Cerca

Quel Nientologo di Volpatto

La tragedia di Roma: Una chiamata alla ricostruzione della rete di valori nella società digitale

Ricostruire la comunità-rete: tra giusto e sbagliato, un messaggio per i ragazzi

Vlogger (foto di repertorio)

Vlogger (foto di repertorio)

A Settimo da piccoli si giocava nei cortili. Qualcuno controllava, i tuoi genitori o quelli di un altro, la nonna, una ragazza più grande. Fuori c’erano il Don, Rudolf, la panettiera, Sandro Basso, la maestra o l’Eureka. Tuo padre faceva i turni, Antoniazzi, Otorina e Ulisse Finotello il turno contrario e capitavano lì, a vedere cosa combinavi.

Valori diversi, stessa lingua: cazzate ne facevamo ma sapevamo che erano cazzate, per vedere un pornazzo o un horror dovevamo entrare furtivamente in casa del prozio mentre il cuginetto faceva il palo con promessa di riconsegna. Metà delle volte ci beccavano.

Causa giovinastri allo sbaraglio, un mese fa a Roma ha perso la vita un bimbo di cinque anni. Forse quei ragazzi pensano di essere padroni del mondo, un mondo troppo complicato che sta cambiando a velocità mai viste in cui le anime più fragili, quelle ancora da riempire, rischiano di riempirsi di errori. È il segno che la comunità-rete non c’è più. Adolescenti a 11 anni, ancora ragazzi a 28, la città oggi sta sul web, dove l’adulto non arriva e dov’è un attimo mettersi nei pasticci.

Basta un click, hai voglia a mettere filtri! Te li craccano, bypassano i blocchi coi tutorial.

Al web, quello che non si vede ma c’è, interessa che il giovane si adegui, navighi, spenda, spanda e chissenefrega se rovina se stesso e gli altri. Poi c’è l’illusione di guadagnar facile: anziché sudare in officina, in mensa o in una stalla è più fico filmare stupidaggini da sparare su youtube, contare i likes e intascare. L’asticella però si alza, la bravata di ieri non basta più e ciò spiega l’incidente di Roma.

Il bambino che non c’è più, la sua famiglia e i ragazzi della Lamborghini sono rovinati per sempre, ma altri ne prenderanno il posto. Che si fa? Un tentativo di ricostruire la nostra vecchia rete lo metterei su.

E direi chiaro giusto/sbagliato: ai centonovanta è sbagliato, aiutare un compagno è giusto, fanculo la maestra è sbagliato, aiutare in casa è giusto, le canne fanno male, la bici fa bene quindi pedali e non fumi. Bisogna far capire ai ragazzi che gli adulti siamo noi e vogliamo loro bene anche se non permettiamo tutto. Non siamo loro amici, li amiamo. E ciò che ancora non hanno dentro lo seminiamo assieme.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori