ascensore lato via Dora Baltea”, recitava il messaggio, un'informativa che sembrava più una beffa che una soluzione.
“Ho guardato e riguardato quel cartello più volte”, ci raccontava esasperato il consigliere comunale Massimiliano De Stefano.
“E mi chiedo: cosa significa tutto questo? Se ti trovi in corso Nigra e hai difficoltà a fare le scale, ti dicono semplicemente di fare un lungo giro e arrangiarti. È una presa in giro!”
Ma la situazione è ben più grave di quanto possa sembrare a prima vista.
La mancata disponibilità degli ascensori non solo penalizza i pendolari che devono accedere ai binari 2 e 3, ma colpisce anche i cittadini che, per ragioni più quotidiane e altrettanto cruciali, necessitano dell’ascensore per raggiungere luoghi di grande importanza come il Bennet e il Poliambulatorio.
“Non si tratta solo di un inconveniente per chi viaggia in treno” stigmatizzava De Stefano, “ma di un vero e proprio disastro per moltissime persone che usano questi ascensori per motivi di salute e quotidianità. E la cosa più inaccettabile è che tutto questo va avanti da mesi”.
E ritorna, come in un film, la scena di quella signora avanti con l’età. Capelli bianchi come la neve, pelle ruvida, occhi umidi. Cercava di alzare lo sguardo verso il cielo, ma lo sforzo le provocava un dolore lancinante alle gambe. Le sue mani tremavano mentre si appoggiava al bastone, cercando di trovare la forza per fare solo un altro passo.
Lì, sul sovrappasso del Movicentro, con il peso degli anni che schiaccia le ossa a ogni gradino, a lottare contro il fiato corto e il dolore alle articolazioni.
Ma che cavolo di città è una città che se ne fotte di loro, di chi è avanti con l’età, per un mese intero? Che è indifferente verso i suoi cittadini più fragili?
Benvenuti a Ivrea (lo diciamo tante volte) dove la vita di tanti anziani, per tutto il mese di agosto, è stata un inferno. È arrivato settembre, ma la musica non è cambiata!
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