Aveva ragione il consigliere comunale Francesco Comotto. Questa storia dello sgombero dell'ex Caserma Valcalcino, mano a mano che passano le ore, si tinge di verità che fanno a pugni con le altrettante sacrosante (almeno a parole) verità spiattellate nelle ore precedenti dall’Amministrazione comunale, dal sindaco Stefano Sertoli, dal vicesindaco Elisabetta Piccoli e dal capo dell’Ufficio Tecnico JgorNolesio. Assente ingiustificato l’assessore Michele Cafarelli che pure, come tecnico, qualcosa l’avrebbe potuta dire. Un giallo di Agatha Christie, insomma.Punto uno. La perizia a cui fa riferimento l’Amministrazione non è firmata dai tecnici della Città Metropolitana ma da una società esterna (Tecse Engineering Studio Associato – Torino) pagata dall’Amministrazione comunale guidata da Carlo Della Pepa. Punto due. La scuola di Rivoli e lo studente morto sotto il peso delle controsoffittature non c’entra un “kaiser” con l’ispezione, messa in pista per verificare la possibilità di trasferire nei due edifici, e nella casa del custode, tutto il Municipio. Non ci vuole una laurea per capirlo. Lo si capisce fin dal titolo: “Comune di Ivrea – Nuova sede uffici comunali complesso Valcalcino”:analisi statica e quantificazione dei costi di ristrutturazione. Relazione tecnico economica.”Punto Tre. In nessuna parte della perizia si dice che la situazione è così grave da rendere opportuno uno sgombero. Si dice, semmai che portare lì uomini e arredi “municipali”, considerando tutto il via vai di gente che un Municipio comporta, avrebbe reso necessario spendere svariati milioni di euro. Chiaro a tutti che, un conto sono 4 aule moltiplicate per 15 studenti alla volta (CPIA), altro paio di maniche sono tutti i dipendenti comunali, gli archivi, i cittadini che vanno e che vengono ecc… Punto Quattro. Perché mai un tecnico dovrebbe scrivere in una perizia che va tutto bene? Esiste in muratura qualcosa di così perfetto? Forse le piramidi? Ecco, probabilmente, è questo il motivo per cui l’Amministrazione comunale, almeno in un primo tempo, ha preferito non diffondere la perizia. E la verità è che tutto il patrimonio pubblico di Ivrea “necessiterebbe” di una risistemata, per i materiali utilizzati, per l’anzianità dei fabbricati. Ma allora che si fa? Facciamo fare una perizia sul Municipio, sulla biblioteca, sulle scuolee poi chiudiamo tutto perché lì c’è l’impianto elettrico da rifare, là le tubature arrugginite, qua il pericolo incendio ecc…. Ah beh, se è così, allora bene sarebbe cominciare subito. Prima a Ivrea e poi si chiude tutto il resto d’Italia considerando che nel belpaese gli edifici pubblici a norma si possono contare sulla punta di una mano. Qual è l’impressione? C’è che a Ivrea sembra di essere amministrati da “commissari” straordinari ligi alla forma, molto meno alla sostanza. O peggio di essere amministrati dai funzionari che si portano a spasso gli amministratori comunali come le Bele Marie... In una situazione normale, infatti, il segretario generalee il sindaco avrebbero impedito al Capo dell’Ufficio Tecnico di firmare un’ordinanza che nella sostanza è “contingibile ed urgente” cioè di esclusiva competenza del sindaco. A suo volta il sindaco non avrebbe potuto firmare un’ordinanza “contingibile ed urgente” senza avere in mano una perizia. Insomma c’è tutto che non va. A non reggere è anche la storiella che per fare un nuova perizia si doveva sgomberare tutto, considerando che l’edificio B è stato sgomberato in base a quel si era appurato nel 2010 nell’edificio A. Sarebbe bastato tornare a concentrarsi sull’edificio A e per analogia applicare (solo dopo la perizia) le risultanze anche all’edificio B. Un’ovvietà...
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