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Cronaca

Askatasuna, la stretta dopo gli scontri: trenta manifestanti identificati e l’inchiesta di Torino si allarga

Dalla denuncia di tre fermati ai nuovi nomi al vaglio della Digos, verso un possibile maxi-fascicolo sugli incidenti del 20 dicembre

Scontri Askatasuna

Scontri Askatasuna

Si allarga il fronte giudiziario sugli scontri del 20 dicembre a Torino legati alla manifestazione contro lo sgombero del centro sociale Askatasuna. A due giorni di distanza dalle prime denunce, la Digos ha identificato più di trenta persone ritenute coinvolte, a vario titolo, negli incidenti avvenuti durante il corteo nel capoluogo piemontese. Le loro condotte sono ora al vaglio degli investigatori e saranno segnalate alla procura di Torino, che dovrà valutare le singole posizioni.

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Il nuovo sviluppo si innesta su quanto emerso subito dopo la manifestazione. Nei giorni scorsi erano stati denunciati tre manifestanti, fermati al termine di un blitz a sorpresa della polizia avvenuto poche ore dopo la chiusura del corteo. I tre erano stati bloccati mentre si trovavano a bordo del furgone che aveva accompagnato i manifestanti e che veniva utilizzato come punto di appoggio per musica e comizi. Dopo il trasferimento in commissariato, erano stati rilasciati in nottata, ma con il sequestro dei telefoni cellulari e di altro materiale, passaggio ritenuto necessario per formalizzare alcune ipotesi di reato.

Le contestazioni mosse in quella fase riguardavano la resistenza a pubblico ufficiale e la violazione dell’articolo 18 del Tulps, dal momento che la manifestazione non era stata preannunciata. Già allora, però, gli stessi inquirenti avevano chiarito che non era possibile affermare con certezza che i tre denunciati fossero gli autori materiali di vandalismi o violenze.

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Ora l’attenzione si concentra sull’attività della Digos, impegnata nell’analisi di foto e filmati per ricostruire nel dettaglio quanto accaduto in strada e individuare i protagonisti dei tafferugli. Un lavoro che potrebbe confluire in un fascicolo ben più ampio. In procura, infatti, starebbe prendendo forma un maxi-procedimento che raccoglie una serie di episodi avvenuti in città tra settembre e novembre, nell’ambito della mobilitazione Pro Pal. L’inchiesta parte dai cortei di solidarietà alla Flotilla e arriva fino al raid antagonista nella redazione del quotidiano La Stampa. Secondo indiscrezioni, il numero complessivo degli indagati potrebbe aggirarsi intorno a una trentina di persone, a cui si aggiungerebbe una manciata di minorenni. Alcuni sono già stati raggiunti nelle scorse settimane da misure restrittive, mentre ad altri sei, tra cui due giovani egiziani, sono stati notificati avvisi di garanzia proprio il giorno dello sgombero di Askatasuna.

Parallelamente al fronte giudiziario, resta altissima la tensione politica. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha ribadito la posizione del governo, sostenendo che «l’occupazione abusiva durava da 30 anni» e aggiungendo di «non capire per quale motivo doveva esserci cautela». Dichiarazioni che hanno trovato la replica del sindaco di Torino Stefano Lo Russo, intervenuto in consiglio comunale dopo il fallimento del progetto di legalizzazione della struttura.

«La nostra era una linea di dialogo. Ci abbiamo creduto, ci abbiamo lavorato con serietà, abbiamo messo in campo ogni strumento possibile di mediazione e, adesso, non abbiamo rimpianti», ha dichiarato il primo cittadino, passando poi all’attacco dell’esecutivo. «Non accettiamo lezioni da chi utilizza il tema dell’ordine pubblico come strumento di distrazione politica e di propaganda», ha affermato Lo Russo, aggiungendo che «il governo è in evidente difficoltà su molti fronti e, forse, alcuni argomenti diventano funzionali anche a prefigurare dinamiche, peraltro già viste nella storia del nostro Paese, per conseguire vantaggi politici e magari giustificare l’arrivo di un nuovo ordine». E ha concluso con un’ulteriore stoccata: «Le dichiarazioni incendiarie di alcuni ministri vanno in questa direzione».

Mentre le indagini proseguono e il numero delle persone coinvolte cresce, Askatasuna resta così al centro di una partita sempre più complessa, che intreccia tribunali e palazzi della politica, con Torino trasformata in uno dei principali terreni di scontro nazionali sul tema dell’ordine pubblico e della gestione dei centri sociali.

 "Il centro sociale Askatasuna ha avuto un ruolo, anche a livello nazionale, molto incisivo con comportamenti violenti anche nel movimento No Tav, quindi lo sgombero è stato un momento importantissimo. Arriva un momento in cui lo Stato deve dare una risposta definitiva a quei violenti che negli anni si sono resi responsabili di condotte antigiuridiche". Ha aggiunto infine in un'intervista al quotidiano 'La Provincia' Carlo Ambra, attuale questore di Cremona ed ex capo della Digos di Torino

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