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Il Canavese piange un'altra artista

Ideatrice della sculto-pittura, Lina Goglio si è spenta a pochi giorni da Miro Gianola

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Lina Goglio in posa davanti ai suoi quadri

A pochi giorni dalla scomparsa di Miro Gianola, il Canavese ha perso un’altra artista: l’alpettese Lina Goglio, ideatrice della sculto-pittura che era diventata la sua caratteristica distintiva. 

Il suo nome era in realtà quello di Orsolina ma si firmava con il diminutivo e con questo era conosciuta. Aveva 83 anni e viveva ad Alpette con il marito Umberto Falletti. Lì aveva la sua casa-studio, dove mobili, quadri, accessori si mischiavano in un sapiente gioco di accostamenti, rendendo gli ambienti accoglienti e stimolanti insieme. Il suo studio era aperto alle visite in occasione delle manifestazioni che si svolgevano in paese. 

Era un’autodidatta, dato che gli studi compiuti erano stati di tutt’altro genere, ma questa sua vocazione le aveva dato molte soddisfazioni, con la partecipazione a mostre e premi in varie parti d’Italia e del mondo e con riconoscimenti soprattutto nella seconda metà degli Anni Novanta e negli Anni Duemila: a Venezia, Roma, Montecarlo… Nel ’98, ad esempio, aveva ottenuto la medaglia di Vermeil (che è l’argento dorato) dall’ “Académie Internationale de Lutèce” (Parigi) per le opere presentate al 29° Grande Concorso Internazionale. Nel medesimo anno, in occasione del 150° anniversario della Prima Guerra d’Indipendenza, le erano stati conferiti  la “Coppa Italiana del Tricolore” ed il titolo di “Professore Accademico dell’Accademia Italiana <Gli Etruschi>” al Premio <Città di Pisa di Belle Arti e Lettere> dedicato alla “rimembranza di Curtatone e Montanara”, le battaglie nel corso delle quali gli studenti e professori giunti volontari dalla Toscana e dalla Campania si batterono con grande valore. Nel 150° della Riunificazione Nazionale, celebrato nel 2011, aveva invece donato una sua opera al Comune di Alpette. Nel 2006, a Lecce, le era stato conferito il Premio Rembrandt nel 400° anniversario della nascita dell’artista. 

Esponeva ovviamente anche a Torino ed in Canavese, in particolare a Cuorgnè, dove aveva fatto parte del Centro Culturale Artistico “Carlin Bergoglio”.

Dedita all’arte figurativa, con soggetti presi dalla vita quotidiana e dalla natura, aveva sviluppato una tecnica particolare e suggestiva, che univa pittura e scultura dando vita a quella che viene  chiamata “sculto-pittura” o “pitto-scultura”. Utilizzando materiali quali sabbia, colla, pasta, riso, limatura di ferro, modellava in rilievo i soggetti in primo piano. Le sabbie provenivano dalle più diverse parti del mondo e dagli ambienti naturali più vari: dai deserti, dalle spiagge, dai vulcani. A volte le manteneva nel colore originale, altre le sottoponeva alla colorazione dopo averle sottoposte ad un processo chimico che le induriva fino a conferire loro la consistenza del vetro. 

Dipingeva quadri ma anche oggetti decorativi per la casa. Tra i suoi soggetti preferiti le composizioni floreali – tantissime - ma anche le nature morte, i paesaggi, gli interni riprodotti con grande precisione e cura dei dettagli. 

Sono  scorci di casa sua oppure stanze di abitazioni rurali d’altri tempi, sempre caratterizzate da una porta spalancata sul paesaggio esterno e da scene di vita domestica che, nella loro luminosa compostezza, trasmettono una sensazione di quieta serenità.

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