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Chivasso
01 Ottobre 2023 - 20:52
“Là dove c'era l'erba ora c’è una città/ E quella casa in mezzo al verde ormai/ Dove sarà…”.
E’ una storia del “Ragazzo della via Gluck” all’incontrario, quella che vi andiamo a raccontare.
E’ la storia del verde che lascia lo spazio alle ruspe e agli escavatori. Per poi riprendersi, qualche tempo dopo, tutto il suo territorio. Anche di più.
E tornare, più verde e rigoglioso che mai.
Chivasso, frazione di Pratoregio.
Sempre al centro delle cronache negli ultimi mesi.
Dall’omicidio di Giuseppina Arena, avvenuto il 12 ottobre 2022 sulla strada che dalla città porta alla frazione, e rimasto ancora irrisolto, alle proteste dei residenti preoccupati per il nuovo argine che rischia di far finire a mollo le loro case, anziché difenderle.
Dalle cronache che puntuali raccontano di quel boschetto teatro di incontri occasionali omo ed eterosessuali un po’ di tutta la provincia di Torino fino al ritrovamento, lo scorso luglio, dell’ordigno bellico della Seconda Guerra Mondiale per il cui disinnesco si è reso necessario blindare la città e bloccare il traffico aereo e ferroviario.
Pratoregio di Chivasso.
Qui, a fine 2022, sulla stradale Torino che porta da Chivasso alla piazza della frazione, sono iniziati i lavori commissionati dall’Aipo, Agenzia Interregionale per il fiume Po, per la regimazione idraulica e la manutenzione del torrente Orco.
Un intervento che interessa anche i Comuni di Foglizzo e di Montanaro e che, nel complesso, costa qualcosa come 871 mila euro.
Le ruspe e gli escavatori, lo scorso inverno, hanno abbattuto piante, strappato gaggie, spianato il famoso boschetto di Pratoregio e ripulito tutto quello che c’era da pulire nel tratto di almeno un chilometro che costeggia il rio Palazzolo lungo via Marie Curie.
Hanno, di fatto, creato un ambiente lunare.
Eppure non una voce di protesta s’è levata dagli ambientalisti chivassesi e della vicina Montanaro, forse perché Pratoregio non è il Bricel o il Sabiunè e un albero tagliato non si vede così come si vede altrove. Ma tant’è.
A luglio, da questo paesaggio lunare, è spuntata una bomba inesplosa della Seconda Guerra Mondiale.
Le ruspe si sono fermate e così il cantiere per consentire le operazioni di disinnesco: un disinnesco che è avvenuto tre settimane dopo il ritrovamento della bomba.
Da allora l’impresa non ha più ripreso a lavorare e il cantiere s’è fermato.
Il motivo? Non lo sappiamo.
Quello che sappiamo è che la natura non s’è invece fermata.
Ciuffo dopo ciuffo, l’erba è tornata a crescere. Le gaggie pure e oggi, a distanza di appena tre mesi, il verde è tornato a risplendere là dove c’erano morte e desolazione.
L’erba s’è “mangiata” le recinzioni arancioni del cartone e s’è riversata anche sulla strada, rendendo difficile - e pericoloso - il passaggio di due veicoli contemporaneamente sulla strada.
La capacità della vegetazione di riguadagnare terreno è stata straordinaria, un autentico miracolo della natura.
Dopo che l'uomo ha lasciato il suo segno, con macchine e materiali da costruzione, a Pratoregio madre natura ha dimostrato tutta la sua resilienza e il suo potere di rigenerazione incredibile.
Una forza della vita.
In una zona di Chivasso che ancora oggi, dall’occultamento del cadavere di Capasso all’omicidio di Scarsella passando per l’assassinio della cantastorie di via Togliatti, è associata alla morte. Sempre e comunque per mano dell’uomo.
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