Cerca

Pagine di storia

Il battaglione alpini di Ivrea

Un approfondimento storico di Franco Miglio per la rivista Canavèis

Il battaglione alpini di Ivrea

5 aprile 1942, gli Alpini alle Bocche di Cattaro sulla costa dalmata del Montenegro

Il Battaglione Ivrea viene costituito il 10 luglio 1887 per cambio di denominazione del Battaglione Val Orco; viene inquadrato nel 4° Reggimento Alpini e acquartierato presso la caserma Freguglia di Ivrea.  

Il motto del battaglione è Tucc un e porta la nappina rossa fino al 1908, quando acquisisce la nappina bianca, che conserverà fino allo scioglimento del battaglione.

Nel 1911, durante la guerra Italo-Turca, opera in Cirenaica. Nel novembre 1911 sbarca a Tobruk, viene impiegato come rinforzo nel settore di Derna e alla costruzione della ridotta Piemonte.

Nel febbraio 1912, sotto l’attacco delle forze turche, la ridotta Lombardia si trova in condizioni disperate, ma con l’arrivo del Battaglione Ivrea, del Battaglione Verona, e di due compagnie del Battaglione Edolo, la situazione viene ribaltata ed il nemico viene ricacciato. 

Il 14 settembre 1912 i Battaglione Ivrea, Mondovì ed Edolo occupano le posizioni di Kars-el-Laben e Casa Aronne raggiungendo l’altipiano del Feteja. Il 17 gli arabo-turchi contrattaccano, ma gli alpini resistono strenuamente e, dopo una durissima battaglia, ottengono la vittoria.

Nell’ottobre 1912 gli alpini del Battaglione Ivrea con i Battaglione Edolo, Saluzzo e Mondovì sono impegnati in aspri combattimenti su terreni impervi e rocciosi, e non riescono a progredire. 

Per mancanza d’acqua il 10 ottobre sono costretti a ripiegare sulle posizioni di partenza, dove pochi giorni dopo riceveranno l’annuncio della fine delle ostilità.

Il trattato di pace demandava all’Italia il controllo, anche militare, della fascia costiera tra Zuara e Tobruk, cosicché il Battaglione Ivrea è ancora in Libia dall’aprile 1913 fino ad agosto 1914, allorché viene rimpatriato.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale il Btg. Ivrea viene schierato nel settore Alto Isonzo con il compito di conquistare la dorsale Kolowrat e Monte Jeza, quindi di occupare il Globocak. Il battaglione si attesta a difesa del monte Kuk spostandosi a fine maggio nella conca di Drezenca.

In giugno occupa la quota 1270, quindi viene posto in riserva a Ravna. Il 21 luglio partecipa alla conquista del Monte Rosso ed occupa lo Smogar. A fine luglio viene inviato a Libussina per un periodo di riposo.

Ritorna in azione partecipando alle operazioni contro la testa di ponte di Tolmino. Il 14 agosto avanzando lungo la sponda sinistra dell’Isonzo si scontra con lo sbarramento di fronte a Dolje, costituto da reticolati difesi da mitragliatrici, ed è costretto ad arrestarsi, nonostante reiterati tentativi di superare questo ostacolo. A fine settembre la 38^ Compagnia occupa un pezzo di trincea nei pressi Dolje 

Dal 1° ottobre è di riserva alla brigata Salerno, dal 20 novembre è di presidio alla linea sul Mzrli, e resiste a numerosi tentativi di conquista. Nei mesi invernali è in seconda linea a Za-Piecamo.

Nel marzo 1916 passa al III Corpo d’Armata nella zona occidentale del lago di Garda. 

Nel 1917 viene dislocato in Val di Ledro e Mont Vies in Val Giudicarie. Presidia il Monte Vies rintuzzando i tentativi di colpi di mano contro le  nostre postazioni. 

In questo periodo viene pure impiegato in lavori di sistemazione e rafforzamento delle posizioni e nello scavo di una galleria tra monte Vies e Malga Vies.

Il 1° luglio respinge un attacco a Colletta San Giovanni. Il 21 agosto dopo reiterati tentativi gli austro-ungarici conquistano quota 1000, ma la stessa notte il plotone arditi e un plotone della 4^ Compagnia scalano le pareti a picco e, dopo un breve scontro a fuoco, riconquistano le posizioni perdute e catturano l’intero presidio.

Nell’inverno 1917 il Btg. Ivrea presidia le linee difensive, svolgendo con successo un’attività che già in anni precedenti aveva dimostrato le enormi difficoltà di operare  ad oltre tremila metri d’altezza in pieno inverno.

A fine marzo 1918 viene inviato in Val Daone, un settore in cui l’attività  è limitata al pattugliamento ed a piccoli colpi di mano. Il 30 giugno il plotone arditi dell’Ivrea si impadronisce di un piccolo posto nemico a quota 1100 in Val Daone. Nella notte del 17 ottobre effettua un colpo di mano sul Monte Bagolo catturando prigionieri.

Il 31 ottobre 1918 l’Ivrea passa il Piave sul ponte di Vidor, avanza tra Mel e Lentiai quando viene raggiunto dalla notizia della fine delle ostilità

Nel dopoguerra si susseguono vari riordinamenti delle forze armate finché nel 1935 il Btg. Ivrea viene inquadrato nel Comando Divisione Alpina Taurinense

Siamo ormai prossimi all’entrata in  guerra quando, nel 1940, diventa cappellano del Btg. Ivrea un personaggio molto amato e conosciuto in Canavese: don Ernesto Tapparo.

All’inizio delle ostilità il Btg. Ivrea combatte sul fronte francese. Il 13 giugno, a Punta Murin, subisce la cattura di una pattuglia, occupa la quota 2929, distrugge una postazione nemica e respinge i tentativi di riconquistare la postazione da parte dei Francesi. 

Il 21 giugno è a Col du Mont, e la 39^ Compagnia è a Col Vaudet; il giorno 22, dopo uno scontro a fuoco, occupa la postazione sul costone che separa i valloni che scendono da Col du Mont e Col Sachere. Il giorno dopo passa l’Isère ed occupa il paese di Les Masures. La 40^ Compagnia attacca il villaggio di St. Foy scatenando una intensa reazione francese dalle postazioni in caverna. I Francesi sgomberano il paese e si ritirano sulla sponda sinistra dell’Isère.

Il 25 giugno cessano le ostilità contro la Francia ed il battaglione torna al 4^ Reggimento Alpini.

Nel 1942 viene inviato in Balcania-Montenegro con la Taurinense, che inizia a sbarcare a Ragusa, concentrandosi poi a Mostar. 

L’Ivrea, inquadrato nella Divisione Cacciatori delle Alpi, parte il 2 febbraio ed opera nella zona di Ragusa. Tra il 13 ed il 18 febbraio viene trasferito via mare a Cattaro dove è impiegato in varie operazioni. Il 28 febbraio viene attaccato durante una ricognizione e subisce importanti perdite: un ufficiale morto ed uno ferito, otto alpini morti e dodici feriti. Dal 14 marzo fino al 17 è impegnato in combattimenti nella penisola di Devesile. 

Il 25 e 26 opera  nella zona di Pobor e dal 30 marzo al 1° aprile tra Crkvice e Ublì.

Il 4 aprile il 4^ Reggimento Alpini si trasferisce a Mostar. A fine aprile le Divisioni Pusteria, Taurinense, il 1^ Gruppo Alpini Valle, assieme ad unità tedesche e croate combatterono contro i partigiani dell’alta valle della Drina.

Il 28 aprile la Taurinense viene concentrata a Sarajevo, il 2 maggio il Btg. Ivrea  marcia verso Ilidza con obbiettivo Monte Vides e raggiunge Vides il 25.

A luglio torna nella zona di Mostar ed il 25 dello stesso mese viene destinato a Plevlija sul fiume Drina.

Ai primi di giugno del 1943 partecipa ad una offensiva contro i partigiani nella zona del Durmitor. Non ci sono combattimenti di rilievo, ma pesanti fatiche e disagi dovuti all’asprezza del terreno, al maltempo ed alla difficoltà di rifornimenti.

L’otto settembre, quando giunge la notizia dell’armistizio il Btg. Ivrea si trova presso  la costa di Niksic e si schiera  in difesa della quota 845 per sbarrare la strada di Savnik ai tedeschi. 

Nella notte sul 12 settembre copre lo spostamento della divisione verso Danilograd, che viene raggiunta nella serata dello stesso giorno. Il 15 il generale Vivalda, comandante della Taurinense, sfugge ad un tentativo di cattura ed ordina alle truppe di spostarsi verso Cattaro sulla rotabile di Cevo. Il Btg. Ivrea raggiunge questa località il 16 ed il giorno dopo attacca i tedeschi a Krstac tentando invano di aprire la via verso le Bocche di Cattaro. Nei giorni successivi giunge Grkova e Ledenice sbarrando la rotabile verso Dragali.

Nel pomeriggio del 24 l’Ivrea attacca e disperde un reparto tedesco e cattura una decina di prigionieri. Il 26 i tedeschi rinnovano l’attacco con l’impiego di artiglierie ma gli alpini resistono e contrattaccano. Il 28 settembre, dopo numerosi attacchi aerei, contro cui non  può difendersi, deve ripiegare su Dogali. Il bilancio di questi combattimenti  è di due ufficiali morti ed uno ferito, diciotto alpini morti, quarantanove feriti e centodue dispersi.

Constatata l’impossibilità di contrastare efficacemente i tedeschi, il comando di divisione ordina di ripiegare nel territorio controllato dai partigiani, nella zona di Kobilji Do. Il 6 ottobre, nel tentativo di superare la rotabile in zona Trubjela il Btg. Ivrea viene pressoché annientato. Solo 200 superstiti circa riescono a raggiungere Gornje Polje. Sei ufficiali sono catturati e fucilati dai tedeschi.

In questa occasione rifulge la figura del sottotenente Giampaolo Loveriti che, non riconosciuto come ufficiale, si autodenuncia e viene fucilato con i suoi colleghi. Verrà decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria.

I pochi superstiti del Btg. Ivrea, assieme ad altri reparti, il 16 ottobre 1943 formano la II^ Brigata Alpina Taurinese che continuerà a combattere contro i tedeschi, diventando in seguito la Divisione Partigiana Garibaldi.

In questa data cessa di esistere il Btg. Ivrea come unità autonoma

Per i tanti sacrifici ed il valoroso comportamento, meriterà la medaglia d’argento al Valor Militare con la seguente motivazione:

All’otto settembre 1943 lontano dal suolo della Patria, a contatto di preponderanti forze tedesche che chiedevano la consegna delle sue armi, anziché deporle si schierava con moto unanime contro il tedesco ed iniziava la lotta partigiana che conduceva per circa tre mesi  combattendo strenuamente contro forze ognor soverchianti, conscio del rischio e del sacrificio, fulgido di valore e di gloria.

Montenegro – Sangiaccato – Serbia, settembre – ottobre- novembre 1943

Un Alpino del Battaglione Ivrea
Gep Dorma, ricordi di guerra

Gep Dorma, classe 1921, è chiamato sotto le armi, non ancora ventenne, il 13 gennaio 1941, e viene arruolato nel Battaglione Alpini Ivrea, 40^ Compagnia. 

Dopo un periodo di dislocamento in Francia, nel gennaio 1942 viene inviato in Montenegro dove prende parte a numerosi combattimenti.

Dopo l’otto settembre il battaglione Ivrea si schiera a fianco dei partigiani dando vita alla Brigata Garibaldi.

Catturato dai tedeschi il 4 dicembre 1943 viene deportato in Bulgaria e successivamente in Albania. Dopo una rocambolesca fuga, nell’ottobre del 1944, entra nella “Brigata Gramsci” a fianco dei partigiani albanesi. 

In questo periodo la situazione militare è molto confusa, i pericoli arrivavano da ogni parte, non ci si può  fidare di nulla e nessuno. Con abilità e fortuna, l’alpino Gep, più volte ferito durante i quattro anni di guerra,  riesce a “salvare la ghirba” ed il 13 giugno 1945 viene rimpatriato. Ma le traversie non sono ancora terminate. All’arrivo a Bari lo sparuto gruppo degli alpini si scontra violentemente con un gruppo di civili (civili?!) e di militari inglesi, che li insultano e li minacciano. 

Ma ormai è finita. Con i mezzi più disparati risale la penisola e raggiunge l’amata San Giorgio in trionfo “sal biroc tira da la mula ad Batista Salasa”.

 Il seguente brano è tratto da Gep Dorma. Frammenti di vita a cura di Bruna Poggione.

Con i partigiani di Tito

Aprimmo contatti con i partigiani dichiarando la nostra disponibilità a combattere al loro fianco. La nostra decisione era giustificata anche da motivi alimentari perché eravamo sprovvisti di cibo. Per quindici giorni si mangiò esclusivamente carne di mulo che, potendo, si faceva bollire nelle gavette, eravamo sprovvisti anche di sale.

I rapporti con i partigiani non erano sempre buoni e combattemmo anche contro alcuni di loro per avere salva la vita, come avvenne nel seguente episodio.

“Una volta incontrammo cinque partigiani che ci invitarono a seguirli all’interno di una casupola. Posammo le armi su una panca mentre questi si ritirarono in una altra stanza.

Stavamo aspettando il cibo che ci avevano promesso quando essi rientrarono ad armi spianate e ci costrinsero ad  uscire all’esterno ad una decina di metri da loro. Mentre stavano confabulando per decidere il nostro destino, eravamo in tre, interpretando, dal loro modo di fare, le loro cattive intenzioni, dopo un cenno d’intesa, con un balzo riuscimmo ad impossessarci delle nostre armi ed a renderli inoffensivi”.

In seguito ritrovammo il reparto (la nostra compagnia era comandata dal capitano Cornacchione) che era decimato dai prigionieri e dai morti. Sbandati, in un ambiente ostile, braccati dai tedeschi, non speravamo più nel tanto desiderato ritorno agli affetti ed ai nostri luogo di origine. Dopo giorni di marce, trovammo un reparto di fanteria che ancora non aveva combattuto e si ritrovava con i magazzini pieni di generi alimentari. Vedendoci stremati, feriti e stracciati ci offrirono dei viveri; noi che da giorni mangiavamo poco o niente, ci buttammo letteralmente sul cibo con il risultato spiacevole di essere colpiti, nella notte, da dissenteria e forti dolori di pancia.

Dopo esserci riorganizzati, ci fu affidato il compito di assaltare colonne o piccole pattuglie di tedeschi per rifornirci di armi, vestiario e vitto. Non riuscivamo ad avere notizie dall’Italia, e meno che mai notizie da casa o dalla Nini cui pensavo spesso chiedendomi se era ancora legata affettivamente a me. La speranza di tornare a casa era minima..

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori