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Blitz degli animalisti, liberati i pesci nel Po. Scatta la denuncia?

Nuovo capitolo nella saga "infinita" degli avannotti del rio Orchetto

Chivasso

I pesci erano ammassati in una tratto del rio con poca acqua (foto d'archivio)

Nuovo capitolo nella storia che si sta rivelando “infinita” dei pesci del rio Orchetto.

Con un blitz di alcuni presunti animalisti, questa mattina - domenica 20 novembre - è stata rimossa la rete che ittiologi e personale della Città Metropolitana e dell’Arpa avevano posizionato mercoledì scorso per “evitare che i pesci restino intrappolati nel canale”, così come ha spiegato il sindaco Claudio Castello.

Ma così facendo i pesci restano intrappolati nella rete!” sarebbe il pensiero di chi, questa mattina, ha fatto che togliere lo sbarramento e liberare gli avannotti adulti verso il fiume. 

E’ finita qui? 

Vedremo nei prossimi giorni, anche perché l’epilogo di questa intricata vicenda potrebbe essere una denuncia verso chi ha provveduto a togliere la rete... Ma tant’è.

Il caso era scoppiato una settimana fa, domenica scorsa per l’esattezza.

Il 13 novembre era pervenuta al Comune di Chivasso una segnalazione sulla presenza di numerosi pesci morti nel fiume Po, a seguito della quale si sono attivate l’Arpa e la protezione ambientale per analizzare l’acqua e capire quale fosse la causa di questa morìa.

Il giorno successivo l’assessore Fabrizio Debernardi comunicava che “è falso che i pesci siano morti. Ho verificato personalmente e sono vivi, sono carpe regine, sono qualche decina di migliaia tutte assembrate nell’ultimo tratto del rio...” mentre martedì 15 l’Arpa, nel ribadire la morìa di pesci, affermava che “le  prime analisi dei campioni d’acqua prelevati nel Parco Sabbiunè non evidenziano la presenza di alcun inquinante chimico che possa dar luogo alla moria e all’elevata densità di pesci (tinche, pescigatto, carpe) osservata nel tratto finale del rio Orchetto, che a poche decine di metri a monte della confluenza con il Po risulta in secca”.

Secondo l’Arpa l’unico parametro diverso nelle acque sarebbe stato la mancanza di ossigeno che “è causa della moria per asfissia dei pesci e dell’anomalo comportamento che fa si la fauna ittica si porti in superficie nel tentativo di integrare la respirazione branchiale con l’aerazione forzata. L’assenza dell’ossigeno – riporta inoltre il comunicato - è causata dall’elevato consumo da parte dei pesci che sono intrappolati in questo canale”.

Per l’amministrazione comunale, con il sindaco Claudio Castello primo a metterci la faccia nel servizio del Tg3 del Piemonte di lunedì 14 novembre, più che una morìa sarebbe un’agonia dei pesci rimasti senza ossigeno e spazio nel rio in secca. Da qui la necessità di installare una rete, com’è stato fatto il 16 novembre. 

 

Il tratto del rio dove è stata rimossa la recinzione

“Ittiologi e personale della Città Metropolitana di Torino e dell’Arpa – fa sapere il sindaco - sono intervenuti nella mattinata per chiudere con una rete il rio Orchetto in modo che i pesci non possano più trovarsi intrappolati nel canale. Questo tipo di intervento – spiegava il sindaco Castello - è stato provvidenziale. La cosa importante è che sia ritornata la normalità e la messa in sicurezza delle due tonnellate di pesci che erano rimasti in quella sacca del rio, la maggior parte dei quali per fortuna era viva”.

Senza rete, però, oggi è tutto un altro finale.

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