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TORRAZZA. La Procura di Ivrea ha aperto un fascicolo sul Coronavirus in Amazon

Il caso sospetto e poi accertato di un dipendente risultato positivo al Coronavirus nel centro di distribuzione Amazon di Torrazza Piemonte non è passato inosservato e sono due gli esposti presentati in Procura a Ivrea, uno è firmato da Filt e da Nidil Cgil, il secondo è di un gruppo di lavoratori. Tutti lamentano il rispetto delle condizioni di salute e sicurezza nell'ambiente di lavoro. Ad occuparsene sarà il Pm Alessandro Gallo e, al momento, il fascicolo è a carico di ignoti. Nei giorni scorsi, dopo la segnalazione di questo giornale, le dichiarazioni del Governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio e una protesta di alcuni addetti alle pulizie davanti ai cancelli, sul posto si
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erano precipitati i Nas e i tecnici del servizio di sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Asl To4, ma su che cosa sia emerso ancora non se n'è saputo nulla. I lavoratori (circa 1800) chiedono più sicurezza. Chiedono guanti e mascherine. Chiedono distanze gli uni dagli altri. Chiedono che venga misurata la temperatura del corpo in entrata e in uscita. Chiedono che l'azienda limiti l'afflusso del personale all'interno del Polo, soprattutto degli addetti all'analisi dei file e dei responsabili dell'inventario. Chiedono che si monitorino gli assembramenti nella mensa, negli spogliatoi e ad ogni cambio turno. Chiedono cioè, umilmente, che si mettano in pratica i decreti del Governo.  Anche se le consegne continuano come se non ci fosse un domani, ma con notevoli ritardi, per il momento, a Torrazza, non è stato proclamato nessuno stato di agitazione, così come è invece avvenuto nel sito produttivo di Castel San Giovanni (Piacenza).  In verità si lavora a ranghi ridotti e l’altro giorno a Torrazza si contava solo il 50% della forza lavoro. Molti lavoratori hanno deciso di restare a casa: c’è chi è in autotutela e chi ha attivato lo smart working. A casa rimaranno per 14 giorni anche i lavoratori che sono stati a stretto contatto con il dipendente positivo al Covid-19. Che dire? Ecco si può dire che se questo è l’impegno per la sicurezza sul posto di lavoro tanto sventolato da Jeff Bezos, siamo alla frutta. E poco importa se tra i divieti comparsi qua e là tra i reparti si legge che si sono ridotti i posti in mensa, si sono vietate le consumazioni al banco del bar e sono state sospese le attività ricreative. In una nota Amazon informa che le santificazioni erano già state attivate da gennaio, ovvero molto prima che il virus si diffondesse ma a parte il disinfettante e le salviette per le mani forniti alle varie postazioni non si ha notizia di alcunché di altro. Una bugia, a detta di molti e sono tutti lavoratori. “Hanno bardato un solo posto di lavoro, ma noi lavoriamo a pochi centimetri gli uni dagli altri… Il malato potrebbe essere venuto in contatto con chiunque e non solo con i colleghi di reparto…”.  S’aggiunge che anche negli uffici alcune postazioni sarebbero diventate out off limit, ma di quest’altro pericolo per la salute nessuno ha comunicato alcunché e gira voce che i casi da Coronavirus siano più di uno… L’unica sacrosanta verità è che Amazon ha lasciato la facoltà, a chi lavora nel reparto “incriminato”, di prendere ferie o permessi e di mettersi in mutua…

Continua il silenzio e la situazione non cambia

Insomma, da sabato scorso (dalla visita dei Nas) la situazione non è cambiata di un millimetro. "Surreale, incredibile, angosciante ...", scrivevamo.  E’ il silenzio da “Coronavirus”. Zitti tutti e “lavoro, lavoro, lavoro” per spedire, spedire, spedire e fare utili, utili, utili. Eppure capita tutto questo a due passi dall’autostrada Torino Milano e ai danni di  lavoratori residenti in tutta la provincia di Torino, cui si aggiungono una sfilza lunga come la quaresima di padroncini, fornitori, rivenditori, mezzi che vanno e che vengono. La prima denuncia è  di alcuni lavoratori di una ditta esterna addetta alle pulizie “ordinarie” che “di lavorare” senza sapere alcunché proprio non ne hanno voluto sapere e il giorno precedente (cioè venerdì) avevano incrociato le braccia e chiesto spiegazioni, perché quelle ricevute non erano state e ancora non sono, a ben vedere, sufficienti.  
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