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Ivrea

Polemica sul patrocinio negato all'ex brigatista e alla figlia di Aldo Moro

Il circolo del Pd di Ivrea interviene con una dura presa di posizione. "Un'occasione persa"

Polemica sul patrocinio negato all'ex brigatista e alla figlia di Aldo Moro

"A distanza di pochi giorni dall’evento “violenze sessuali nei conflitti di guerra”, leggiamo su LA VOCE che è stato negato un finanziamento per l’evento “Incontri di Giustizia”. Non ci soffermiamo se sia stato giusto o meno negare un finanziamento, ma dello sbaglio a non averlo “fatto proprio” divulgandolo a tutte le cittadine e i cittadini, soprattutto fra i più giovani, per il grande pensiero che sta dentro al "percorso del perdono” voluto da queste due donne: Agnese Moro (figlia del presidente del Consiglio dei ministri, segretario politico e presidente del consiglio nazionale della Democrazia cristiana, Aldo Moro) e Adriana Faranda (ex brigatista)...". Così il Circolo del Pd e delle Democratiche di Ivrea di fronte al rifiuto di una giunta molto "leghista" ("Quella è una ex di lotta continua")  di dare un contributo o anche solo il patrocinio ad una serata, moderata da Padre Guido Bertagna,  in programma il prossimo 24 novembre all'Auditorium Mozart.

Nella foto Agnese Moro e Adriana Faranda

Ad organizzarla sono i volontari dell'Associazione Tino Beiletti, vicina ai detenuti del Carcere di Ivrea.

"Noi riteniamo - stigmatizza la consigliera comunale Gabriella Colosso - per la conoscenza e comprensione di uno straordinario percorso umano, lontano da pregiudizi, etichette e ideologie, che le ha portate a sedersi dopo anni, l’una accanto all’altra, e a raccontare come sia possibile una “giustizia delle relazioni” che vada oltre “l’evento reato”. L’incontro di due donne Agnese ed Adriana, distinte per scelte di vita e che hanno, per lunghi anni, rappresentato rispettivamente il volto del “dolore” e quello del “terrore”." 

Gabriella Colosso, consigliera comunale del Pd di Ivrea

Due donne, una pagina di storia che difficilmente si trova sui manuali. Sul palco a parlare di giustizia riparativa, un tema difficile da trattare come modello di gestione e prevenzione dei conflitti, collegati ai valori di giustizia e legalità. 

E allora ecco che vuoi avere giustizia, perché credi che ti serva per stare bene ma purtroppo le ferite restano aperte e alla fine ti ritrovi ad avere a che fare con i cocci della tua vita...

“Un percorso partito dai processi, dai dibattiti mediatici del conflitto che non sono riusciti a sanare la ferita - dice Agnese Moro - una frattura che non smette di dolere; una via che fa propria la lezione della giustizia "riparativa", nella certezza che il fare giustizia non possa, e non debba, risolversi solamente nell'applicazione di una pena ... .E allora ecco che vuoi avere giustizia, perché credi che ti serva per stare bene ma purtroppo le ferite restano aperte e alla fine ti ritrovi ad avere a che fare con i cocci della tua vita perché il passato non passa mai e gli effetti di quel male che è stato fatto si moltiplicano e allora rimani prigioniero di quei giorni del 1978. Devi prendere una decisione per fermare tutto questo male e decidi di farlo con il perdono che non è un sentimento ma una decisione per dire basta, per riprenderti la vita”. 

A tutto questo la Città di Ivrea è stata capace di dire NO! 

"E, prima di tutto come donne, poi come cittadine e come cittadini, ne siamo addolorati!" mette un punto fermo Colosso.

Chi è Adriana Faranda (Tortorici, 7 agosto 1950)?

Ex militante delle Brigate Rosse durante gli Anni di piombo. Dopo aver militato in alcune formazioni minori di lotta armata attive a Roma, entrò a far parte delle Brigate Rosse, insieme al suo compagno Valerio Morucci, nell'estate del 1976, dirigendo la colonna romana e svolgendo un ruolo importante durante il sequestro Moro. Si distaccò dalle Brigate Rosse per contrasti sulle scelte strategiche dell'associazione terroristica nel gennaio 1979, aderendo al Movimento Comunista Rivoluzionario. Arrestata il 30 maggio 1979 insieme a Morucci, durante gli anni ottanta si è dissociata dal terrorismo beneficiando successivamente delle riduzioni di pena previste dalla legge 18 febbraio 1987 n.34, e uscendo dal carcere nel 1994.

Nata e cresciuta a Tortorici (provincia di Messina) da un'abbiente famiglia borghese (il padre ricopriva il ruolo di Avvocato generale dello stato a Messina), una volta terminato il ciclo regolare di studio in Sicilia, s'iscrive alla facoltà di Lettere presso La Sapienza di Roma, dove ebbe modo di maturare una propria coscienza politica, cominciando a militare nelle file di Potere Operaio. Nel 1970 si sposa con Luigi Rosati (all'epoca dirigente di Potere Operaio) con cui avrà nell'anno seguente una bambina Alexandra, così chiamata in onore della rivoluzionaria marxista russa Aleksandra Michajlovna Kollontaj.

Nel 1973, assieme ad altri militanti, fra i quali Bruno Seghetti ed il suo nuovo compagno Valerio Morucci, fu tra le fondatrici del gruppo LAPP (Lotta Armata Potere Proletario), braccio armato dell'organizzazione operaista; successivamente, entrò con Morucci nelle Brigate Rosse, all'interno delle quali ricoprì ruoli direttivi con il nome in codice di Alexandra, in riferimento alla figlia quanto alla celebre rivoluzionaria.

La postina del sequestro Moro
Fece parte della direzione delle BR e fu tra i componenti della colonna romana (insieme a Mario Moretti, Prospero Gallinari, Bruno Seghetti, Valerio Morucci, Germano Maccari e Barbara Balzerani) che organizzarono il sequestro di Aldo Moro. Durante il rapimento dell'allora presidente della DC, agì come "postina". Nel gennaio del 1979, per dissensi interni, decise d'abbandonare l'organizzazione lottarmatista:assieme a Valerio Morucci («Due compagni che dissentono non sono nemmeno un'eccezione, sono un'eccentricità» commentò Mario Moretti), infatti, s'oppose strenuamente all'omicidio del presidente della DC, ma alla fine accettò la decisione del gruppo per principio di disciplina interno. Una volta fuoriusciti dalle BR, i due tentarono di creare, assieme ad altri, una nuova formazione di lotta armata, il Movimento Comunista Rivoluzionario (MCR).

Anna Faranda e Valerio Morucci dietro le sbarre

Essendo però stata identificata dopo il rapimento di Moro come colei che aveva acquistato i tre berretti dell'Alitalia usati per compiere l'agguato di via Fani, fu tratta in arresto a Roma, il 29 maggio del 1979, nell'appartamento sito al quarto piano di viale Giulio Cesare 47; insieme a lei furono arrestati anche Morucci e la proprietaria dell'appartamento, Giuliana Conforto (vecchia militante di gruppi della sinistra extraparlamentare, tra cui Potere Operaio, nonché figlia di Giorgio Conforto, spia del KGB). Aa seguito di ciò, fu tra i promotori della pratica della "dissociazione" (ammissione delle proprie responsabilità nelle azioni a lei ascritte, senza però la denuncia di complici o collaborazione stretta con le forze dell'ordine), a cui le Istituzioni risposero con la legge del 18 febbraio 1987 n. 34, in base alla quale insieme a tutti gli altri dissociati beneficiò degli sgravi di pena, e ricostruì il proprio ruolo nella dinamica del sequestro Moro nel corso dei diversi processi. Uscì in libertà condizionale nel 1994. È autrice di una autobiografia, in cui racconta degli anni che ha trascorso in carcere dopo l'arresto per la militanza nelle Brigate Rosse.

Via Fani, Roma

Nel 2004 il regista Alex Infascelli le fece interpretare un cameo nel film Il siero della vanità. Negli anni successivi si è impegnata in un percorso di giustizia riparativa, narrato e analizzato nel volume pubblicato nel 2015 da Il Saggiatore Il libro dell'incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto.

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