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Personaggio

Al "Confine del Bosco" nasce la musica d'autore

Sulla collina chivassese, a Cavagnolo, vive e produce Davide Tosches, un musicista capace di produrre lavori di bellezza sopraffina, con una maestria più unica che rara...

Cavagnolo

Davide Tosches con Ulisse, il suo asinello

C’era una volta un bambino di nome Davide, che fin dalla tenera età si dilettava a “suonare” ogni oggetto che gli capitava tra le mani. Ovviamente ciò che produceva erano più simili a rumori ma il bello di questa operazione era che quel bambino, attraverso quegli oggetti, stava tirando fuori la sua passione, quasi senza nemmeno saperlo. 

I genitori, Eva e Luigi Tosches, vista questa sua voglia di suonare, gli comprarono una pianola, e fu quella la volta che quel bimbo iniziò a fare sul serio; non produceva più rumori ma suoni veri. 

Davide Tosches

Poi un giorno in casa arrivò un pianoforte, un regalo dello zio e la vita di quel bambino cambiò decisamente e definitivamente. Da quel giorno, ciò che era cominciato come un gioco, sbocciò in qualcosa di più serio.

Andai anche a lezione di pianoforte” ci racconta subito il personaggio che abbiamo incontrato questa settimana, “ma essendo io un indisciplinato, poco propenso a seguire le regole, questo è un mio neo, lo riconosco, venni allontanato dal maestro con suo grande rammarico, lasciandomi però un monito o forse era una minaccia: <<se dovessi venire a sapere che hai abbandonato il pianoforte, vengo a casa tua e ti picchio>>”.

Sulla collina di Cavagnolo, ben oltre la chiesa di San Secondo, al fondo di una tortuosa stradina in salita, vi è una casa solitaria, con tanto di orticello, piante e alberi di vario genere.

Tre cani, quattro gatti, due capre e Ulisse, un simpatico asinello.

Nel complesso, incastonato sul retro della costruzione, uno studio di registrazione con tanto di batteria, pianoforte, varie chitarre, ammennicoli vari, microfoni, mixer e pc.

Quel bimbo che a 7 anni produceva solo rumori con gli oggetti, è Davide Tosches, un musicista, come ama definirsi lui. 

Davide nasce a Torino, in periferia sud e precisamente Mirafiori. Da ragazzo si trasferisce a San Mauro, ma la passione per la musica, quella è entrata dentro Davide quando ancora era bambino, quella, di certo, gli farà compagnia per tutta la vita. 

“Fin da piccolo mi affascinavano i suoni”  ci confessa Davide, che prosegue, “mi affascinava la possibilità di produrne sempre di nuovi. Oggi nelle mie canzoni sono sempre alla ricerca di suoni particolari. Pensi che a volte mi metto a suonare oggetti improbabili come un annaffiatoio.”

La voce di Davide è ferma, come quella di chi pensa a ciò che dice prima di dirlo, come chi è abituato a dire ciò che pensa, con tutte le conseguenze del caso.

Dopo essersi trasferito per un breve periodo in zona Madonna del Pilone, stufo della città, forse per i suoi spazi definiti, ristretti, cambia casa. 

Un giorno presi corso Casale e uscii dalla città, proseguendo lungo la provinciale Val Cerrina. Mi dicevo che appena avessi trovato un posto che mi sarebbe piaciuto, mi ci sarei fermato”.

E così fece. Giunto nei pressi di San Sebastiano da Po trovò ciò che cercava e prese casa in quel comune.

Nel 2007 la morte prematura della mamma fu l’evento che segnò Davide.

Due anni più tardi approda al debutto ufficiale da musicista con il suo primo album dal titolo “Dove l’erba è alta”, un cd di notevole spessore poco propenso alla convenzionalità.

Questo lavoro ricevette i complimenti unanimi di tutta la critica internazionale, facendo dell’album di Tosches una perla. Le canzoni di questo LP sfuggono alle trame di facile presa e anche la voce è onirica, dai toni caldi, a volte autorevoli sussurri a voce roca, che fa da veicolo a formare un amalgama quasi mistico, capace di creare atmosfere poetiche. Un disco ombroso, di grande intensità emotiva.

Davide Tosches si presenta con il suo intimo folk noir, slegandosi dalla maledizione dell’essere un cantautore italiano. Le sue canzoni sono composte da testi scarni, cadenzati, che con la musica profonda ne viene fuori un impasto sonoro di rara bellezza in un panorama discografico italiano piatto e convenzionale.

Di certo quell’evento funesto del 2007 ha contribuito alla realizzazione di questi brani, di una profondità senza eguali.

Anche gli altri 3 album, “Il lento disgelo”, “Luci della Città” e “Sulla Terra”, sono la testimonianza di un percorso di maturazione dell’artista, facendo emergere la forte personalità del musicista e la sua visione matura del mondo che lo circonda. Ascoltando i suoi brani, che vanno ben al di là dell’episodio canzone, si respira un’intensa spiritualità.

La musica di Tosches travolge l’ascoltatore come raramente capita in questo scorcio di secolo, così musicalmente anestetizzato. Chi ascolta i suoi lavori viene inchiodato a questo sublime viaggio senza tempo, attraverso note e vocalità dove la meta si confonde con la partenza, dove Tosches, mettendosi a nudo, tira fuori la parte più feconda di sé e la regala come fosse il pasto da offrire agli dei.

I suoni di Tosches sono un incantesimo, come un rito propiziatorio, il suo suonare è un lavoro apotropaico, che affonda le radici nella parte più recondita dell’artista, più nascosta, affiorano da uno scavo archeologico all’interno del musicista, il quale riesce a tirare fuori gioie e dolori fino a quel momento tenute sopite, quasi come il tentativo di cancellarle, annientarle dalla memoria.

La critica internazionale è unanime e lo colloca, senza ombra di dubbio, tra i pochi musicisti di nicchia che ci sono nel mondo.

Al Confine del Bosco Studio

Davide si trasferisce sulle colline di Cavagnolo, dove mette in piedi uno studio di registrazione chiamato “Al Confine del Bosco Studio”. E difatti tutto attorno vi è il bosco, capace senz’altro di influenzare la sua musica così primitiva, e le tonalità della sua voce così bucoliche.

Davide, fin da ragazzo è stato un fan di Nick Cave, e un giorno, grazie a i social, riesce a coronare un sogno. 

Le chitarre di Davide Tosches

Le racconto un aneddoto. Con la mia faccia da schiaffi poco propensa alla vergogna, un giorno contatto sui social Hugo Race, il chitarrista dei “Nick Cave and the Bad Seeds”. Sapevo che in quel periodo Hugo abitava in Sicilia e gli dissi che avevo aperto uno studio di registrazione. Mi rispose che proprio in quei giorni aveva in programma di registrare un disco e così lo invitai a venire a trovarmi qui in paese.

Per me si coronava un sogno, cioè lavorare per un mio idolo, perché questo era Hugo Race per me, un idolo, fin da ragazzino. E diventare suo amico, perché oggi ci lega una bella amicizia. E sono orgoglioso che in quell’album, registrato nel mio studio a Cavagnolo, sia presente anche un brano al quale ho partecipato, brano nato mentre, come spesso accade tra musicisti, si cazzeggiava suonando a ruota libera senza un tema, tirando fuori sonorità a caso”.

Il titolo di quel brano nato per caso e che registra la compartecipazione di Tosches con il chitarrista australiano Hugo Race è “Long Distance Operators”, che fa parte dell’album “Stones from Heaven”.

Come sempre, quando ci si trova davanti una storia quasi magica, carica di sentimento, lo si capisce dall’intensità della voce di chi racconta. E Davide parla, mentre la sua pelle si alza, formando dei puntini, a testimonianza di quanto ciò che ci capita nella vita, compresi gli incontri che reputiamo col tempo quasi esperienze mistiche, faccia da volano alla nostra passione, ai nostri sacrifici, a tutto ciò che mandiamo giù con coraggio per seguire e afferrare un sogno.

Un premio speciale a Parma con Marco Leone

Alcuni mesi fa al “Parma International Music Film Festival 2022” è stato premiato il docu-film dal titolo “Beside Flows The River” tradotto in italiano con il titolo “Accanto Scorre il Fiume”, del regista di Saluggia Marco Leone.

Davide Tosches ha realizzato la colonna sonora del docufilm, con chitarre slide e e-bow, vibrazioni droniche e percussioni, fino all’utilizzo di strumenti “inventati” letteralmente come la “Kalimba del Monferrato”. Il suono che ne è scaturito, concorre a creare una ambient desertica, svuotata di umanità dove rimane solo la sacralità della natura.

Nonostante la presuntuosa e disgraziata dominazione dell’essere umano, la natura in questi suoni quasi parla, pulsa ed emana la sua silenziosa predominanza sul pianeta.

Questo ultimo lavoro mostra la versatilità del musicista Tosches e risalta la sua padronanza del mezzo “musica”, riuscendo a collocarlo tra i musicisti più atmosferici in circolazione nell’intero panorama musicale.

Nel 2007 morì mia mamma e mio padre già soffrira di Alzheimer, e il mio rammarico, se così posso definirlo, è che nessuno dei miei genitori abbia potuto ascoltare i miei lavori, visto che il mio primo LP “Dove l’erba è alta” ha visto la luce nel 2009”.

È con questa sua dichiarazione molto toccante, cruda, di come la realtà si manifesta con disegni spesso controversi e privi della nostra comprensione, che ci congediamo da Davide Tosches, consci di aver incontrato un uomo unico, fatto di estrema riverenza verso la natura, di grande rispetto verso gli animali, di sommo ossequio verso la musica, quella musica che lui stesso osanna, che piega, trasforma fino a distruggerla dissacrandola, per poi farla rinascere, in una magnifica resurrezione di suoni che attraverso le sue sperimentazioni e contaminazioni, attraverso i suoi toni cupi, attraverso la sua voce cavernosa fatta di sussurri a volte persino impercettibili, colora il mondo. Quel mondo così scostante, così lacerante, Tosches lo riproduce nel suo sound da respirare, più che da ascoltare.

A Cavagnolo abita un musicista capace di produrre lavori di bellezza sopraffina, con una maestria più unica che rara, ed è molto probabile che un articolo non sia sufficiente a descrivere quest’uomo nella sua controversa quanto reale e tangibile totalità.

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