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L'avvocato risponde

Videosorveglianza e licenziamento: le telecamere possono davvero incastrare un dipendente?

La giurisprudenza conferma: l’utilizzo delle videoregistrazioni come prova è legittimo, ma attenzione alle regole sulla privacy

Videosorveglianza e licenziamento: le telecamere possono davvero incastrare un dipendente?

Buongiorno, avvocato. Sono il titolare di un'azienda e, qualche tempo fa, ho appreso, grazie alle telecamere che ho fatto installare, che un mio dipendente ha sottratto del denaro dalla cassa. Posso utilizzare le videoregistrazioni contro di lui come prova per giustificare il suo licenziamento?

Franco, Castiglione Torinese

Egregio lettore, sulle colonne di questo giornale (La Voce, 29/06/2024) è stato evidenziato come la recente giurisprudenza ritenga che l’installazione dell’impianto di videosorveglianza presso il luogo di lavoro debba ritenersi legittima laddove sussista la prova che la collocazione del sistema di controllo sia finalizzata a tutelare il patrimonio aziendale, anche dalle illecite appropriazioni di denaro da parte dei dipendenti.

Sull’argomento, nel mese corrente, è intervenuta nuovamente la Corte di legittimità (n. 23985 del 6/09/2024), che ha affermato, in un caso simile al Suo, che le immagini delle registrazioni video che immortalano la condotta illecita del dipendente sul luogo di lavoro ben possono essere usate dal datore ai fini probatori, senza che sia, tra l’altro, intervenuto un accordo sindacale in merito.

L’importante è che il lavoratore sia stato previamente informato circa le modalità di utilizzo delle videoriprese e siano state osservate le regole in materia di privacy.

Dunque, sulla base del summenzionato orientamento giurisprudenziale, l’utilizzo processuale da parte Sua dei filmati, nei termini surriferiti, potrà dirsi legittimo oltre che di rilevante apporto probatorio ai fini processuali, a meno che non ne venga contestata l’autenticità da parte del Suo dipendente. 

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