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02 Settembre 2025 - 10:04
												Ex convento di San Bernardino a Chivasso: parte il cantiere, ecco cosa diventerà
Dopo diciannove anni di abbandono, aste, fallimenti e progetti rimasti sulla carta, qualcosa si muove davvero. Il cantiere per la riqualificazione dell’ex convento di San Bernardino è stato aperto ufficialmente a fine maggio. I lavori dureranno fino all’estate del 2026. Alla fine, là dove c’è un edificio dismesso che per anni ha rappresentato una ferita nel tessuto urbano di Chivasso, sorgerà un complesso residenziale con appartamenti, uffici, spazi condivisi e installazioni permanenti. Ma attenzione: non si tratta di una demolizione, ma di un recupero conservativo, che punta a restituire alla città un pezzo del suo patrimonio culturale.
La trasformazione è guidata dalla stessa proprietà, un architetto Svizzero-argentino specializzato in interventi di alto profilo, i lavori affidati ad impresa italiana Argeco srl e le mediazioni curate da Matteo Cassin, real estate manager responsabile di Torino e provincia di Quimmo Agency.
Il progetto prevede una destinazione d’uso mista: unità abitative di pregio, locali per attività professionali, spazi condominiali comuni. Tutto inserito in un contesto vincolato, su cui si è scelto di intervenire salvaguardando la struttura esistente. Il chiostro, i prospetti, la volumetria: nulla sarà stravolto. La sfida è riempire un contenitore storico con funzioni contemporanee, senza snaturarne il valore.
I primi appartamenti sono già stati prenotati. Tra i nomi noti c’è quello di un notaio. Non sono disponibili dettagli sui prezzi, ma si parla di quotazioni in linea con il mercato del nuovo e comunque sotto i 2.800 euro/mq per il residenziale e 1700 euro/mq per gli uffici, alloggi ampi, con finiture di livello, e soluzioni pensate per una clientela alla ricerca di residenze esclusive. Il target del progetto è duplice: famiglie in cerca di una casa comoda e ben servita, e professionisti interessati a vivere o lavorare in uno spazio riservato, centrale e di alto profilo.
Il convento di San Bernardino si trova infatti in via del Collegio, a pochi metri dalla centralissima via Torino e da piazza d’Armi, in una posizione strategica ma appartata. Da qui si raggiungono a piedi la stazione ferroviaria, il centro storico, i principali servizi pubblici e commerciali. Una zona ben connessa, ma fuori dai flussi caotici del traffico cittadino.
Cortile condominiale
Il cuore simbolico dell’intervento sarà rappresentato da due opere dello scultore chivassese Nino Ventura, autore già noto in città per aver firmato diverse opere.
All’interno del chiostro sarà collocata la scultura “Da qui comincia il Mare”, un gruppo in bronzo con fontana. Nel giardino interno, sul lato che guarda verso piazza d’Armi, verrà installata invece “Rinascita”, un grande uovo in marmo di Carrara, simbolo di rigenerazione.
Due interventi non decorativi, ma identitari: parte integrante del progetto, pensati per trasformare gli spazi comuni in luoghi di valore anche culturale, oltre che estetico.

Interno del convento di San Bernardino
Il convento di San Bernardino è un edificio carico di storia, risalente al XVII secolo. Oggi lo si chiama di nuovo San Bernardino, con il nome originario. Ma per intere generazioni è stato semplicemente l’asilo del San Giuseppe. Un lungo corridoio impregnato dell’odore del refettorio, la cappella rischiarata dalle candele della preghiera mattutina, lo stanzone buio dove si fingeva di dormire aspettando la merenda. E soprattutto il cortile, animato ogni giorno dagli schiamazzi dei bambini, unico punto vivo di una via altrimenti silenziosa.
Tutto cambiò a metà degli anni Novanta, quando le suore lasciarono l’edificio quasi all’improvviso. Iniziò così un altro capitolo. I primi anni Duemila portarono con sé sogni ambiziosi: nella Chivasso che guardava alle Olimpiadi invernali di Torino, quel vecchio convento venne ribattezzato San Bernardino e immaginato come hotel a cinque stelle, con turisti internazionali e architetture di prestigio.
Quel progetto naufragò sotto il peso di fallimenti, procedimenti giudiziari, cubature inesistenti e concessioni edilizie scadute.
Il protagonista di quegli anni fu l’imprenditore Mario Bonardo che lo acquisì nel 2002-
L’obiettivo dichiarato era ambizioso: trasformarlo in un hotel a cinque stelle, con annesso centro benessere. È il periodo della corsa ai Giochi Olimpici invernali di Torino 2006. Gli investimenti immobiliari si moltiplicavano. Ma quel progetto si arenò quasi subito. I lavori partirono nel 2004, ma si interrouppero nel 2005. I cantieri rallentarono, gli operai sparirono. Nell’aprile del 2006 iniziarono i primi crolli.
Fallirono, una dopo l’altra, le aziende coinvolte: Smeg e Compagnia di San Bernardino. Il complesso finì all’asta. A prezzi sempre più bassi. Nel 2011 venne acquisito dall’Immobiliare Sant’Andrea della famiglia Caramellino di Casalborgone. Anche quel tentativo andò in fumo, tra intoppi burocratici e problemi finanziari. Il convento finì nuovamente sul mercato. Il resto è storia recente. Venne acquistato nel settembre 2022 per poco più di 553 mila euro. Da allora, la situazione si sblocca. E nel 2025, finalmente, si aprono i lavori.
Nel complesso è inclusa anche una chiesa, chiusa da anni, che conserva affreschi attribuiti alla scuola di Raffaello Sanzio. Il futuro di questo spazio non è ancora definito. Circolano ipotesi: c’è chi vorrebbe farne un ristorante di alta gamma, chi sogna una sede espositiva, chi propone un uso pubblico come ufficio co-working. Nessuna decisione ufficiale è stata comunicata. Resta uno dei nodi più delicati del progetto. Perché non si tratta solo di un edificio: è una parte del patrimonio culturale della città.

Uno dei terrazzi degli alloggi
L’intervento sull’ex convento di San Bernardino non è solo un’operazione immobiliare. Ha impatti economici, culturali e sociali sulla città di Chivasso. La riqualificazione dell’edificio stimola il recupero dell’area circostante. Migliora la qualità urbana, aumenta la sicurezza, promuove una maggiore sostenibilità ambientale. In prospettiva, potrebbe rappresentare un punto di partenza per ulteriori interventi di rigenerazione urbana.
Dal punto di vista culturale, il progetto evita la perdita definitiva di un luogo simbolico, restituendolo alla città in una nuova forma. Non più convento, non più scuola, ma residenza moderna, integrata nel tessuto esistente. Una trasformazione che non cancella il passato, ma lo riutilizza. E questo, per Chivasso, può diventare un modello.
La scelta di vivere nel nuovo complesso del San Bernardino si lega anche al contesto in cui sorge. Chivasso è una città media, ben servita, a venti minuti da Torino, con collegamenti ferroviari e autostradali efficienti. Offre servizi pubblici completi, una rete commerciale articolata, scuole, ospedali, spazi verdi. La vicinanza al Po e alla collina permette un buon equilibrio tra città e natura. Il centro storico mantiene una sua vitalità, anche grazie a eventi e tradizioni che resistono. Non è una città perfetta. Ma per chi cerca un’abitazione stabile, di qualità, senza il caos metropolitano, è una delle opzioni più interessanti dell’area torinese.
L’ex convento di San Bernardino a Chivasso è stato, per quasi vent’anni, un progetto mancato. Un simbolo di attese disilluse. Oggi, con l’avvio del cantiere, prova a diventare il contrario: un esempio riuscito di trasformazione urbana, una riappropriazione di spazio pubblico, una nuova centralità abitativa. Gli strumenti ci sono. Le premesse anche.
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