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Cronaca

Crack, sedia a rotelle e battute: l’inquietante show di Carturan in casa dei suoi aguzzini

Il filmato, girato l’11 maggio secondo i metadati, mostra un Carturan insolitamente rilassato e collaborativo durante la presunta prigionia: ride, cucina droga e partecipa a battute con i suoi aguzzini

Crack, sedia a rotelle e battute

Crack, sedia a rotelle e battute: l’inquietante show di Carturan in casa dei suoi aguzzini (foto di repertorio)

La storia di Michael Valentino Teofrasto Carturan, il giovane investitore italiano di Rivoli sequestrato per 17 giorni a New York, prende una piega ancora più oscura e ambigua. Un video ottenuto da TMZ, il sito di gossip americano specializzato in scoop clamorosi, mostra il 28enne in una scena sconcertante: seduto su una sedia a rotelle, ma con le mani libere, mentre cucina crack in una friggitrice elettrica. Intorno a lui, voci che ridono, scherzano e commentano: “Questo crack farà schifo”, “Sei su una sedia a rotelle a cucinare crack”. E lui, Carturan, ride con loro.

Secondo quanto riportato da TMZ, il video — la cui autenticità non risulta smentita — risalirebbe all’11 maggio, quindi al quinto giorno della presunta prigionia in una lussuosa casa di Prince Street, nel quartiere chic di NoLita. La scena si svolge all’1:45 di notte, stando ai metadati del file. E apre una valanga di interrogativi: è davvero compatibile con una situazione di sequestro e tortura?

La versione ufficiale della polizia di New York è che Carturan sia stato attirato lì il 6 maggio dal sedicente trader John Woeltz, con la complicità dello svizzero William Duplessie, e tenuto segregato e torturato fino al 23 maggio per ottenere la password del suo portafoglio in criptovalute. Una storia da incubo, con punte di violenza, minacce e un bottino milionario in gioco. Ma quella clip — in cui Carturan appare cosciente, ironico e partecipe — mette tutto sotto una luce distorta e disturbante.

Non è tutto: nel video non ci sono solo i due sequestratori. Oltre a Woeltz e Duplessie, compaiono altri tre individui non identificati: uno in abiti bianchi, gli altri solo percepibili dalle voci fuori campo. “Non riprendermi nel video del crack, fratello”, dice uno. La stanza è piena di presenze, non di catene. Ma allora chi erano davvero queste persone? Complici, spettatori, o amici?

L’inchiesta della NYPD prosegue e ora dovrà fare i conti con questa prova visiva che potrebbe ribaltare l’intero impianto accusatorio o, al contrario, mostrare un livello ancora più perverso di coercizione psicologica. Una recita obbligata? Un momento di apparente libertà in mezzo a giorni di violenza? O qualcosa di più torbido?

Per ora, l’unica certezza è che il caso Carturan è tutt’altro che chiuso. E ogni nuovo dettaglio lo rende sempre più simile a un thriller psichedelico, dove la verità scivola via tra le risate e il fumo di crack.

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