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Il caso
14 Novembre 2022 - 15:08
Uno dei pesci morti in zona Sabbione, a Chivasso, nel rio che si getta nel Po
Come un’enorme macchia di petrolio. Invece sono pesci che galleggiano a pelo d’acqua per cercare un filo d’aria. Sono cento, duecento, trecento. Forse anche quattrocento.
E’ lo scenario che si presenta alla riva del fiume Po, in zona Sabbione a Chivasso, da qualche giorno a questa parte.
Come un'enorme macchia d'olio, i pesci galleggiano a pelo d'acqua
L’Arpa Piemonte ha avviato un’indagine.
Nei giorni scorsi i tecnici dell’Agenzia hanno effettuato una serie di interventi per morìe di pesci in due diversi punti dell’asta del fiume Po e della dora Riparia.
Domenica è giunta la segnalazione anche da Chivasso, in particolare là dove il rio Orchetto si getta nel grande fiume.
Al fine di escludere una possibile correlazione tra i suddetti episodi, comunque tra loro a distanza di chilometri, i tecnici Arpa hanno effettuato un intervento nel rio che scorre in città.
"La quantità di pesci morti presenti nel corpo idrico nel tardo pomeriggio di domenica si era ridotta ma il comportamento anomalo della fauna ittica presente ha indotto i tecnici Arpa ad effettuare dei campionamenti ai fini di comprenderne la causa", comunicano in una nota stampa dall'ente di controllo ambientale.
Claudio Castello, sindaco di Chivasso
Preoccupato anche il sindaco di Chivasso Claudio Castello: “Il pelo dell’acqua è molto più basso del dovuto in questo periodo dell’anno - fa sapere il sindaco ai microfoni del Tg 3 del Piemonte, nel servizio andato in onda questo pomeriggio -. Certo è che la situazione è davvero molto preoccupante”.
Nella serata è arrivata la nota dell’assessore all’Ambiente Fabrizio Debernardi, in cui dice che non c’è nessuna morìa. Smentendo di fatto il comunicato dell'Arpa che potete trovare qui.
“In queste ultime ore sono arrivate notizie contrastanti sulla supposta morìa di pesci a Chivasso, in particolare alla foce della derivazione del rio Orchetto nel Po - scrive Debernardi nel post su facebook -. È FALSO che i pesci siano morti. Ho verificato personalmente e sono vivi, sono carpe regine, sono qualche decina di migliaia tutte assembrate nell’ultimo tratto del rio. Probabilmente perché c’è l’acqua ferma e più calda di quella del Po oppure perché si muovono in interazione con alcuni tipi di alga. Questo determina una sovrappopolazione localizzata ed una conseguente carenza di ossigeno, che alla lunga potrebbe creare qualche problema alla fauna stessa. Per questo motivo abbiamo già allertato Arpa che per sicurezza sta facendo campionamenti dell’acqua, Città Metropolitana che sta raccogliendo informazioni per verificare se è come intervenire. Per ora voglio ringraziare i pescatori che oggi erano lì preoccupati di cercare di salvare questa popolazione di carpe. Tutti concordano che erano decenni che non si vedeva una popolazione così numerosa di carpe in riva al Po”.
Dunque, chi ha ragione? L'Arpa o il Comune?
Non è la prima volta che nei corsi d'acqua della città si verificano sospette morti di pesci.
Era il mese di marzo del 2020 quando una morìa di pesci si verificò nella roggia Campagna o Gora di Chivasso: decine di carpe morte, anche di dimensioni superiori ai venti centimetri, vennero rinvenute nel tratto a valle della discarica di Regione Pozzo, a ridosso della via del Mulino Borghetto e nei pressi del ponte sulla provinciale 26 per Caluso.
Nei giorni scorsi ha tenuto banco il caso delle condizioni in cui versa la roggia San Marco.
Alcuni giorni fa, sono pervenute in redazione delle segnalazioni e delle immagini preoccupanti proprio sul corso d'acqua che attraversa la città.
Le foto, in particolare, ritraggono il tratto cittadino che sale in superficie e passa in via Berruti.
La rete irrigua sopra menzionata è quindi in parte tombata e in parte a cielo aperto; sulla parte interrata non ci si può esprimere ma quella visibile ai cittadini e alle cittadine presenta evidenti problemi di inquinamento.
L’acqua, in molti punti, sembrerebbe essere ricoperta di un liquido scuro ed oleoso da cui emergono bolle che tendono a scoppiare ed aprirsi lasciando fuoriuscire una sorta di sostanza gassosa, che in alcuni momenti della giornata, risulta essere addirittura maleodorante; senza contare che, quell’acqua ‘inquinata’ andrà poi a defluire nel fiume Po.
Acque melmose, oleose e maleodoranti non sembrerebbero essere l’indicatore ideale di una corretta gestione delle acque.
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