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Quando i Mezzi di Gassino erano sulla destra del Po

La conoscenza del territorio e delle sue trasformazioni idrogeoliche nel corso del tempo è attualmente assai scarsa

IN FOTO Il porto natante di Gassino all’inizio del Novecento

IN FOTO Il porto natante di Gassino all’inizio del Novecento

La conoscenza del territorio e delle sue trasformazioni idrogeoliche nel corso del tempo è attualmente assai scarsa. I motivi sono diversi, in parte connessi con l’ignoranza e la sempre più diffusa superficialità in materia di storia. Non era così sino ad anni non remoti. Valga per tutti il caso della borgata Mezzi di Gassino, dal 1957 unita al territorio di Settimo Torinese.

IN FOTO Il Po all’altezza della borgata Mezzi

«La frazione Mezzi […] – scriveva al prefetto, nel marzo 1952, il sindaco di Gassino – era un tempo, due o tre secoli fa, situata sulla sponda destra del Po». Prescindendo dai «due o tre secoli fa», terminologia che dovrebbe semplicemente indicare un’età remota di cui non si ha memoria diretta, il rilievo del sindaco è tutt’altro che illogico. Pressappoco nello stesso periodo, un’analoga affermazione comparve su un quotidiano torinese. «Da secoli», stando al cronista, la borgata apparteneva a Gassino, «ma all’inizio il corso del Po le passava alle spalle, e la frazione era unita a Gassino dalla terraferma».

Non stupisce, pertanto, l’ipotesi formulata nel 1970 dal medievista Aldo Angelo Settia. Secondo l’illustre professore, il fiume scorreva, in epoca romana, poco sotto l’isoipsa dei 200 metri sul livello del mare, a sud del nucleo storico di Settimo, ma a nord della località Rivo Martino, dove la strada dei Mezzi s’immette nella provinciale per Chivasso. In tal caso, non solo il territorio dei Mezzi, ma la Cascina Nuova di Brandizzo, le cascine Remartino Piccolo e Grande e lo stesso luogo dove sorge Brandizzo si sarebbero trovati sulla destra del fiume.

L’ipotesi di Settia si fondava su osservazioni cartografiche a grande scala e sul fatto che la chiesa di Brandizzo, unica fra quelle a sinistra del Po, dipendeva dalla pieve di Gassino sul finire del quattordicesimo secolo. Qualche tempo dopo lo studioso rettificò la propria ipotesi in modo radicale.

Ciò non toglie che il Po fluisse anticamente più a nord rispetto a oggi, benché le sue divagazioni in un senso e nell’altro fossero ricorrenti, come si ricava dalle più svariate fonti. Nel 1705, ad esempio, Michele Astesano e Antonio Maria Baffino «deposero essere benissimo informati che, anni venti allora fa, il fiume Po scorresse dal finaggio di Sambuy per retta linea sotto le roche di Mejrano, indi di Castiglione e successivamente [...] di Gassino».

continuar le fini di Castiglione tanto da una parte che dall’altra del Po, per tutta la regione della Boggia et sino alle fini di Gassino

Basti considerare come tutti i comuni sulla destra orografica del fiume (San Mauro, Castiglione, Gassino, San Raffaele, ecc.) spingano tuttora i rispettivi confini sulla sponda opposta. Nel 1708 Pietro Arduino, traghettatore ossia «portonaro al porto» del signore di Castiglione, il marchese Turinetti di Priero, dichiarò «continuar le fini di Castiglione tanto da una parte che dall’altra del Po», a valle della cascina Rubattino di Settimo, «per tutta la regione della Boggia et sino alle fini di Gassino».

La tesi che l’odierno territorio dei Mezzi si trovasse alla destra del Po in epoca non meglio precisabile sembra trovare conferma in alcuni documenti dell’archivio storico della città di Settimo, nessuno dei quali è stato finora oggetto di studio rigoroso. Dal «Catastro formato nel 1608 dalli fratelli Bernardino e Francesco Draghetti» emerge che decine di gassinesi possedevano terre sulla sinistra del fiume: non si trattava di appezzamenti sparsi, ma di fondi contigui che formavano un’unica striscia fra le terre dell’Isola e i beni della cascina Remartino Grande. Altri terreni erano situati non lontano dal corso inferiore del rio San Gallo, nelle regioni Coche e Prato Poetto, anche questi a nord del Po e a sud del terrazzo fluvioglaciale che caratterizza il territorio settimese. Nei catasti del 1670, 1716 e 1727-28 continuano a figurare numerosi proprietari di Gassino. La sola parrocchia dei Santi Pietro e Paolo aveva trentuno giornate e cinquantuno tavole (dodici ettari) di boschi e prati «alla Varosa» (Acquarosa di Settimo), senza contare i beni in località Rivo Martino e altri a settentrione della strada per Brandizzo e Chivasso.

Ce n’è a sufficienza per ipotizzare che i Mezzi si trovassero, in altra epoca, sulla destra orografica del grande fiume. 

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