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Per chi suona la campana

La primavera della Chiesa e il "bettazzismo"

Quella volta che Bettazzi si schierò con i migranti, scrisse al Premier Conte e lo insultarono sui social

Bettazzi

Continua il nostro contributo al profilo critico di monsignor Bettazzi proprio partendo dal governo della Diocesi che, come si è detto, con la sua esposizione ecclesiale a livello nazionale, fece sì che molto dovesse essere demandato ai vicari, scelti tutti da lui, ma che spesso e inevitabilmente dovettero scendere a compromessi con un clero che, sia pur obbediente,  non era proprio della sua linea teologica.  

LA PRIMA PARTE

Bettazzi fu sempre rispettoso di tutti e con tutti e non si impose mai e se anche qualche prevosto un po’ tradizionalista  nei  primi tempi lo osteggiava, fu sempre magnanimo, essendo egli convinto che il Concilio avrebbe  dato i suoi frutti e si era appena agli inizi di quella che ancora oggi qualcuno definisce la «primavera della Chiesa». Così la sua applicazione fu avviata con sollecitudine ma senza imposizioni o furori ideologici mentre invece sul fronte politico e sociale le esternazioni del vescovo di Ivrea  andavano  ben oltre l’ambito  diocesano facendone un protagonista della scena nazionale. Questo fece sì che la sua attenzione alle dinamiche interne  ebbe sempre un carattere tollerante e non oppressivo.

 

In una conversazione che avemmo con uno dei preti di punta della sua gestione -  che lo ha ricordato al TG3 in veste di teologo – questi  ci disse che  Bettazzi aveva avuto grandi meriti, ma non  aveva  saputo «ingegnerizzare» la sua diocesi, volendo con questo dire che non seppe imporre la sua linea per cui, dopo le sue dimissioni, si sarebbe potuto «tornare indietro», cosa che secondo lui stava avvenendo con i  successori. I quali non hanno potuto e non potevano non subire il confronto con un tale ingombrante personaggio, ma che sicuramente non potevano e  non volevano essere soltanto dei meri emulatori e ripetitori del «vescovo rosso».

In effetti, a ben vedere, e come si è detto, il «bettazzismo» non ha eredi con ciò intendendo non i vegliardi, ancora sulla scena e inguaribili nostalgici, ma le giovani leve, sia del clero sia dei laici. Singolare destino quello del Canavese che da decenni vive, con la folta schiera dei benestanti  e petulanti «olivettiani»,  nel rimpianto e nel ricordo  di Adriano Olivetti e dei suoi anni d’oro e che spesso, dal punto di vista ecclesiale,  ha il suo corrispettivo – quando non sono le stesse persone – nei «bettazziani»,  impegnati da anni  nel  costruire  il mito del vescovo ideale. Il quale, tra i tanti apologetici appellativi,  ha ricevuto  anche quello di «profeta», quando  per «profetico» si intende solitamente qualcosa di sinistra. 

Ed egli profetico  lo fu veramente, allorchè  nella celebre intervista del febbraio 2012 parlò della probabile rinuncia di Benedetto XVI che avvenne esattamente un anno dopo. Qualcuno osservò che tale informazione gli provenisse dalla cosiddetta «mafia di S. Gallo», che preparò in riunioni segrete le dimissioni di Benedetto l’elezione di Francesco e della quale faceva parte il cardinale Achille Silvestrini, suo corregionale e influentissimo esponente del progressismo.

Adesso sappiamo anche che fu don Piero Agrano ad avere la malaugurata idea di alzare l’indice di fronte a papa Francesco chiedendogli di fare cardinale Bettazzi, cosa che il Papa prese malissimo lamentandosi poi della sua impertinenza con il cardinale Giuseppe Bertello. A scusante dell’incauto don Piero va detto però che egli ignorava del tutto il caratterino di Bergoglio del suo stile peronista.  Adesso, le spoglie di monsignor Bettazzi  riposano in cattedrale e la sua anima è in  Paradiso in attesa della risurrezione finale.   

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen

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