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Reportage

Su per la collina tra tartufi, verde e un castello abitato dalle suore

Una realtà immersa nel profumo e nella fede...

Un altro sabato pomeriggio tra le colline torinesi. Oltrepassata la frazione Bussolino di Gassino si arriva a Rivalba, un piccolo paese di 1100 abitanti incastonato nel verde. 

Una cittadina che si inerpica su una piccola collina, a partire dall'ingresso del paese per poi salire su fino al Castello e alla congregazione delle suore di San Giuseppe che è qui presenta da 150 anni.

L'ingresso di via Roma, una delle strade principali

Ma Rivalba è anche molto altro: è uno dei punti di riferimento per l'intera zona in fatto di tartufi. Qui si cercano, si trovano, qui a novembre si tiene la fiera nazionale del tartufo bianco. E c'è anche chi dice che il tartufo di RivAlba sia meglio di quello più famoso di Alba.

lL tartufo bianco raccolto nelle colline torinesi, infatti, si inserisce tra quelli più profumati d'Italia, e non ha nulla da invidiare a quello certamente più conosciuto che viene raccolto ad Alba.

Il nostro giro è incominciato da una chiacchierata con il Sindaco, Davide Rosso, da più di 20 anni amministratore della città.

Il Sindaco di Rivalba, Davide Rosso

"Si tratta di un ruolo che fai per il tuo paese, - ci racconta - qui il lavoro lo vedi e ne benefici anche tu. Se il paese è tenuto bene ne benefici anche tu. Le difficoltà, invece, sono quelle di tutti i comuni piccoli: poche risorse e tanto da fare, la struttura e il personale sono molto ridotte. Io faccio politica qui da 23 anni. Ho fatto 10 anni da sindaco, 5 da vice e ora sono di nuovo Sindaco".

Rivalba, come detto, è una sorta di gioiellino: c'è la collina, c'è la natura, si mangia bene. E non è una scoperta recente..

"Rivalba storicamente - prosegue il primo cittadino - era un paese di villeggiatura per i torinesi, già tra l'800 e il primo 900, ci sono tante ville dove i torinesi venivano a passare l’estate. Poi c’è il tartufo bianco, prodotto della collina, qui c’è la fiera nazionale del tartufo bianco la seconda domenica di novembre".

Il Municipio di Rivalba

C'è spazio anche per un po' di orgoglio locale.

"Il tartufo bianco di Rivalba - continua il Sindaco Rosso - si narra che i rivalbesi lo vendessero ad Alba e il loro tartufo fosse più apprezzato di quello albese".

Una piccola cittadina con tanti servizi e un suo grande problema: il trasporto.

"Qui abbiamo la farmacia, - conclude Rosso - qualche negozio, ristoranti. L'unica cosa carente è il trasporto pubblico. Con un po’ di impegno si riuscirebbe a fare meglio, sopratutto per la popolazione in età scolare che uso questo servizio".

Dopo aver lasciato il Sindaco passiamo dalla scuola materna, presente in città da più di 150 anni. Fondata nel 1872 dal beato Marchisio, don Clemente Marchisio, fondatore anche dell'ordine delle suore che visiteremo più tardi.

Roberto Arato davanti all'ingresso della scuola

"L’asilo - ci racconta Roberto Arato, presidente della struttura - è nato per aiutare i bambini, sia per l’istruzione che dal punto di vista umano. Per aiutare chi aveva problemi di sopravvivenza, proprio per questo sono passate alla storia le minestre dell’asilo. Ora ci sono 15 bambini, due sezioni, una sezione primavera, 2-3 anni, poi un’altra che va dai 3 ai 5 anni. Si tratta di una scuola paritaria, riconosciuta dal Ministero come paritetica alle scuole statali. Non abbiamo mai rischiato di richiudere anche se siamo arrivati ad un minimo di 7 bambini e ad un massimo di 44. Ce la mettiamo tutta per tirare avanti".

Passiamo poi, ad un'altra istituzione della città: la società di mutuo soccorso, anche questa presente da moltissimi anni in paese. 

Anna Rosso, Presidente delle Società di Mutuo Soccorso

"La società - ci spiega Anna Rosso, Presidente - è nata nel 1868, in quegli anni è nata come se fosse una sorta di Inps di oggi, il paese era pieno di agricoltori e contadini, la società andava incontro alle persone per quel che riguardava le cure mediche e le spese sanitarie. Ma non è tutto: era anche un punto di aggregazione del paese, c’era una cantina, si faceva il vino, il pane. Ora questa società vengono definite “società dinosauro”, ce ne sono 400 in Piemonte, questa come tante altre è diventata una trattoria".

1100 abitanti eppure una società sportiva con 13 giocatori. È il caso dell'Asd Rivalbese, realtà sportiva locale che opera nel campo delle bocce.

"Siamo un’associazione riconosciuta dal Coni, - ci spiega il Presidente, Diego Novello - siamo iscritti alla federazione italiana bocce, siamo 13 giocatori. In questo periodo c’è anche la baraonda, si svolge il giovedì sera e sfioriamo i 60 partecipanti, qui a Rivalba".

Diego Novello, Presidente Asd Rivalbese

 

Ma per lo sport, oltre alle bocce, c'è anche una palestra e anche un campo da calcio.

"Il 28 luglio - prosegue Novello - questi campi ospiteranno i padiglioni per la patronale, la seconda domenica di novembre ci saranno i tendoni della fiera del tartufo".

L'ultimo sforzo lo facciamo per arrivare in cima alla città, al castello, qui incontriamo Suor Elisa. Lei è a capo dell'Istituto figlie di San Giuseppe. 

Il sacerdote italiano Clemente Marchisio (1833-1903), allievo di Giuseppe Cafasso, nel 1871 aprì a Rivalba un laboratorio di tessitura per offrire un lavoro alle ragazze del luogo e il 12 novembre 1875 fondò, assieme a Rosalia Sismonda, la congregazione delle Figlie di san Giuseppe, per l'assistenza morale e materiale alle operaie.

L'istituto venne canonicamente eretto in congregazione di diritto diocesano da Lorenzo Gastaldi, arcivescovo di Torino, il 3 maggio 1877: nel 1880, con l'approvazione di papa Leone XIII, la finalità principale dell'istituto divenne il confezionamento di quanto necessario al culto liturgico.

Le Suore delle Ostie o "Suore ostiarie", come sono dette popolarmente, ottennero il pontificio decreto di lode il 6 agosto 1901 e vennero approvate definitivamente dalla Santa Sede il 9 luglio 1908.

Il fondatore è stato proclamato beato in Piazza San Pietro a Roma il 30 settembre 1984 da papa Giovanni Paolo II.

Le Figlie di San Giuseppe si dedicano al confezionamento del vino e delle ostie per la messa, delle candele, dei lini e dei paramenti necessari al culto.

Sono presenti in Argentina, Brasile, Italia, Messico e Nigeria; la sede centrale è a Roma.

Al 31 dicembre 2005, la congregazione contava 322 religiose in 30 case.

Qui a Rivalba, nel castello, risiedono una ventina di suore. All'ingresso stringiamo la mano a Suor Elisa e vediamo subito il motto "Ora et Labora", tipico dei frati benedettini. Un motto che ha ispirato anche le suore di Rivalba. Un tempo, infatti, qui, si lavorava, si creavano tessuti, il vino, le ostie, ora è un luogo di preghiera.

"Il castello - ci racconta Suor Elisa - oggi lo vede così, è stato tutto ristrutturato. Nel 2025 saranno 150 anni che siamo qui".

Suor Elisa

In questi 150 anni tanto è cambiato, molte persone si sono allontanate dalla fede, dalla chiesa...

"Manca la famiglia, - commenta Suor Elisa - noi veniamo da famiglie che vivevano la fede. Non è che ci siano meno credenti o più credenti di un tempo ma di certo meno praticanti. È difficile credere, credo al soldo che domani non ce l’ho più? Alle parole di qualcuno che poi dice il contrario? È la pratica che mi aiuta, andare in chiesa. Se io al bambino non gli do niente già da piccolo come si fa? "Ah ma deve decidere lui", così dice qualcuno, allora fallo decidere anche per la scuola".

E sul ruolo delle donne nella chiesa? Non è tempo che anche loro possano avere la possibilità di avere un ruolo guida?

"La donna - ci spiega Suor Elisa - ha delle qualità complementari rispetto all’uomo e viceversa. Quando vogliono fare l'uno il ruolo dell'altro abbiamo visto cosa succede... La donna ha una vocazione specifica: procreare…".

Salutiamo suor Elisa, usciamo dal Castello, si chiude così il reportage di una delle perle della collina torinese.

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