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Quel nientolo di Volpatto
23 Agosto 2023 - 12:05
Maurizio Zanfanti
A Rimini vogliono intitolare una strada allo “Zanza” al secolo Maurizio Zanfanti, il più grande amatore italiano dai tempi di Garibaldi. Uno che negli anni ’80 e ’90 muoveva alla Riviera camionate, è il caso di dirlo, di fanciulle italiane e straniere rimorchiando alla grande tedesche, spagnole, danesi, romane, lombarde, svizzere, francesi e valdostane le quali, sembra, se non ci fosse stato lui avrebbero frequentato altri lidi.
Un benefattore insomma, uno che, si calcola, amò seimila turiste, due o tre al giorno, accendendo sulla Riviera tutta, non solo Rimini, riflettori ed economie che altrimenti sarebbero rimasti spenti. Perciò attenziò, concentraziò, da trapassato gli ci vuole una strada, un busto, una targa, questo almeno sostengono i suoi amici, emuli un po’ più sfigati nei fondamentali, ma pur sempre seguaci di un credo trionfante. Vien da dire che una targa la meritiamo anche noi settimesi, che in quegli stessi anni muovevamo l’interesse delle più autoctone signorine di Sciolze, Robassomero e Pinerolo, financo di Chivasso, Leinì e Cocconato, le quali a rotta di collo si gettavano, se non ai nostri piedi, a quelli della Torre, allora diroccata.
Il Zanza aveva dalle sue il mare e le discoteche, noi Po, Freidano, Casa del Popolo e tavernette; il Zanza metteva la canotta, noi la maglietta della salute; il Zanza teneva il capello lungo e noi no perché i nostri papà ce li rapavano a “sero” per risparmiare sul barbiere; il Zanza c’aveva il BMW e noi il Ciao, ad andar bene la Centoventisette, ma in qualche modo genti a Settimo ne abbiamo fatte arrivare, anche se non per turismo.
Del resto neanche il Zanza lo faceva per quello. Quindi anche per noi un gesso, una terracotta, un manifesto, di gruppo s’intende, location rotonda all’ingresso del paese, vicino al monumento all’accoglienza, così che ci si affermi ospitali come là sull’Adriatico. Per la cronaca, il Zanza ha tirato i calzetti qualche mese fa mentre si trastullava con una fanciulla di ventitré anni, senza dubbio un bel modo per raggiungere gli antenati e, se c’è, quel Paradiso senza dubbio meritato. Si fosse però ricordato che dai tempi d’oro eran passati quarant’anni probabilmente il pleiboi de noantri sarebbe ancora qui. Senza monumento, ma vivo.
Come noi.
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