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Ivrea è la città più pacifista del mondo. Un presidio lungo 54 settimane. Roba da guiness

Secondo il Global Peace Index 2021, la città più pacifica del mondo è Reykjavik, capitale dell'Islanda, seguita da Wellington in Nuova Zelanda e da Copenaghen in Danimarca. Sbagliato! La città più pacifica del mondo è Ivrea ma non lo sanno ancora.

Ivrea è la città più pacifica del mondo. Roba da guiness

Secondo il Global Peace Index 2021, la città più pacifica del mondo è Reykjavik, capitale dell'Islanda, seguita da Wellington in Nuova Zelanda e da Copenaghen in Danimarca. Sbagliato! La città più pacifica del mondo è Ivrea ma non lo sanno ancora.

E può essere che presto la città delle rosse torri venga inserita nel Guinness dei Primati per la sua straordinaria mobilitazione a favore della pace. Incredibile ma vero, da 54 settimane (e non è ancora finita qui), i suoi cittadini si incontrano per manifestare contro la guerra in Ucraina e per promuovere un mondo più giusto. Se ci pensiamo è una cosa mai vista prima d'ora.

Numerose sono le associazioni impegnate in questa iniziativa, a dimostrazione che l'unione fa la forza. Tra le altre l'ANPI, Rosse Torri, Azione Cattolica, il Centro Aiuto alla Vita, il Centro Documentazione Pace, il Centro Gandhi, la CGIL, la Chiesa Evangelica Valdese, il CLN Ivrea, il Circolo PRC-SE, il Circolo di Sinistra Italiana, il Comitato Pace dell'Alto Canavese, la Comunità S. Egidio, l'Economia Disarmata del Movimento dei Focolari. E poi ancora Ecoredia APS, Emergency, Fraternità CISV Albiano, Fraternità di Lessolo, Good Samaritan, Il sogno di Tsige ODV,  Laboratorio Civico, Legambiente Dora Baltea, Libera, Mir, Movimento Nonviolento, Movimento 5 Stelle, Osservatorio migranti, Paese Reale, Partito Democratico, Pax Christi, Unione Popolare, Viviamo Ivrea e ZAC!

I presidi si svolgono pacificamente in in piazza Ottinetti, a volte si trasformano in fiaccolate e cortei. I manifestanti portano cartelli, bandiere, fiori e simboli della pace, il tutto con l'obiettivo di crare un'atmosfera di solidarietà e speranza.

Tra gli organizzatori spiccano Mario Beiletti dell'Anpi, Cadigia Perini di Unione Poplare e Pierangelo Monti di MIR Italia.  Affermano che l'obiettivo è di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della pace e sulla necessità di adottare soluzioni pacifiche ai conflitti. "La guerra porta solo distruzione e sofferenza", affermano. "Noi crediamo che la pace sia possibile e che tutti possiamo fare la differenza".

Ivrea sta dimostrando al mondo intero che è possibile lottare per la pace in modo pacifico e determinato. Un'iniziativa che vuole essere esempio per fare la differenza e influire sulle decisioni politiche. 

In un mondo sempre più diviso e conflittuale, a Ivrea da 54 settimane ci ricordano che la pace è possibile se ci impegniamo tutti insieme e la loro testimonianza ci ispira a credere in un futuro migliore e a lavorare per costruire una società più giusta e solidale.

La domanda sorge spontanea. Ma perchè proprio Ivrea? Da dove nasce tutta questa resilienza? Questa grande forza di volontà? E si potrebe cominciare con Adriano Olivetti e la sua concezione estremamente visionaria della vita, del mondo e del lavoro, ma per trasformare Ivrea nella "capitale mondiale del pacifismo" (per il momento a sua insaputa) ci è voluto davvero ben altro a cominciare da un Vescovo, Monsignor Luigi Bettazzi, che per tutta la sua esistenza ha lanciato messaggi di speranza e lottato in prima fila per un mondo senza contrapposizioni. Lo fa ancora oggi partecipando a dibatti, confronti e scrivendo libri.

S'aggiunge un qualcosa che è nel dna di tante famiglie: la lotta partigiana, vissuta più intensamente che altrove e che condusse un gruppo di ragazzi a far saltare con l'esplosivo il ponte ferroviario per evitare che la città venisse bombardate dalla contraerei anglo-americana.

Pierangelo Monti

Cadigia Perini di Unione Popolare

Mario Beiletti dell'Anpi

E’ il famoso episodio “del Ponte” che ebbe per protagonisti Mario Pelizzari (Alimiro) e Amos Messori (D’Artagnan). Il ponte ferroviario era l’ndispensabile passaggio che trasportava in Germania il ferro delle miniere di Cogne. Era indispensabile interrompere il flusso di materiale che serviva all’impresa bellica nazista, e gli Inglesi della Missione paracadutata in zona valutarono che l’unico modo sarebbe stato un bombardamento aereo. Pelizzari si oppose, poiché un bombardamento avrebbe causato gravi danni alla città, e si offrì per il sabotaggio. Che avvenne in condizioni difficilissime, molto pericolose. Assieme a Messori il tentativo venne eseguito alla vigilia del Natale ‘44, ed ebbe successo. 

Ecco alcuni esempi storici di città o comunità che si sono distinte per la loro lotta per la pace e la nonviolenza:

  1. Gandhigram, India: La comunità di Gandhigram fu fondata nel 1947 dallo stesso Mahatma Gandhi come un'alternativa al sistema economico dominante dell'India. La comunità ha abbracciato i principi della nonviolenza e ha cercato di creare un'economia sostenibile e autonoma basata sull'agricoltura e sull'artigianato.

  2. Hiroshima e Nagasaki, Giappone: Queste due città giapponesi furono devastate dall'esplosione di due bombe atomiche americane alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Da allora, le città si sono impegnate per promuovere la pace e l'eliminazione delle armi nucleari.

  3. Auroville, India: Auroville è una comunità internazionale situata nello stato indiano del Tamil Nadu. Fondata nel 1968, è dedicata all'idea di un mondo senza confini, dove le persone di tutte le nazionalità, religioni e culture possono vivere insieme in armonia. La comunità si basa sui principi di nonviolenza, sviluppo sostenibile e ricerca spirituale.

  4. Greenham Common, Regno Unito: Negli anni '80, un gruppo di donne si stabilì vicino alla base aerea di Greenham Common per protestare contro l'installazione di missili nucleari americani. La protesta durò diversi anni e attirò l'attenzione internazionale sulla questione delle armi nucleari.

  5. Srebrenica, Bosnia ed Erzegovina: Srebrenica è stata teatro di uno dei peggiori massacri della guerra in Bosnia ed Erzegovina negli anni '90. Da allora, la città si è impegnata a promuovere la riconciliazione e la pace tra i diversi gruppi etnici e religiosi che vivono nella regione.

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