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Galera e dintorni
30 Maggio 2023 - 10:31
Due righe sui giornali di qualche giorno fa parlavano di una persona che ha violato un ingresso del Vaticano, ha fatto esplodere un colpo di pistola fra le sacre mura, è stato bloccato dai gendarmi ed è stato ospite della prigione del Vaticano. Nella storia almeno fino a Porta Pia, le prigioni del Papa erano a Castel sant’Angelo e non offrivano molte comodità. Lo sapevano e lo temevano i patrioti del Risorgimento, i ladruncoli e anche qualche frate ribelle.
Anche oggi lo stato della Città del Vaticano ha a disposizione alcuni locali di custodia ma per la prigione normale si avvale delle strutture dello stato Italiano. Ne hanno parlato recentemente anche durante il processo per l’affare del palazzo di Londra e tutto quello che ne consegue. Durante gli anni hanno ospitato persone bloccate in Vaticano per qualche azione di protesta o qualcosa di simile ad esempio nel 2014 una attivista di Femen che girava a seno nudo o un operaio che si è arrampicato sulla cupola di San Pietro per protesta. Sono in corso processi per pedofilia che prevedo anni di carcere che si scontano in Italia (ma il costo è a carico de Vaticano).
Ben diversa è la situazione dello Stato di San Marino.
Nel nuovo regolamento di polizia penitenziaria approvato il 4 maggio scorso si cercano nuove forme di gestione della giustizia. Esiste la regola per cui le misure alternative alla detenzione sono riservate a coloro che hanno subito condanne non superiori ai tre anni. Queste esperienze sono positive sia per la gestione delle esperienze e per la assenza di recidiva.
E’ stato possibile in questi casi ampliare l’offerta di implementazione e di formazione del personale adeguato, rendendo operative queste nuove esperienze.
Resta ancora comunque la necessità di tenere aperta la prigione (che al momento è vuota) arrivando al paradosso che potrebbe diventare un luogo di lungo isolamento con i relativi problemi che potrebbero nascere.
Inoltre dopo la riforma Cartabia sono stati siglati protocolli di collaborazione con lo stato italiano per la gestione della giustizia riparativa.
Giova a questo punto ricordare il primato di questa piccola rebublica che per prima a metà dell’ottocento ha abolito la pena di morte, indicando la via verso una sempre maggiore civiltà.
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