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Zac! Sindaco sotto ricatto. "Fuori i comunisti dal tempio!"

Sta per essere pubblicato il bando

Zac! Sindaco sotto ricatto. "Fuori i comunisti dal tempio!"

Movicentro: non era e non è tutto fermo con le quattro frecce. Risolto il problema con RFI, le "api operaie" sono tornate a lavorare per smontare con un "bando ad hoc" tutto quello che di buono s'era riuscito a costruire in questi anni grazie allo Zac!. Un luogo di incontro. Uno spazio aperto e libero. Un bar. Un atrio che diventa sala conferenze e mercato. Stanze per il doposcuola e per riunioni. Presto, molto presto, tutto questo potrà trasformarsi in un ricordo dei tempi che furono.

All'orizzonte un bando per spacchettare il bar dalle tre stanze e poi riassegnare il tutto con semplice "manifestazione di interesse" agli "amici" o a chi ne farà richiesta basta che non sia a sua volta amico di un comunista. In aggiunta: il divieto assoluto di utilizzo dell'atrio per suonare, ballare, cantare e mercanteggiare.

Da un punto di vista tecnico la vicesindaca Elisabetta Piccoli, che insieme all'assessora Giorgia Povolo e alla consigliera comunale della Lega Anna Bono, sta guidando la "retata" (non ci viene in mente un altro nome per definirla) giustificherà il tutto (stando ad alcuni impiegati beninformati) con questioni di "accatastamento" dei locali, peraltro aggiungendo che lo Zac! in tutti questi anni ha gestito un bar e non un "servizio bar" come era indicato nel contratto di comodato d'uso. Insomma li accuserà pure di "abusivismo".

Il tempo stringe e il "pacco bomba", stando ai "tam tam", sarà sganciato nei prossimi giorni all'alba di un dibattito elettorale già infiammato di suo. E non finisce qui. C'è infatti chi parla di questa storia come un vero e proprio "ricatto" al sindaco promosso dall'ala più intransigente del consiglio comunale.

Il sindaco Stefano Sertoli

"O così o non ti approviamo il bilancio..." gli avrebbero detto senza tanti giri di parole. Poveri Sertoli, un bon'om fino all'ultimo, verrebbe quasi da dire...

E adesso che si fa? Posto che lo Zac! ha un senso solo così com'è non escluso che la Cooperativa non decida di cambiare aria. Sarebbe un peccato ma tant'è!

E dire che sembrava fosse tutto risolto e tutti stavano aspettando un bando per la cessione del comodato d'uso gratuito agli attuali occupanti.

L'ultima volte se n'era parlato a dicembre dopo la firma, davanti al notaio Sergio D'Arrigo, dell'atto di costituzione del diritto di superficie del Movicentro, con la piena disponibilità dell'edificio da parte del Comune fino al 31 agosto del 2040. 

Stando a quel che aveva dichiarato la "solita" vicesindaca Elisabetta Piccoli restava da formalizzare un accordo analogo con Rfi per lapasserella pedonale, il parcheggio e gli ascensori. Ma di questo (Toc! Toc! C'è qualcuno?) non s'è mai più saputo nulla nonostante la tanta acqua passata sotto i ponti. Silenzi, solo silenzi.

La vicesindaca Elisabetta Piccoli di Forza Italia

In realtà l'intera vicenda per come è nata e per come è stata gestita è sembrata più un abbaglio che una cosa seria. Era venuto  fuori chiaro e tondo anche durante l'ultimo dei consigli comunali del 2022 quando all'ordine del giorno atterrò una delibera per prendere atto degli accordi sottoscritti dal 2000 al 2004 tra Regione, Comune e Ferrovie dello Stato.

Si leggeva che dal 1° gennaio del 2010 il Comune “veniva immesso nel possesso del Movicentro e delle relative aree pertinenziali destinate alla concessione del diritto di superficie e sui medesimi esercitava il pieno possesso”. 

S'aggiungeva una ulteriore comunicazione di Ferservizi al Comune in cui si chiarivano più o meno le stesse cose, con l’aggiunta del “titolo assolutamente gratuito”. 

Insomma stando alla documentazione portata in discussione il Comune avrebbe sempre avuto il possesso dell'immobile addirittura dal 2010 quando Rfi decise di non procedere al passaggio del diritto di superficie perchè stava per dividersi in Ferservizi e Rfi.

Morale? Sarebbe bastato leggere con attenzione tutta la documentazione tenuta nei cassetti, proprio come a più riprese, la bellezza di ormai due anni prima, consigliarono a Piccoli un po’ tutti tra le file dell’Opposizione.

E invece no! Alla ricerca - si spera non disperata - di un colpevole e di una prova della cattiva amministrazione dei governi passati, Piccoli preferì far spendere un mucchio di soldi in consulenze legali e per una perizia talmente strampalata che non venne neppure allegata alla delibera, non prima di una lunga serie di discussioni sull'aria fritta, di ragionamenti sui diritti di superficie che dovevano essere pagati, di possibili varianti di piano regolatore e di spese notarili che avrebbero mandato in tilt le casse del Comune. 

Quasi un disco rotto la vicesindaca Elisabetta Piccoli, anche quell'ultima volta in cui se n'è parlato, ribadì il gran lavoro svolto in assenza di documenti e che non si sarebbe potuto fare altrimenti considerando che RFI e Ferrovie dello Stato avevano accatastato e trascritto in Conservatorio il Movicentro tra i beni del proprio patrimonio. Boh?

Una brutta storia

La brutta storia s’infuoca alla fin dal luglio del 2020, quando scade il contratto di comodato d’uso dei locali  ceduti allo Zac!. Il contratto prevedeva la possibilità di un rinnovo per altri sei anni e su questo si sarebbe dovuta concentrare la Giunta.

Accade invece che  proprio in quel momento il vicesindaco Elisabetta Piccoli dopo una serie di accertamenti, s’accorge di non avere  la disponibilità dell’immobile con tanto di suggerimento a Zac! di rivolgersi a RFI quale legittimo proprietario.

Segue  il 4 febbraio del 2021 una determina attraverso cui il Segretario Generale revoca una precedente determina di proroga sine die del contratto scaduto. 

A nulla serve ricordare  l’accordo tra lo Stato e la Regione per la realizzazione di una quindicina di “movicentri” presso altrettante città sedi di stazione ferroviaria.

Quello con la Città di Ivrea porta la data del primo dicembre 2000. Seguì il 14 dicembre del 2001 il Protocollo d’Intesa tra Regione e RFI e il  22 maggio 2002  la firma dell’Accordo preventivo tra il Comune di Ivrea e RFI SpA.    

Ivrea, oltre alla realizzazione del nuovo edificio viaggiatori si impegnava ad adottare  una variante al PRG tale da consentire l’ampliamento delle destinazioni d’uso dei vecchi edifici di RFI. A sua volta RFI avrebbe dovuto cedere a titolo gratuito per 30 anni  il diritto di superficie al Comune di tutti gli spazi e i manufatti  interessati dalle opere progettate.  Da qui in avanti RFI ha sempre riconosciuto il diritto all’uso dei locali da parte della città di Ivrea.

Lo ha fatto non compartecipando alle spese di costruzione del 2° lotto (come da art.8 dell’accordo con il Comune di Ivrea per la realizzazione del Movicentro), non tirando fuori un euro  per le bollette e per la manutenzione ordinaria e straordinaria e non pagando l’IMU.

Fantasmagorico il consiglio comunale del 3 marzo del 2021. Ad un certo punto, senza alcun preavviso, la vicesindaca Elisabetta Piccoli dà la parola a Davide Luciani dell’ufficio Tecnico. Obbiettivo dichiarato (s’intende di Piccoli e Luciani) smontare la mozione attraverso cui le Opposizioni avevano chiesto di modificare, con una semplice “variante non variante” (così si chiama) le destinazioni d’uso del vecchio fabbricato di Trenitalia, aggiungendo nell’elenco i centri estetici e i parrucchieri.

Inutile ripercorrere, stando a quel che si è appurato oggi, quell’inutile dibattito, giusto sottolineare percò che si chiuse  con Fabrizio Dulla e Francesco Comotto preoccupati dalla deriva di un’assise in cui i politici s’erano messi a fare i tecnici e i tecnici i politici. E fu proprio allora che ci si impegnò a commissionare una perizia.

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