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L'intervista
29 Marzo 2024 - 17:17
“Auspichiamo che il rinnovato Palazzo Ellena possa diventare, chissà, la sede del nuovo e ricostituito Comune di Brusasco-Cavagnolo. Magari a partire dall’anno 2027, quando ricorrerà il 70esimo anniversario della separazione tra i due Comuni…”.
E’ bastata una battuta, pronunciata durante l’ultimo Consiglio comunale, per dare il là al dibattito.
Nel contesto dell’approvazione di una variazione al bilancio che di fatto vede entrare nelle casse comunali oltre 760 mila euro dal Ministero delle Infrastrutture, il consigliere comunale Carlo Giacometto, già parlamentare, ha rispolverato un vecchio, e caro tema, da queste parti: la fusione tra i Comuni di Brusasco e Cavagnolo.
Ricordiamo che nel 1927, il regime fascista unì Brusasco, Cavagnolo, Marcorengo e Brozolo in un unico Comune che assunse il nome di Brusasco Cavagnolo. Finita la guerra, nel 1948 Brusaso si staccò da Brozolo e nel 1957 da Cavagnolo, mentre Marcorengo rimase come frazione.
L'onorevole Carlo Giacometto
Il dibattito sull’unione dei due comuni, che lo ricordiamo sono separati solo da un rio, prosegue da mo’. E, puntualmente, di tanto in tanto torna d’attualità nell’agenda della politica locale.
Carlo Giacometto, come ti è venuta l’idea di riaprire il dibattito sulla fusione dei Comuni di Brusasco e Cavagnolo?
L’idea nasce dall’opportunità di unire i due comuni per ridurre le spese e migliorare i servizi. Nel 2027 si celebrerà il 70° anniversario della loro separazione, e sembra il momento giusto per ricongiungerli, coincidendo anche con la fine dei mandati amministrativi attuali di entrambi i comuni.
E’ proprio per questo che hai scelto il 2027 come anno target per questa fusione?
È una coincidenza significativa che entrambi i mandati amministrativi finiscano in quell’anno. A Brusasco, a causa delle elezioni posticipate per la pandemia, il mandato durerà fino alla primavera del 2027, allineandosi con il ciclo elettorale di Cavagnolo.
Hai menzionato un finanziamento per progetti infrastrutturali a Brusasco. Puoi dirci di più?
Sì, c’è stata una variazione di bilancio che ha incluso fondi significativi per il recupero della chiesa romanica di San Pietro al cimitero e la valorizzazione del Parco Storico di Palazzo Ellena. Ho pensato che questi sviluppi potrebbero servire come base per una futura sede comune tra Brusasco e Cavagnolo.
Quali sono i principali vantaggi di unire questi comuni?
La fusione porterà a una migliore efficienza economica e a servizi più efficaci. Studi dimostrano che i comuni con una popolazione tra 5.000 e 10.000 abitanti offrono i migliori servizi. Inoltre, l’unione potrebbe portare significativi contributi finanziari statali e regionali. Vorrei però aggiungere che ho parlato dei Comuni di Brusasco e di Cavagnolo, ma perché no potrebbero aggiungersi anche quelli di Verrua Savoia, Brozolo, Monteu da Po. Anche Lauriano, volendo...
In passato c’è già stato un tentativo di unione, pensiamo a quella del Trincavena sancita nel 2014 e che ha visto la partecipazione, oltre che di Brusasco e Cavagnolo, anche di Brozolo.
Sì, ma quella era un’unione e non una fusione e, di fatto, non è mai decollata. Il nostro gruppo consiliare è sempre stato contrario a quel tipo di ente: di fatto non portava vantaggi, ma così com’era stato concepito era solo un comune più grande che si andava ad aggiungere a quelli già esistenti.
Quali sono i passi che si dovrebbero compiere per la fusione dei due Comuni?
La fusione si può avviare con delibere consiliari o con un referendum popolare. Vedremo se ci saranno le condizioni per discuterne: noi siamo chiaramente favorevoli.
Cambiando argomento, ci sono voci su una tua possibile candidatura in Regione Piemonte nella lista del presidente Cirio. Puoi confermare?
Ho sempre cercato di rimanere attivo politicamente. Attraverso l’associazione Obiettivo Piemonte, che ho costituito dopo l’esperienza in Parlamento, abbiamo generato idee e dibattiti. Per quanto riguarda le elezioni regionali, ho dato la mia disponibilità al presidente Cirio.
Come si concilia questa possibile candidatura rispetto al tuo percorso politico passato in Forza Italia. Lo ricordiamo hai rappresentato Forza Italia fino a poco tempo fa sia nell’allora provincia di Torino che in Parlamento.
E’ dal marzo di due anni fa che non rinnovo la tessera di Forza Italia. Oggi i partiti, con le loro dinamiche, sono lontani dai cittadini: serve uno slancio diverso. Personalmente, ho sempre preferito un approccio diretto con l’elettore, ottenendo il sostegno attraverso il lavoro sul campo anziché posizioni garantite. Sono pronto a confrontarmi con l’elettorato e continuare a contribuire attivamente alla politica regionale.
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