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Settimo Torinese

“Nove Giorni”, la storia di un reduce alpino

Successo di pubblico per la “prima” della compagnia TVI con Renato Cavallero e Beppe Caradonna

Settimo Torinese

in foto, Giuseppe Caradonna e Renato Cavallero in scena con “Nove Giorni”

Un passo dopo l’altro per raccontare la storia di Paolo, reduce di Russia. “Nove giorni” è una storia vera. Uno dei pochi ad essere ritornato a casa, dopo essere stato spedito ad invadere una nazione che è sessanta volte l’Italia. Ma non esiste guerra giusta, non esiste un conflitto giustificato. La guerra è sempre una pazzia. E’ quello che hanno raccontato sabato sera, 18 febbraio, Renato Cavallero e Giuseppe Caradonna, della compagnia teatrale Teatrovillaggioindipendente, sul palco del teatro Garybaldi (presso Suoneria, via Partigiani 4). 

Un uomo solo in mezzo ad altre solitudini, un soldato generoso che è sopravvissuto alle temperature dell’inverno sovietico, a -40°C. E’ una “follia” dimenticata che lo spettacolo riporta alla luce con la giusta sensibilità, senza eccedere nei racconti dolorosi. Paolo è tornato a casa a Guarene, vicino ad Alba, dopo mesi di camminate al gelo e dopo due anni di prigionia in Russia. Aveva in mente la sua terra, l’amore per la sua ragazza e le distese verdi del Roero. Ma molti suoi coetanei, poco più che ventenni, non tornarono mai più e restarono là, distanti da casa migliaia di chilometri, come statue di ghiaccio. L’effetto del racconto arriva al pubblico con la stessa energia di una memoria ritrovata nelle lettere dei nonni che non ci sono più. Fa commuovere e al contempo risveglia sentimenti di rabbia, per le tragedie assurde che ancora oggi, purtroppo, continuano a riempire i notiziari. “La guerra finisce quando uno dei due smette di combattere. Ma perché nessuno smette di combattere?”: è la domanda che si sente all’inizio dello spettacolo. La scenografia si compone di quadri, ritratti d’epoca incorniciati nel ricordo di una giovane vita spezzata da un’idea imperialistica. 

La regia di Massimiliano Giacometti ha optato per l’essenziale e un effetto scenico centrale, una lamiera da far vibrare tra le parole. Una narrazione scorrevole che raggiunge il cuore degli spettatori, che attinge ad una storia vera con le opere di Mario Rigoni Stern sllo sfondo. Uno spettacolo che dovrebbe essere mostrato alle scuole, per raccontare una lezione di storia che resterebbe indimenticabile. 

Il pubblico ha applaudito a lungo, alcuni nascondevano le lacrime d’emozione nei fazzoletti. La compagnia Teatrovillaggioindipendente conferma la vocazione teatrale della città di Settimo. Una caratteristica preziosa che, in quest’epoca epoca di intelligenze artificiali, riporta l’umanità tra le persone. Di questi tempi, questa si può definire innovazione. 

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