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05 Gennaio 2023 - 12:15
Luigi Ilardi con l'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
C'è una caratteristica che alcuni uomini sviluppano più di altri, la fermezza. La fermezza, quella cosa che ti fa prendere decisioni, per poi portarle avanti con convinzione, senza tentennamenti. Iniziamo l’anno raccontando un uomo che della fermezza ne ha fatto quasi una ragione di vita.
Lui è Luigi Ilardi, un luogotenente degli alpini in pensione. Napoletano di origini, con la divisa addosso ha girovagato l’Italia e partecipato a diverse operazioni di pace in missioni all’estero.
Il luogotenente dell'esercito Luigi Ilardi, oggi è in pensione
Oggi si gode la pensione in quel di Cavagnolo, dove ci abita da una dozzina di anni, ma non disdegna puntatine settimanali a Torino per giocare alla bocciofila con i suoi vecchi amici.
Cerchiamo di proseguire con ordine.
Luigi al suo paese un lavoro lo aveva, ma è finito a indossare una divisa, per una ragione molto curiosa, e Luigi non disdegna di raccontarci l’aneddoto: “Mia mamma Angela da ragazzina aveva un fidanzato che morì in guerra e così le rimase questa voglia di vedere qualcuno che indossasse una divisa in casa. Fu per questo motivo che all’età di 17 anni, non ancora maggiorenne, mi arruolai nell’esercito e come prima destinazione andai a Chieti Scalo. Frequentai il corso da ASS e divenni Allievo Sottufficiale Specializzato. Ma le voglio aggiungere che forse ero anche portato per lavorare nell’esercito, e sono riuscito a fare una bella carriera militare. Mi sono divertito”.
Nel parlarci della mamma Angela, Luigi, che non è avvezzo ai sentimentalismi, si commuove, conscio che tutto ciò che ha fatto nella vita, lo deve a quel curioso desiderio della mamma, a quella vicissitudine, e naturalmente alla sua voglia di accontentare ed esaudire quel desiderio.
Quante volte ci si trova anche di malavoglia a dover accontentare i voleri dei genitori e non sempre si è d'accordo.
Luigi Ilardi l'ha fatto senza tentennamenti.
Luigi Ilardi quando prestava servizio militare
Luigi era un ragazzo intraprendente, i suoi superiori se ne accorsero presto e dopo l'esperienza a Chieti iniziata nel 1965, venne mandato a Roma Cecchignola a lavorare sui Carri Armati come carrista. Qui ebbe l'opportunità di frequentare un corso di specializzazione.
A seguire, fu trasferito in Sardegna a Capo Teulada. All’epoca vi era una base di addestramento Unità Corazzate Italiane.
“A Capo Teulada,” ci racconta Luigi, anche qui con un velo di emozione negli occhi, “giungevano ragazzi da ogni parte d'italia, Piemonte compreso, per addestrarsi sui carri armati. Era un posto duro per tutti, ufficiali, sottufficiali e truppa. Eravamo tutti sullo stesso piano. Era una base nuova, con tutti gli ammodernamenti che servivano, come la disinfestazione dalle zanzare ad esempio. Ma, quando penso alla Sardegna, devo dire che mi scappa qualche rimpianto, mi sono trovato molto bene. Per farle una battuta che spesso mi capita di dire, all'inizio cercavo il tappo della Sardegna per farla affondare, e alla fine ci sono affondato io, lasciando là il cuore”.
Ai tempi in cui era in servizio
Luigi sfoggia un senso dello humor spiccato e sorride alla sua stessa battuta. Capo Teulada e la Sardegna più in generale, non era un luogo così turistico come adesso, e i militari, gli unici diciamo “turisti”, si muovevano a piedi, a passaggi, per andare dalla Base al paese vicino, cioè Teulada, che distava una decina di chilometri. Ad attenderli in paese, nulla di più che una pizzeria e tanta voglia di divertirsi in compagnia.
Ma Luigi ne parla con rammarico, perché a Capo Teulada lui stava bene, vista mare, e siccome era considerata zona disagiata, lo stipendio era un poco più alto. E difatti la parentesi sarda la chiude con questa frase: “Pensi che d'estate spesso alle 14 terminava il lavoro e si andava al mare, e forse sarei dovuto rimanere in Sardegna, ma questa valutazione, io l'ho fatta dopo”.
Dopo che, giunto qui a Torino, si è trovato in un posto freddo e con un affitto triplicato, senza il mare che aveva in Sardegna.
Dal 1975, anno del trasferimento dalla Sardegna, al 1990 lavorò come capo officina nella caserma degli alpini Taurinense di Rivoli.
Qui fece anche l’istruttore di tiro a segno, avendo Luigi una mira infallibile che lo portò a vincere diverse competizioni.
Luigi, come se avesse sulla punta della lingua un altro aneddoto, ci racconta che uno dei suoi primi amici piemontesi lo convinse ad andare con lui al poligono. “Un giorno questo mio amico mi prestò una pistola, con la quale disputai il Campionato di Corpo D’Armata per le Truppe Alpine, e pensi un po', lo vinsi. Se non sbaglio era il 1978”.
Luigi vinse per ben due volte questa competizione. Qualcuno agli Alti Comandi si accorse di questa sua capacità e lo inserì nel nucleo agonistico di tiro a segno dell'esercito. Ebbe così la fortuna di partecipare a competizioni nazionali e internazionali. E divenne anche istruttore del tirasegno olimpico, portando a casa diverse coppe e medaglie.
“Un ragazzo del mio nucleo agonistico si laureò anche campione mondiale, e queste sono soddisfazioni, mi creda. Vincemmo anche diversi campionati delle forze armate. Ma le dico, ho fatto grandi sacrifici, ma mi sono divertito, e lo sa che se si riesce a trovare anche un po' di divertimento, tutto pesa di meno. Mi piaceva un sacco fare l’istruttore di tiro”.
E già, Luigi ha perfettamente ragione, senza sacrificio e passione i risultati non arrivano, ma tutto va fatto sempre a cuor leggero, divertendosi, così da sembrare meno arduo il compito intrapreso.
E sorride, come sempre accade agli uomini che hanno vissuto con impegno e dedizione.
Luigi a Rivoli ebbe modo di addestrare le truppe alpine a sparare andando sugli sci, una esperienza particolare, per molti versi dura, come restare per ore con il corpo completamente affondato nella neve.
Dal 1990 Luigi venne trasferito al Comando di Brigata Ufficio Addestramento alla Caserma Montegrappa di Torino.
Luigi ha partecipato anche a diverse missioni all'estero come a Sarajevo, in Turchia, a Vilnius in Lituania.
Prese il brevetto come carrista sui Leopard in Germania, “pensi un po', so guidare i carri armati tedeschi ma non riesco a entrare nell'auto tedesca di mia figlia".
Questa battuta è davvero esilarante.
E poi, com’è giusto che sia, arriva la pensione, che Luigi si sta godendo a Cavagnolo, in una casa che ha contribuito anche lui a mettere a posto dedicandoci tempo e sudore.
Luigi Ilardi in un momento di svago ed allegria, oggi, con la figlia
Ha un buonissimo rapporto con i dirimpettai Lorenzo, Emma e la figlia Martina, che lo seguono, lo aiutano, e se una mattina non vedono la serranda alzata, si precipitano a suonargli il campanello, per sincerarsi che tutto vada bene. Una di quelle cose che in città non si trova, anzi, spesso non si conosce nemmeno chi abita sullo stesso pianerottolo.
Luigi si congeda da noi con questa concetto: “La mia vita è stata sacrificata, lontano da casa, e senza un luogo fisso da poter chiamare casa, ma mi sono sempre divertito, perché se non ti diverte fare una cosa, cosa lo fai a fare”.
E mamma Angela, ne siamo più che certi, da lassù ancora sorride fiera di suo figlio Luigi, che a 17 anni ha deciso di scegliere il domani per accontentare il suo desiderio.
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