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16 Dicembre 2025 - 11:34
“Se non fai un p****o ad Alfonso Signorini non entri al Grande Fratello”: l’accusa bomba di Fabrizio Corona
L’accusa è pesante, il racconto scandito come un atto d’accusa pubblico e il bersaglio è uno dei volti più potenti della televisione italiana. Nel nuovo episodio di Falsissimo, intitolato Il prezzo del successo, Fabrizio Corona mette in scena quella che definisce una verità taciuta da anni sul funzionamento dei meccanismi di accesso al mondo dello spettacolo. Al centro delle sue rivelazioni c’è Alfonso Signorini, direttore di Chi e storico conduttore del Grande Fratello, indicato come perno di un presunto sistema di selezione che avrebbe intrecciato carriera televisiva e relazioni personali.
Secondo quanto sostenuto da Corona, per molti aspiranti concorrenti il passaggio in televisione non sarebbe dipeso soltanto da visibilità, talento o narrazione televisiva, ma da una disponibilità più intima. La frase che sintetizza l’intero impianto accusatorio è diretta e brutale: «Se non vai a letto con Alfonso Signorini non lavori in televisione». Un’affermazione che Corona definisce il vero “prezzo del successo”, e che chiama in causa non solo il singolo conduttore, ma l’intero equilibrio di potere attorno ai reality di punta di Mediaset.
Nel racconto di Falsissimo, Signorini viene descritto come una figura centrale e difficilmente aggirabile per chi aspira a entrare nel circuito televisivo: un uomo potente, influente, con rapporti diretti ai vertici editoriali e aziendali, capace di trasformare una conoscenza privata in un trampolino professionale. Corona parla apertamente di un “sistema Signorini”, attivo da circa dieci anni e che coinvolgerebbe, secondo la sua versione, centinaia di persone. Una rete fatta di contatti, messaggi, foto esplicite e presunte relazioni che avrebbero anticipato l’ingresso di alcuni ragazzi nella Casa più spiata d’Italia.
Nel video compare anche una testimonianza anonima, che racconta di aver ricevuto immagini intime e richieste sessuali attribuite a Signorini. Un racconto che, pur privo di riscontri giudiziari, viene presentato come tassello di un mosaico più ampio, costruito per suggerire un modus operandi consolidato.
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A fare da perno narrativo alle accuse c’è quello che Corona definisce il “caso zero”, ovvero la vicenda di Antonio Medugno. Influencer poco conosciuto al grande pubblico fino al 2022, Medugno entra nel Grande Fratello dopo un percorso che, secondo la ricostruzione proposta, sarebbe iniziato mesi prima con un fitto scambio di messaggi privati con il conduttore del programma. In Falsissimo vengono mostrati stralci di conversazioni e riportata una testimonianza telefonica dello stesso Medugno, che ricostruisce una relazione fatta di confidenza crescente, videochiamate frequenti e messaggi dal tono affettuoso.
Medugno racconta di non aver mai voluto una relazione vera e propria, ma ammette l’esistenza di un rapporto ambiguo: «Ci sono stati messaggi più affettuosi, ma non si è mai spinto più di tanto. Poi tante videochiamate, anche solo tra me e lui». Secondo quanto riferito, tra i messaggi ci sarebbero anche frasi come «sei perfetto, sto cercando di trovarti difetti» e promesse di regali costosi, accompagnate però da un avvertimento chiaro: «Il mio lavoro e noi due percorreranno due strade diverse. Io non ho niente da perderci, tu sì».
Il racconto entra poi nel dettaglio di un incontro avvenuto a casa di Signorini, dove Medugno avrebbe dormito senza però accettare un rapporto sessuale. È a questo punto che Corona colloca la prima svolta negativa: il mancato ingresso nel cast iniziale del Grande Fratello. «Risultato? Non è entrato nella Casa», afferma l’ex fotografo dei vip. La storia, però, non si chiuderebbe lì. Dopo mesi di silenzio, i contatti sarebbero ripresi, il tono sarebbe tornato confidenziale e, improvvisamente, Medugno sarebbe diventato un concorrente del reality in corsa: «Riparte il flirt, arrivano incontri e di colpo è un nuovo concorrente del GF. Questo è il sistema».
Le affermazioni di Corona, va sottolineato, restano accuse e ricostruzioni unilaterali, prive al momento di riscontri giudiziari e contestate solo nello spazio mediatico. Non emergono, allo stato attuale, procedimenti o indagini ufficiali a carico di Signorini, né prese di posizione formali da parte di Mediaset. Tuttavia, il racconto ha già acceso un dibattito acceso sui confini tra potere, consenso e carriera, in un settore dove la visibilità è moneta e le scorciatoie, reali o presunte, diventano terreno scivoloso.
Il caso, così come presentato, non riguarda soltanto un nome o un programma, ma interroga il funzionamento stesso dello spettacolo televisivo, la trasparenza dei meccanismi di selezione e la vulnerabilità di chi cerca un’occasione. In assenza di verifiche ufficiali, resta una narrazione che divide, inquieta e costringe il mondo della televisione a guardarsi allo specchio. Perché, se anche una parte di questo racconto trovasse conferma, il problema non sarebbe solo chi esercita il potere, ma un sistema che per anni lo avrebbe reso possibile.
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