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Settimo "bella da vivere" o "inferno commerciale". La desertificazione del centro

La sindaca vorrebbe cercare di riscrivere la storia nascondendo i propri fallimenti e dando la colpa agli altri

outlet settimo torinese, settimo torinese

desertificazione commerciale e outlet

Nel 2004 (20 anni fa) trovai, in eredità dalle diverse amministrazioni a guida Ossola, circa 300.000 mq. di superficie destinata al commercio. Oltre alla realizzazione del primo lotto di Settimo Cielo lungo la Cebrosa (26.000 mq.) erano previsti altri 45 mila mq. in ampliamento, ai quali si aggiungeva una previsione di circa 120.000 mq.  lungo il lato destro di via Torino e 100.000 mq. sul lato opposto nell’area contigua al villaggio Olimpia. Si aggiungevano a questi diversi “addensamenti” di superficie minore ai 5.000 mq. 

Ricordo le riunioni difficili con i rappresentanti dei commercianti (ASCOM e Confesercenti) e con l’agguerrito e compianto Francesco Cena.  In quei tempi i supermercati chiudevano ancora nei giorni festivi e alla domenica (salvo deroghe) e il commercio locale fatto di piccole e medie imprese chiedeva, credo con ragione, di essere tutelato nei confronti della concorrenza dei grandi addensamenti commerciali. 

Le richieste prevedevano la realizzazione di nuovi parcheggi a pagamento in centro città con la gratuità alla prima ora per agevolare la sosta breve per i clienti degli esercizi commerciali territoriali, interventi per calmierare gli affitti e favorire l’insediamento di negozi di media, grande superficie, la promozione delle associazioni di via e il sostegno pubblico alla capacità attrattiva dei centri commerciali naturali. Le richieste erano condivisibili e riuscimmo in parte a realizzarle. 

Più complicato era tornare indietro da scelte già fatte dalle amministrazioni precedenti e previste dal Piano Regolatore. 

La mia amministrazione, sostenuta da tutta la maggioranza e parte dell’opposizione, agì in due direzioni: si cercò di qualificare e rendere meno generalista possibile l’offerta commerciale dei grandi addensamenti e di creare le condizioni per la rinuncia dei diritti di insediamento già previsti. Queste azioni portarono alla riduzione di circa 150 mila mq delle superfici commerciali già autorizzate: ottenemmo la rinuncia alla richiesta di circa 100 mila mq da parte del gruppo Zunino proprietario dell’area di via Torino lato villaggio Olimpia e una riduzione di circa 30 mila dell’area fronte Pirelli e di 20 mila mq di Settimo Cielo. 

La qualità architettonica e delle urbanizzazioni, richiesta con forza dall’amministrazione comunale, portò al superamento dell’ennesima piastra commerciale generalista e alla progettazione del cosiddetto Outlet del lusso con la conseguente minor concorrenza di quell’offerta rispetto al commercio locale. 

Ma l’aspetto più rilevante di quegli anni fu l’opposizione che l’amministrazione di Settimo fece (in accordo con parte delle organizzazioni commerciali) al progetto di ampliamento di Auchan (ora Conad) sull’area della Michelin. 

Ricordo i molti incontri con il Sindaco di Torino Chiamparino e l’assessore all’urbanistica Viano sulla necessità (sempre respinta) di coordinamento tra il progetto “Laguna Verde” e la previsione di autorizzare superfici commerciali per altri 150 mila mq circa. 

Ricordo la mia lettera rivolta in appello a tutti i Consiglieri Comunali di Torino con l’invito di non approvare lo strumento urbanistico che autorizzava questa destinazione d’uso. La scelta venne parzialmente sospesa ma (ahimè) fu ripresa e portata avanti sia dall’assessore all’urbanistica di Torino Lo Russo (ora Sindaco di Torino) e, in totale continuità, dall’assessore all’urbanistica 5 stelle della Giunta Appendino. 

Chiara Appendino

In questi anni è mancata totalmente l’opposizione dell’amministrazione di Settimo e del Partito Democratico locale.

I risultati di questo modo di governare, più attento alla propaganda e agli equilibri politici di partito che agli interessi dei cittadini, saranno probabilmente disastrosi. Anche le associazioni dei commercianti mi paiono assenti e comunque deboli nel rivendicare misure urgenti per arrestare la desertificazione commerciale dei centri cittadini. 

C’è molto da ripensare e da innovare e occorre farlo al più presto, ridando ai centri commerciali naturali il compito di tornare ad essere punti di aggregazione, di socialità indispensabile per salvare i nostri centri storici. 

Mi piacerebbe che questo tema diventasse nuovamente centrale nella discussione politica. Ciò che non si può accettare è il tentativo dell’attuale Amministrazione, e della Sindaca, dopo 5 anni di governo nei quali avrebbero pur potuto fare qualche cosa per invertire la tendenza, di riscrivere falsamente la storia della città.

Anziché opporsi al dilagare di centri commerciali come TO – Dream ai confini di Settimo, la Sindaca e la sua Assessora hanno regalato buoni spesa, elargito contributi, pagato associazioni e Fondazioni comunali che non hanno minimamente frenato la crisi dei negozi territoriali.

Cercare di nascondere i propri fallimenti ed incapacità dando la colpa agli altri è una specialità di questi amministratori. L’espansione delle superfici commerciali, da Panorama in poi, ha dal punto di vista amministrativo un nome e un cognome ed è quello delle amministrazioni  guidate dal 1988 al 1995 dal Sindaco Giovanni Ossola.

E’ davvero singolare che la sindaca, dopo aver affermato di agire in totale continuità con quel periodo tanto di riservargli il "primo pensiero della giornata”, oggi per sfuggire dalle sue responsabilità non trovi di meglio che addossargli tutte le colpe. 

Da parte mia ribadisco che su questo come su altri temi amministrativi sono disponibile al confronto diretto con chi, ancora oggi, non essendo capace di farla, vorrebbe riscrivere la storia della nostra città.

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