Salvare Seta organizzando una finta gara d'appalto da far vincere a un gruppo di imprenditori definiti “coglioni” e “beduini”, col solo obiettivo di prendere tempo nell'attesa che arrivasse il vero acquirente,
il colosso dell'energia Colucci, caldeggiato dal
senatore Stefano Esposito, che lo definiva
“buon pagatore della politica”. Questa la tesi, finora inedita, su cui mercoledì la procura di Torino ha imbastito la propria requisitoria nell'ambito del processo Seta, che vede imputate 13 persone per la turbativa dell'asta per la vendita del 49% della società di raccolta rifiuti di Settimo e dintorni.
Pm contro Corgiat
Il pm Padalino, di fronte al giudice Andrea Natale, ha usato parole durissime soprattutto all'indirizzo dell'imputato eccellente di questo processo, l'ex sindaco di Settimo
Aldo Corgiat. Per lui, definito “l'ideatore del sistema Settimo”, la Procura ha chiesto la condanna più pesante, 2 anni e 8 mesi. Il pm lo ha definito “Un politico scaltro e potente che utilizza la sua posizione apicale per condizionare la gara venendo meno al suo dovere di tutelare l'interesse dei cittadini, con il fine di coprire i disastri gestionali delle società di Settimo che anche lui aveva contribuito a creare”. Spaziano fra un anno e due anni e quattro mesi le pene chieste per gli altri 12 imputati, funzionari pubblici della commissione di gara, manager di società pubbliche e imprenditori privati.
Ma la vera novità emersa dalla requisitoria di Padalino è appunto il presunto legame fra Seta, Colucci ed Esposito. Secondo la tesi della Procura – che Corgiat smentisce – fra il 2012 e il 2013 sarebbe stato ordito un disegno illecito per salvare Seta al fine di favorire l’ingresso in Seta del colosso dell'Energia.
I fatti
I fatti: Seta nel 2012 versa in condizioni finanziarie disastrate. Per salvarla Bacino 16 decide di vendere il 49% delle quote a un privato. Le prime tre gare non vanno a buon fine. Nella quarta si presenta Thesan, amministrata da
Paolo Brambilla (chiesti 1 anno e 6 mesi per lui), ma anche questa gara viene stoppata dal Bacino. Successivamente, dopo che l'indagine è già di dominio pubblico, si svolge una quinta gara vinta da Smc, che oggi possiede il 49% di Seta e che è effettivamente legata a Colucci. La tesi della procura Per prima volta, per bocca del pm Padalino, in aula è stato fatto il nome di Stefano Esposito, senatore del Pd.
C'è una telefonata del 15 febbraio 2013 fra lui e Corgiat. “È emerso che entrambi hanno incontrato Colucci, interessato all'acquisto di Seta – ha detto il pm – Esposito dice a Corgiat che Colucci è un soggetto “serio”, un “ottimo pagatore della politica” (precisando che lui e Corgiat di soldi da Colucci non ne hanno mai visti). Ma Colucci ha bisogno di 4 mesi per mettere insieme i soldi che servono. Quindi c'è bisogno che qualcuno presenti un'offerta in modo che la gara non vada deserta”. In pratica servirebbe qualcuno che mettesse qualche soldo in Seta giusto il tempo necessario per consentire il subentro di Colucci, che di soldi ne ha e tanti, ma non può investirli subito. Qui entrano in gioco
Paolo Perino, Antonio Stillitano e Paolo Brambilla, legati tramite vari intrecci societari a Thesan e anche loro imputati. Sono loro gli imprenditori che, in cambio del “salvataggio” di Seta, sperano di poter ottenere futuri vantaggi grazie ai legami con Settimo o con Colucci.
“Noi saniamo, serviamo come ponte, è un favore che ci renderanno” si dicono in un'intercettazione. Quindi, sempre secondo la Procura, partecipano alla gara “ma con la prospettiva di chiamarsi fuori in un secondo momento”. Tuttavia dalle intercettazioni è emerso che questi imprenditori godono di scarsa considerazione da parte degli altri imputati, “questi sono dei beduini, dei coglioni”, dice in un'intercettazione Stefano Maggio, direttore generale del comune di Settimo, anche lui imputato.
I dubbi
Va detto che la tesi della Procura ha sollevato moltissimi dubbi in aula, e non solo fra i legali delle difese. “La gara in quel momento non c'era, era stata revocata – ha obiettato l'avvocato Guglielmi, difensore di
Teresio Asola, direttore di Seta – Dov'è il reato? Quale gara sarebbe stata turbata?”. Per quanto riguarda Corgiat, lui smentisce l'assunto stesso della tesi della Procura. Non sarebbe Colucci il beneficiario occulto della manovra perchè
il sindaco di Settimo in quel periodo stava trattando direttamente con Fassino per coinvolgere Iren. E questo l'ha confermato lo stesso sindaco di Torino, chiamato a testimoniare. Non solo. “Scopro oggi che la Procura ritiene che noi, io e Esposito, avremmo agevolato “il buon pagatore della politica” Colucci – commenta l'ex sindaco di Settimo - In questo caso mi riservo di chiedere verifiche puntuali e approfondimenti: mi chiedo come mai Colucci e Esposito non siano mai stati chiamati in aula.
E mi chiedo chi avrebbe beneficiato di questi presunti “pagamenti” della politica. Non certo io, visto che sono intercettato da anni e non è emerso niente”.
Processo politico
Insomma, la vicenda giudiziaria ha un risvolto politico che è la stessa Procura a sollevare, tirando in ballo un senatore. Che poi il processo Seta nasca da un impulso della politica Padalino non lo ha smentito, dichiarando che tutto è partito “da una fonte confidenziale”. “Ma è inutile baloccarsi con dietrologie politiche – ha aggiunto il pm – C'erano elementi che rilevavano condotte illecite”. Per la cronaca la “fonte confidenziale” sarebbe l'ex vicesindaco di Chivasso,
Gianluca Vitale, che è anche agente della forestale. Quello che è certo è che all'epoca delle gare di Seta fra Chivasso e Settimo volavano i coltelli e che “l'impulso della fonte confidenziale” facesse parte di un regolamento dei conti non è una tesi così fantascientifica. Di certo Corgiat ha giocato molte carte per salvare Seta. Il giudice stabilirà se lo ha fatto violando la legge.
lorenzobernardi@giornalelavoce.it