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Cronaca
27 Dicembre 2025 - 11:46
Ladro in azione a Torino Sud: i custodi lo legano con delle fascette alle caviglie (immagine di repertorio)
Le urla hanno interrotto il silenzio della notte di Santo Stefano in via Genova 4, a Torino. Intorno alle 3 del mattino, le pattuglie della polizia sono arrivate sul posto, si sono trovate davanti a una scena insolita: un uomo di circa quarant’anni era a terra, con caviglie e ginocchia bloccate da fascette di plastica, immobilizzato dai due custodi di un magazzino di frutta e verdura già finito nel mirino dei ladri nei giorni precedenti.
Da lì, nel giro di poche ore, la sequenza è stata rapida: arresto, udienza di convalida e infine scarcerazione con misura cautelare. Una vicenda che riporta al centro il tema del confine sottile tra difesa del lavoro, reazione privata e garanzie processuali.
Secondo quanto ricostruito dagli agenti, il presunto ladro sarebbe stato bloccato dai due custodi e poi consegnato alle forze dell’ordine, intervenute dopo la chiamata al 112 di una residente, allarmata dalle grida provenienti dalla strada. La polizia ha proceduto all’arresto sul posto, raccogliendo le prime testimonianze e ricostruendo l’accaduto.
Durante l’udienza di convalida del 27 dicembre, l’uomo ha fornito la propria versione dei fatti. Davanti alla giudice ha ammesso di essersi avvicinato al magazzino con l’intenzione di prendere frutta da un cassone e di aver notato anche un monopattino. Ha sostenuto di non aver fatto in tempo a impossessarsene perché sarebbe stato subito atterrato e immobilizzato dai custodi, lamentando forti dolori al costato. Dopo l’arresto è stato accompagnato all’ospedale San Giovanni Bosco, dove però ha rifiutato le medicazioni.
Dagli atti emerge che l’uomo non è nuovo alle aule giudiziarie: a luglio era già stato arrestato tre volte per rapina, furto e tentato furto. Un elemento che ha pesato nella valutazione complessiva del caso, insieme alla situazione di allarme che da giorni interessava il magazzino.
La giudice ha convalidato l’arresto, ma ha disposto la scarcerazione, applicando l’obbligo di dimora a Mondovì, città di nascita dell’uomo e luogo in cui risiederebbe con i genitori. È previsto inoltre il divieto di allontanamento notturno dall’abitazione. Il processo si celebrerà a febbraio con rito abbreviato; la difesa è affidata agli avvocati Andrea Scaglia e Pietro Maria Piccaluga.
Resta aperto il nodo più delicato: il limite tra legittima tutela del patrimonio e iniziative di fatto da parte dei privati. L’uso delle fascette per immobilizzare il sospetto, maturato in un contesto segnato da furti ripetuti, pone interrogativi sul ricorso a modalità che possono risultare potenzialmente lesive. Sarà il processo a chiarire responsabilità e condotte, in un equilibrio complesso tra la richiesta di sicurezza di chi lavora e il rispetto delle garanzie e dell’incolumità di chi viene fermato, fino all’ultimo grado di giudizio.

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